Mondo

Sos dalla Costa d’Avorio. Gregoire solo e senza più riso

E' una leggenda della solidarietà. Con i suoi centri San camillo assiste centinaia di malati mentali. Ecco il suo disperato diario in mezzo alla guerra civile

di Benedetta Verrini

“Che ne sarà dei miei malati, che non si rendono nemmeno conto di avere una guerra intorno?”. Ogni giorno, Gregoire Ahongbonon parla al telefono con il suo amico di sempre, don Paolo Zuitton. Due voci nella notte, un contatto tra la Costa d?Avorio e l?Italia, un grido d?allarme sempre più disperato.
Gregoire Ahongbonon è ormai la leggenda della solidarietà, nel suo Paese. Da quasi vent?anni, con la sua associazione San Camillo si occupa dell?accoglienza e del sostegno ai poveri, in particolare ai malati di mente. «Dopo il colpo di Stato del 19 settembre, però, il Paese è rimasto spaccato in due», spiega Zuitton, che oggi è in Italia dopo una lunga permanenza a fianco di Gregoire. «La parte nord è in mano ai ribelli, quella sud è controllata dalle truppe regolari. Bouaké, la città dove si trova il maggior numero dei centri della San Camillo con circa 800 malati, è la zona di frontiera». Nella città, da cui sono fuggiti in oltre 200mila, è rimasto Gregoire con una trentina di medici e volontari e con i suoi malati.
Sfidando il coprifuoco e a rischio della propria vita, Gregoire nei primi giorni passava oltre i posti di blocco per recuperare medicinali e viveri. Ma anche qui però le scorte a poco a poco sono finite. E il suo racconto si è fatto di giorno in giorno più drammatico. Ecco il suo diario ?dal fronte?, raccolto dall?amico italiano.

24 settembre
Oggi c?è stata un?offensiva dei militari governativi per riprendere la città. La popolazione vive barricata in casa sotto il tiro dei mortai. Ho dovuto fare la spola tra i vari centri dell?associazione per procurare il cibo necessario.

30 settembre
I ribelli sono solo in parte ivoriani. Molti sono mercenari liberiani e della Sierra Leone, alcuni anche del Burkina Faso. Questo rende la situazione ancora più esplosiva: c?è molta ostilità con il vicino Burkina e sta crescendo un odio etnico e religioso tra il Nord, che è musulmano, e il Sud del Paese, che è cristiano-animista. Oggi a Bouaké hanno liberato gli oltre tremila prigionieri delle carceri. Ne sono arrivati qui, alla San Camillo, quasi un migliaio. Io non nego aiuto a nessuno. Una trentina di loro ha tentato di ritornare a casa, passando il confine. Ho saputo che erano stati uccisi dalle truppe governative, perché non avevano documenti.

5 ottobre
Riesco ancora a trovare un po? di riso, anche se ne distribuiamo alla popolazione quasi 6 quintali al giorno. Sono completamente finiti gli psicofarmaci. I nostri malati sentono la tensione nell?aria, sono nervosi e fragili. Ieri ho saputo che i ribelli mi cercavano per ammazzarmi: vedendomi andare sempre in giro si erano convinti che fossi una spia dei governativi. Sono andato al loro quartier generale, e con questo gesto li ho un po? spiazzati. Gli ho spiegato chi sono e perché resto qui. Mi hanno promesso che mi lasceranno circolare.

16 ottobre
Mi sono spinto fino alle missioni vicine a Bouaké, che sono rimaste sotto il controllo governativo, perché lì giungono gli aiuti dalle organizzazioni umanitarie e riesco a recuperare qualche scorta di cibo. Mi preoccupa molto di più il problema degli psicofarmaci e degli altri medicinali. Ieri ci hanno portato un ragazzo agonizzante, trasportandolo su una carriola. Non abbiamo potuto fare niente per lui: non c?erano farmaci.

25 ottobre
Ringrazio tutti gli amici d?Europa per quel grosso quantitativo di riso: da Abidjan è arrivato senza problemi a Bouaké.

2 novembre
Giornata difficilissima. Abbiamo sfamato quasi 7mila persone, ma arrivano sempre più numerose ai nostri cancelli per chiedere da mangiare. Una donna incinta è stata schiacciata dalla folla, mentre tentava di farsi avanti.

6 novembre
A volte temo che il mondo ci abbia dimenticati. Le scorte di riso della San Camillo sono finite. Mancano sempre i farmaci. Ho deciso di andare ad Abidjan per cercare aiuti e seguire personalmente i camion, in modo che non vengano deviati. Non ho paura per me, sono nelle mani di Dio.

L?associazione Jobel che dall?Italia aiuta Gregoire, raccoglie fondi.
Informazioni su www.gregoire.it

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