Mondo

Sorpresa: Obama piace più ai ricchi che ai poveri

Il presidente vuol far pagare più tasse ai benestanti. Ma molti di loro lo hanno votato.

di Gabriella Meroni

Gli scontri senza quartiere in atto circa la riforma fiscale del presidente Obama hanno oscurato un dato straordinario: che gli americani ricchi, messi nel mirino dalla politica del presidente, rappresentano una quota crescente degli elettori del suo partito. Lo nota il New York Times in un interessante articolo.

Certo non si direbbe dagli attacchi che i repubblicani stanno muovendo al nuovo bilancio di Obama, che ribadisce le sue richieste di aumento delle imposte sui contribuenti individuali che guadagnano più di 200.000 dollari l’anno e sulle famiglie che ne guadagnano più di 250.000. E gli stereotipi vogliono che il presidente voglia colpire così il nocciolo duro degli elettori repubblicani. Ma la questione potrebbe essere diversa. Stando ai fatti, i ricchi rappresentano una parte crescente del Partito Democratico da almeno vent’anni. Già Jimmy Carter sconfisse nel 1976 il repubblicano Gerald Ford portando a casa il 62 per cento dei voti degli elettori di più alto reddito (quelli che guadagnavano più di 20mila dollari, l’equivalente di circa 80 mila dollari oggi).

Nel 2000, il vicepresidente Al Gore, candidato democratico alla presidenza, ebbe il 54 per centodei voti dello scaglione di elettori a più alto reddito (sopra i 100.000 dollari). E quattro anni fa Obama sconfisse John McCain 52 contro 46% tra gli elettori che guadagnano più di 200.000 dollari. Charles Murray, nel suo nuovo libro “Coming Apart” che esamina il crescente gap di reddito negli Stati Uniti, ha identificato i “Super CAP” ovvero i luoghi di residenza (contrassegnati dai codici di avviamento postale) in cui abitano i più ricchi d’America. Ebbene, Obama ha battuto McCain in 8 Super CAP su 10. E nelle zone definite Monied Burbs (quartieri danarosi, ndt) dal centro studi Patchwork Nation Obama ha ricevuto il 55% dei voti (contro, per esempio, il 49% ottenuto a suo tempo da Bill Clinton).

Insomma il fatto che Obama appoggi esplicitamente l’idea di Warren Buffet e abbia proposto di portare la tassazione dei milionari al 30% potrebbe essere una buona idea, ma comportare anche alcuni rischi, secondo il NYT. Un primo segnale arriva dal calo delle donazioni dei dirigenti di Wall Street, che si sentono particolarmente sotto accusa. Dopo aver surclassato quattro anni fa McCain anche nella raccolta fondi tra i manager di banche, fondi di investimento e Borsa, ultimamente il presidente ha visto l’ex dirigente di Bain Capital Mitt Romney accumulare molto più denaro di lui tra questo tipo di donatori, secondo il Center for Responsive Politics. Non solo. Stando all’ultimo sondaggio New York Times-CBS,  Obama è sostenuto dal 43% dei cittadini con reddito superiore al 100mila dollari contro il 47% che invece sostiene Romney.

Tuttavia c’è anche chi dice che i benestanti democratici non cambieranno bandiera a causa della riforma fiscale. <<Molti di loro ritengono “accettabile” l’idea di Obama sull’innalzamento delle aliquote fiscali>>, dice Geoff Garin, un esperto di sondaggi per i candidati democratici. E a dire il vero, il numero di americani che pagherebbe più imposte se la riforma passasse oggi è davvero esiguo: i contribuenti con reddito individuale superiore a 200mila dollari sono il 6%, mentre le famiglie che guadagnano oltre 250mila dollari sono appena il 2,6%.


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