Non profit
Sostenere le scuole laboratori di convivenza
Il convegno organizzato da Mcl e Patriarcato di Gerusalemme ad Amman
di Redazione
È un compito svolto in particolare
da quelle fondate
dai cristiani e aperte a tutti. «È così
che tutti imparano
a conoscersi
e a rispettarsi»,
ha spiegato
Carlo CostalliEducazione, diritti dell’uomo, dialogo interreligioso. Il Patriarcato latino di Gerusalemme, Mcl e Fondazione Europa Popolare lavorano insieme da anni per rilanciare il dialogo israelo-palestinese come pure quello tra cristiani, musulmani ed ebrei partendo da qui. Se ne è parlato diffusamente al workshop internazionale dedicato a «Quale forma di dialogo per costruire un futuro comune in Medio Oriente?», workshop che si è tenuto ad Amman il 25 e il 26 febbraio.
In apertura dei lavori, è stato monsignor Salim Sayegh, vescovo ausiliario di Gerusalemme, a porre con decisione la questione («Pace, verità e giustizia implicano il rispetto dei diritti umani») ma anche a notare che «nel dialogo interreligioso in troppi fanno solo autodialogo, senza parlare e scendere davvero con e nella società». I criteri di istruzione ed educazione vanno dunque rivisti perché bisogna, insieme, «credere e rispettare l’altro e la sua identità». La proposta è facile e difficile insieme: insegnare e incentivare studio e rispetto dei diritti umani.
Non a caso Mcl dall’Italia e Patriarcato latino da Amman puntano molto sulla Università privata di Madaba, in Giordania, la cui prima pietra è stata posta da papa Benedetto XVI il 9 maggio scorso e che sarà completata in cinque anni (70 milioni di euro il costo finale): un’università cattolica (la prima in Giordania) ma aperta a tutti, ebrei e musulmani, laici e credenti. Da un’altra università cattolica, ma italiana, quella del Sacro Cuore di Milano insieme ad Aseri – Alta scuola di Economia e relazioni internazionali sono arrivate le relazioni di Vittorio E. Parsi («I tanti Medio Oriente presenti») e di Riccardo Redaelli («La geopolitica delle scuse») mentre Massimo Borghesi dell’Università di Perugia ha interloquito con monsignor Fouad Twal su «Attualità e prospettive del dialogo interreligioso», tema che ha visto gli interventi anche di qualificati ospiti giordani, come il ministro della Cultura, Sabri Rbeihat. Non sono mancate nemmeno le polemiche, a vivacizzare il dibattito, come il duro attacco che un noto intellettuale libanese, Chibli Mallat, ha portato a tutti i regimi mediorientali, compreso quello giordano, rei di ignorare democrazia e diritti.
Per il presidente di Mcl, Carlo Costalli, che ha presieduto e tirato le fila del seminario assumendo – per conto di Mcl – molti impegni, anche finanziari. «Il dialogo può assumere diverse forme, ma la prima rimane il sostegno concreto attraverso opere di cooperazione e di solidarietà che testimonino il rispetto e la fiducia nell’altro. Da questo punto di vista», ha spiegato Costalli, «è importantissimo il lavoro delle Chiese, delle ong, delle università, della cultura. L’educazione è uno strumento fondamentale e le scuole fondate dai cristiani svolgono un compito fondamentale: laboratori di convivenza dove cristiani e musulmani imparano a conoscersi e a rispettarsi».
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