Salute

Sorpresa al Mi-sex

Prevenzione /La Lila alla fiera dell'eros. Diario di un operatore

di Redazione

di Andrea Sereni Pensare che manifestazioni come il Mi-Sex, che da ormai 12 anni si è tenuto a Milano, siano un fenomeno marginale, sarebbe un grave errore. Per chi, come noi della Lila – Lega italiana per la lotta contro l?Aids di Piacenza, si trova alla tre giorni dell?eros per informare sui rischi delle malattie sessualmente trasmissibili, la prima cosa che salta all?occhio è invece l?estrema varietà dei clienti. Tra le 15 e le 25mila persone frequentano il Mi-Sex: giovani e adulti, singoli o in gruppo, di diversa estrazione sociale, dall?aspetto più appariscente a quello più anonimo, coppie e una grande quantità di donne. A chi passeggia tra esibizioni di pornostar, sexy stand, vasche di polistirolo e avvenenti ragazze, la presenza di un banchetto come il nostro corre il rischio di fare due effetti opposti: passare inosservato oppure infastidire. Ma fortunatamente tutti realizzano in fretta di che cosa si tratta: «Prendo un po? di tutto, che è sempre meglio restare informati ». Riusciamo a distribuire un numero considerevole di preservativi e, soprattutto, molto materiale informativo: sull?Hiv, su come si trasmette e quali sono i rapporti a rischio, sull?epatite e altre malattie a trasmissione sessuale. Le modalità e i tempi con cui fare il test sono tra le informazioni più richieste. Un po? di diffidenza non la si nega a nessuno. Un signore sulla cinquantina raccoglie alcuni opuscoli, ma quando gli offriamo il preservativo risponde imbarazzato: «No, grazie, non mi servono». Mezzo minuto dopo: «Be?, magari ne prendo due». C?è chi «so già tutto», e chi «prendo qualcosa anche per i miei amici», chi vorrebbe diventare socio e chi «io ho dato anche il 5 per mille ». Soprattutto, c?è chi ringrazia. O chi ci tiene a mostrarci, a costo di frugare in tutta la borsa, che «non giro mai senza ». Qualche faccia più sorpresa si nota quando saliamo sul palco principale, per mostrare l?uso corretto del preservativo grazie all?aiuto di Elena Grimaldi. Ma chi poi ci dice: «Ehi, voi siete quelli che erano sul palco!», ne approfitta per fermarsi a parlare, a chiedere informazioni. Non sempre chi si ferma è però collaborativo. Ma siccome la malattia non guarda in faccia a nessuno, noi cerchiamo di guardare in faccia solo la malattia. Passano gruppi di ragazze che «speriamo almeno che porti fortuna», chi «ah, ecco, sull?epatite ne so poco», e chi «ne prendo anche per la mia signora ». In tutto, materiale informativo distribuito a più di 700 persone nel corso delle tre giornate. Un uomo sui 40 si ferma a lungo, guarda tutto con attenzione: «Per piacere, mi date tutto quello che avete? Lo porto anche a mia figlia appena adolescente, che di questi tempi sono già anche troppo sveglie». I tempi cambiano, e noi proviamo a seguirli.


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