Formazione
Sostenibili sì, ma realisti
Il turismo responsabile del futuro deve essere meno ideologizzato e più mediatico, capace di conciliare etica e marketing.
Un maso altoatesino invece di una capanna masai. E Parigi piuttosto di Bangkok. «La meta turistica ideale è sempre un punto medio tra la diversità e la quotidianità». E se ciò è vero in generale, spiega Claudio Visentin, docente di Storia del turismo all?università della Svizzera italiana, lo è ancora di più per la meta delle cosiddette vacanze responsabili: «Nella loro versione più estrema, e ideologica, non sfonderanno mai. La vera sfida oggi è portare la sostenibilità nel turismo di massa».
Studium: E l?Africa, il Sudamerica, i Paesi in via di sviluppo? Niente più mete alternative e sfidanti?
Claudio Visentin: Non sto suggerendo di abbassare il livello del turismo responsabile, né di volgarizzarlo. Ai giovani che studiano questa materia consiglio, però, di essere realisti. Di tener conto della tensione che c?è tra l?immaginario e la realtà dei viaggi: sogniamo la Birmania e altre mete lontane, però poi in vacanza andiamo in Spagna. Perché la Spagna è il punto medio tra la diversità e la quotidianità, tra l?esotismo e i servizi fondamentali a cui pochi sanno rinunciare.
Studium: Che tipo di turismo responsabile ha in mente?
Visentin: Meno ideologico e più mediatico. Capita di vedere enti non profit capaci di promuovere tour in Costa Rica o in altri paesi sudamericani, risolvendo problemi politici e organizzativi rilevanti, e però poi promuoverli con matite e pennarelli. Il marketing e il management sono strumenti neutri, che è sciocco snobbare per ragioni ideologiche. Lo stesso vale per l?aspetto multimediale del turismo, che in Italia oggi è ancora molto trascurato.
Sulla capacità di usare media e new media, i nostri corsi universitari e master non insistono abbastanza. Dovremmo prendere esempio dalla scuola inglese.
Studium: Cosa può insegnarci?
Visentin: La capacità di valorizzare al meglio le proprie risorse turistiche, che a livello di monumenti, e di paesaggi, in Inghilterra non sono certo quelle della Spagna e dell?Italia. Paradossalmente, anche se la maggior parte dei resti della civiltà romana si trova in Italia, il paese che ha saputo valorizzarli al meglio dal punto di vista turistico è la Gran Bretagna: a Chester, dove è stata fatta la ricostruzione di una città romana, o lungo il vallo di Adriano.
Studium: E in Italia? Che prospettive di lavoro offrono lauree e master in turismo, che porte ed orizzonti aprono?
Visentin: I primi lavori a cui si pensa sono spesso agenzie di viaggio o tour operator che hanno la tendenza ad espandersi secondo una logica di franchising. Ma sono esperienze che consiglio di evitare: serve poco avere un master se poi c?è una quota da versare per poter mettere in pratica le proprie competenze. Gli sbocchi lavorativi più interessanti sono quelli nel settore del turismo particolare: per anziani, bambini e piccole località poco note. C?è un fiorire di festival e di eventi culturali che dimostra quanto il turismo sia cambiato.
Studium: In che modo?
Visentin: Quello che normalmente definiamo turismo, è stata solo una fase del turismo, diciamo dagli anni 60 a metà degli anni 90. In questo arco di tempo, turismo era partire, d?estate, per almeno un paio di settimane, a svagarsi. Oggi si parte più spesso, e per periodi più brevi, in cerca di esperienze che arricchiscano e diano soddisfazioni. Il turismo sconfina nella cultura, e proprio da questa vicinanza possono nascere sbocchi lavorativi interessanti. Basti pensare ai festival organizzati dalle amministrazioni pubbliche, che creano spazio per una gestione in rete anche con piccole imprese turistiche e che danno servizi in outsourcing. In quest?ottica, credo che l?università italiana debba preparare ad essere creativi, e pratici: la teoria, se poi non si sa maneggiare una telecamera, non basta.
Studium: Da tre anni a questa parte, assistiamo a una crescita esponenziale di master in turismo responsabile. Come scegliere quello giusto?
Visentin: Credo che in questo settore l?offerta abbia superato la domanda, ma gli indicatori in base a cui scegliere un master di qualità non mancano. Privilegiate quelli offerti dalle grandi istituzioni universitarie con una esperienza consolidata, e corsi di laurea già attivi su questo tema. E poi insistete sui numeri: fatevi dire quante domande di iscrizione ci sono e diffidate se non sono almeno tre per ogni posto disponibile. E poi chiedete che lavoro fanno gli ex alunni.
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