Sostenibilità
Soru frana sulla salvacoste
Bocciato il piano urbanistico, il Governatore si dimette. Il WWF: «Ora la Sardegna vive un rischio enorme»
Ci sta provando anche Walter Veltroni, a convincere Renato Soru a tornare sui suoi passi. Il segretario del Pd ha infatti telefonato stamane al presidente della giunta regionale della Sardegna dimessosi nella notte per esprimergli solidarietà. Dal canto suo il presidente fa sapere che se la maggioranza si ricompattasse «per poter far approvare due provvedimenti importanti per l’Isola come la legge Urbanistica e la legge Finanziaria» potrebbe ritirare le dimissioni.
La rottura, nella notte, arriva proprio sul delicatissimo piano urbanistico dell’isola. Un piano che portava avanti la filosofia della cosiddetta “legge salvacoste”, varata a inizio di legislatura da Soru e che prevede l’inedificabilità assoluta a 300 metri dalla costa. Ieri sera in consiglio 20 esponenti del Centrosinistra hanno votato contro su uno dei punti più caldi della riforma urbanistica: il Piano delle zone interne. E Soru ha sbattuto la porta: «Il Piano paesaggistico regionale è stato parte fondamentale di questa legislatura. Disconoscerlo, in qualunque modo, è un fatto grave, che dovrà essere preso nella giusta considerazione da parte di tutti noi», ha detto Soru.
«Era importante riflettere in maniera serena e pacata sul modo migliore di proseguire i lavori oggi e in questa legislatura: è evidente», ha detto nel suo intervento, «che si è mostrato un dissenso forte, in parte sul merito, sul governo del territorio, ma ancora di più mi sembra che ci sia stata una mancanza della fiducia necessaria tra un presidente della Regione e la sua maggioranza. Ho riflettuto, so di essere stato eletto direttamente, con la fiducia dei cittadini, ma non si può governare senza la fiducia della maggioranza in Consiglio regionale. Ancora di più», ha continuato, «perché subito dopo avremmo dovuto discutere la legge finanziaria che non si può affrontare nel clima, appunto, di una fiducia interrotta oggi».
Lo scontro è tutto politico: assieme al presidente, nel voto, si sono schierati una parte del Pd e Rifondazione comunista. Contro hanno invece votato i dissidenti del Pd, oltra a Sinistra democratica e Ps, vale a dire la parte del Centrosinistra che chiede le primarie di coalizione proprio per contrastare la conferma di Soru.
Ma in gioco c’è una filosofia di gestione del territorio che aveva incontrato il plauso delle associazioni ambientaliste. E che l’opposizione di centrodestra aveva tentato di affondare con un referendum a ottobre, che chiedeve l’abrogazione proprio della legge salvacoste. Referendum naufragato sulla scarsa partecipazione: 20,8%.
«L’uscita del Presidente Soru rappresenta un rischio enorme per la Sardegna», commenta il WWF Italia in una nota. «Molti, troppi, già parlano di sostanziali modifiche dei piani paesaggistici approvati e, conseguentemente, alla ripresa dell’attività edilizia sulla fascia costiera (e non solo) dell’isola. Un rischio questo che si deve cercare di sventare in tutti i modi. Il Presidente Soru, la sua maggioranza, non devono perdere di vista la concretezza del problema che è quello di impedire in Sardegna nuovi interventi speculativi; devono quindi evitare che, seppur sulla base di posizioni comprensibili, si creino situazioni che diano prospettive a trasformazioni incompatibili con un’idea di sviluppo rispettosa della bellezza e dell’indiscusso valore naturalistico che la Sardegna rappresenta. Ogni scelta che non vada in questa direzione apre scenari foschi per l’isola e ridà vigore ad interessi che il Presidente Soru per primo ha cercato di arginare».
Per l’associazione ambientalista Renato Soru rappresenta «uno dei pochissimi esempi di politici che sono stati capaci di rallentare significativamente il devastante processo di devastazione ambientale e paesaggistica dovuto all’espansione urbana in aree di pregio quali sono le coste».
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