Formazione

Sospesi, promossi e bocciati: «Discutere è inutile, occorre arrivare prima»

Promozioni, bocciature, voti in condotta: sono temi al centro del dibattito. Per Simone Feder, psicologo della Casa del Giovane di Pavia, le discussioni di questi giorni non centrano il problema che è quello di costruire progetti con i ragazzi. Anche i genitori sono insieme parte del problema e della soluzione. «Serve un’alleanza con la società civile per progettare interventi che funzionano» commenta Feder

di Antonietta Nembri

Sui giornali e non solo in questi giorni è tutto un rincorrersi di titoli e discussioni sulla bocciatura e conseguente volontà di ricorrere al Tar da parte dei genitori del ragazzo che ha accoltellato la professoressa in classe, nel milanese. E non mancano i paragoni con la promozione decisa dal collegio docenti di Rovigo, per gli studenti che hanno “impallinato” la prof, promossi con il 9 in condotta. Ma la scuola è questo? È tutto solo un problema di voti in condotta? Abbiamo sentito Simone Feder, psicologo della Casa del Giovane di Pavia, che in questi mesi ha messo in piedi un vero e proprio progetto con i ragazzi che hanno avuto problemi disciplinari a scuola. «Le discussioni di questi giorni sono discorsi stanchi. La vera questione è arrivare prima», premette Feder.


«Noi stiamo gestendo tanti ragazzi che hanno avuto una sospensione, ma anche i genitori che giustificano sempre. Dicono “ma sono cazzate… chi non le ha fatte?”, non pensando che a volte – dico io – quelle “cazzate” sono reati. Occorre far balenare un po’ di senso critico e soprattutto iniziare a ragionare in termini di “comunità educante”, altrimenti sospensioni e punizioni non funzionano. Anzi, se non vai a recuperare i ragazzi sospesi rischi di incattivirli ancora di più», continua lo psicologo che spiega il metodo che si sta adottando grazie a un progetto con le scuole del pavese. E che parte con lo spiegare ai genitori che occorre guardarsi in faccia e «creare un’alleanza tra noi, i ragazzi e la scuola. Con le scuole degli studenti che sono venuti da noi abbiamo messo in piedi un progetto e l’attività è stata quella di lavorare sulla verbalizzazione del loro mondo interiore. Si fa un percorso e poi insieme si analizzano le risposte e si favorisce l’autoconsapevolezza e il rispetto dell’altro».

E i risultati ci sono, assicura Feder: «Gli stessi ragazzi tengono un contatto con noi e coinvolgono i compagni, diventano essi stessi una risorsa positiva». E non è un caso che si stia costruendo un progetto a livello provinciale e si stiano strutturando dei modelli di intervento. «Quando vengono da noi coinvolgiamo genitori e ragazzi insieme e la prima domanda è sempre “perché siete qui?” e poi si impostano regole e incontri, si dà il via a un percorso pomeridiano al termine del quale facciamo insieme una restituzione del lavoro svolto ai genitori e al corpo docente».

Studenti che da problema diventano una risorsa e che secondo Feder potrebbero anche sopperire alle lacune degli sportelli psicologici nelle scuole, che «così come sono impostati non stanno funzionando molto. Personalmente sto cercando di progettare un intervento in base al quale siano gli stessi ragazzi a essere delle “sentinelle” rispetto ai compagni, formandoli. È una proposta che è arrivata da loro perché sanno meglio di altri riconoscere i gesti… in questo modo sono gli stessi studenti a essere valorizzati e resposabiizzati».

In apertura photo by Kenny Eliason on Unsplash

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