Economia

Sorpresa, la cooperativa batte il caro bolletta

L’esperienza. In Trentino-Alto Adige consorzio di soci, produttori, consumatori

di Christian Benna

Contro il caro bolletta arriva la scossa delle coop elettriche. Che in Trentino – Alto Adige si alleano in un consorzio di soci composto da produttori, consumatori e 300 imprese della federazione cooperativa Raiffeisen per governare direttamente i processi di distribuzione energetica. Le tariffe di base saranno le stesse, salatissime, nazionali. Sulle quali, stando alle stime di Nomisma Energia, si sta per abbattere l?ennesima stangata: +4% ad aprile, oltre 57 euro da sborsare in più per famiglia. Rincari che fanno il paio con i 340 euro addebitati ai contatori italiani negli ultimi tre anni.

Ma se i super prezzi del petrolio sono una zavorra per tutti – coop, spa e mega utilities incluse -, per i soci utenti delle coop trentine il risparmio gonfierà i portafogli a fine anno grazie ai ristorni dell?utile. Guadagni che potrebbero crescere. E di molto. Oggi il surplus produttivo delle 40 coop elettriche italiane, non utilizzato dai soci, deve essere ceduto al Gse, il gestore del sistema energetico. Comprato pure a buon prezzo, secondo il valore dei certificati verdi, perché l?energia generata dalle coop è al 100% rinnovabile, proveniente da sorgenti idroelettriche.

Un sistema che però impedisce la valorizzazione del territorio, delle risorse e dell?ambiente. «La costituzione del consorzio che prevede l?unificazione dei servizi», dice Costantino Giacomolli, responsabile delle coop elettriche aderenti a Federconsumo di Confcooperative, «permetterà la gestione diretta del surplus energetico, con l?obiettivo di sostenere lo sviluppo dell?economia locale. Perché dei 330 milioni di KWh prodotti, un terzo sparisce nel mare magnum della rete elettrica nazionale, con i suoi sprechi distributivi».

L?affare tuttavia resterà confinato all?arco alpino, intorno alle 32 coop elettriche presenti in Trentino – Alto Adige. «La cooperazione è un modello culturale», spiega Giacomolli, «portiamo energia nei piccoli comuni montani, trascurati dal risiko delle utilities. Ma un?ulteriore espansione è difficile. Ci sono progetti di crescita, soprattutto sul fotovoltaico, ma il territorio è coperto dalla rete nazionale. E per vendere energia altrove bisogna pagare il pedaggio. Inoltre la nostra idea di sviluppo è lontana dal gigantismo economico, e segue i principi del rispetto dell?ambiente: l?energia si consuma dove si produce».

Un modello, quello della cooperazione, che ha costruito il sistema elettrico italiano (negli anni 20 le coop erano più di 200 sul territorio nazionale), poi sostituito dalla gestione dello Stato, con la nazionalizzazione dell?energia e oggi dominato dalle ex municipalizzate, in corsa per creare una multiutiliy del Nord.

La luce cooperativa non è un pezzo da museo, relegato sui bricchi di qualche vetta montuosa. Negli Stati Uniti ben 37 milioni di cittadini delle zone rurali consumano energia prodotta dalle 864 cooperative presenti. Così in Argentina, dove 4 milioni di persone, pari al 16% dell?utenze domestiche, illuminano le proprie case grazie alle 800 coop elettriche locali. In Spagna, nel distretto urbano di Crevillente, il 97% dell?energia per le famiglie arriva dalla cooperazione, che consente un risparmio per socio di circa il 15%, pari a mille di euro. «Le potenzialità delle coop elettriche sono enormi, in un?ottica di decentralizzazione energetica», conclude Giacomolli. «Solo che le norme non consentono un grande sviluppo in Italia. Ed è un?occasione persa. Perché lo strumento cooperativo è legato ai fabbisogni delle persone e non alla speculazione».

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