Formazione

Sos sovraffollamento dagli agenti

La testimonianza di un giovanissimo rinchiuso nel carcere minorile, che descrive lucidamente la sua vita di in un desolante quartiere di periferia.

di Ornella Favero

A voler spiegare alla gente chi sono davvero quelli che finiscono in carcere oggi, se si escludono le poche migliaia di persone davvero pericolose, basterebbe la testimonianza, tratta dalle pagine del giornale Garçon (Istituto penale minorile di Casal del Marmo), di un giovanissimo rinchiuso nel carcere minorile, che descrive lucidamente la sua vita di strada in un desolante quartiere di periferia: «Sono Luigi e sono di un quartiere molto popolato ed aggressivo, guai a passarci di notte. Questo quartiere, per chi ci vive e per chi ha il coraggio di visitarlo, dà l?impressione di trovarsi in pieno deserto texano. Il mio regno era ed è la strada dove ho cominciato a fare amicizia prima con gli spinelli che mi offrivano gli amici spacciatori, poi ho iniziato la ?carriera? di rapinatore a danno della gente dei quartieri ricchi (avevo 15 anni). Soffro per come mi sono comportato fino ad oggi perché penso di non avere fatto altro che danneggiare la mia vita e quella degli altri. Mi amo quando la vita mi ama e mi stimo una persona perbene (e chi ce crede?), ma a volte mi comporto talmente male che arrivo persino a perdere la stima di me stesso». QUI PESAROLe carceri oggi sono come polveriere. Ne sono consapevoli anche gli agenti, tanto che di fronte a fatti pesanti come le aggressioni subite nel carcere di Pesaro ad opera di detenuti, dichiarano, per bocca di Aldo Di Giacomo, segretario regionale del Sappe – Sindacato autonomo di polizia penitenziaria: «Purtroppo è la conferma di una situazione di grave disagio che stiamo denunciando da tempo. I problemi sono essenzialmente due: il sovraffollamento e la carenza di personale. Pesaro ospita oggi 250 detenuti, un centinaio in più del previsto». Anche gli agenti, quindi, preferiscono non fare nessun tipo di vittimismo ma puntare il dito sulle cause vere di quel malessere che a volte può sfociare anche in episodi di violenza.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA