Non profit
Sorpresa: in Dubai la crisi non c’è
Così i giornali arabi stanno silenziando il crack finanziario che sta contagiando i mercati mondiali
I media arabi hanno giocato la loro parte nel vendere all’opinione pubblica mondiale il mito della città dei sogni che si avverano. L’emiro di Dubai, lo sceicco Mohammed Bin Rashid Al Maktoum, (nell’immagine) ha persino messo insieme una squadra di professionisti del marketing, della comunicazione e delle pubbliche relazioni per rifilare il Dubai dream gli occidentali. Assodato come la comunicazione dei media arabi vanti delle colpe non indifferenti per aver promosso consapevolmente un falso mito, ora che il miraggio dei soldi facili e della neve nel deserto è sparito, come si sta redimendo il quarto potere arabo davanti alla vera realtà dei fatti?
I media che ruotano nell’orbita della sfera di influenza degli sceicchi, che per legge non possono pubblicare notizie, anche se vere, che sono potenzialmente nocive all’immagine, alla reputazione della famiglia reale e all’economia del paese, hanno affrontato con molta cautela il crack del conglomerato finanziario- immobiliare di Dubai World. “Il governo assicura il successo, parola dello sceicco Ahmed” titola il quotidiano Gulfnews. Sono più gli aggettivi e sostantivi utilizzati per descrivere chi è questo sceicco ( copy right anagrafici: Shaikh Ahmad Bin Saeed Al Maktoum, chairman di Dubai Civil Aviation Authority, Chairman e Chief Executive of Emirates Airline and Group and Chairman del Dubai Government’s Supreme Fiscal Committee) che i vocaboli utilizzati per inquadrare il futuro prossimo delle dinamiche finanziarie del paese: «Il governo», si legge nel pezzo, «è impegnato nella ristrutturazione di Dubai World e nel suo successo commerciale».
Per saperne di più sulle intenzioni economiche-finanziarie dell’establishment monarchico, bisogna leggere l’altro quotidiano di riferimento della zona: TheNational. Nell’articolo pubblicato in prima pagina intitolato “La ricostruzione di Dubai pianificata con attenzione” sono state pubblicate le solite frasi economiche corrette del tipo «Nessun mercato è immune dai rischi finanziari», «i nostri interventi saranno mirati», «Siamo al corrente dei rischi degli investitori (finalmente un po’ di empatia)» e «Dubai, rimane dopo tutto, una meta attrattiva per il business».
Negli Emirati funziona così. Tu giornale “Il gazzettino di Dubai“ pubblichi un articolo con i titoli onorifici passati da padre in figlio dello sceicco di turno, mentre tu, giornale “Il Gazzettino di Abu Dhabi” pubblichi quello che lo sceicco ha detto. Dopo tutto, fare il giornalista negli Emirati non è facile. Con un’agenzia stampa di Stato, la Wam (Emirates News Agancy) che invece di rendere di pubblico dominio le lettere di protesta dei banchieri e degli investitori, preferisce pubblicare 30 notizie del tipo: tutti i discendenti della famiglia reali ricevono gli auguri per l’Aid, la festa del sacrificio islamica, da parte del presidente egiziano Mubarak, dal re Saudita, da Tizio, Caio e Mohammed, gli addetti ai lavori fanno veramente quello che possono. Anche passarsi a vicenda le notizie stile copia e incolla. Non ha caso, il sito Arabian Business, non ha fatto altro che riportare le frasi economiche corrette pubblicate il giorno stesso dal cartaceo TheNational. Questo si che è sinergia: uno ti dà on line, quello che l’altro ha pubblicato sul cartaceo.
E visto che, per quanto riguarda le faccende domestiche bisogna stare attenti a mettere i puntini sulle i giuste, il sito economico tra i più consultati nel mondo arabo, business.maktoob.com (recentemente comprato da Yahoo), nella sua impeccabile cronaca relativa agli effetti del crack Dubai Wold sui listini dei mercati finanziari globali, piuttosto che elaborare una sana autocritica al sistema sovrano degli emiri ha preferito dare una steccata agli altri sottolineando come i mercati globali stavano riprendendosi dal collasso della bolla dei mutui che ha colpito il mercato immobiliare americano qualche mese fa.
Meglio ricordare i danni degli altri nel passato, piuttosto che ammettere le proprie colpe nel presente.
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