Volontariato

Sordomuti? No, sono solo “sordi”

Senato: la commissione Lavoro e previdenza sociale sta esaminando in sede referente il ddl 106, presentato nel maggio del 1996 da Maria Grazia Daniele Galdi. Il cambiamento nella definizione delle per

di Redazione

Non più sordomuti, ma ?sordi o sordi preverbali?. La definizione di sordomuto è infatti considerata impropria sul piano medico-fisiologico e socialmente discriminante per ragioni culturali, oltre che ingiusta anche perché non tiene conto delle potenzialità raggiungibili dalle persone affette da sordità attraverso l?intervento riabilitativo. Nell?ordinamento giuridico italiano chi è affetto da sordità congenita o infantile viene denominato ?sordomuto?, anche se la definizione è tecnicamente impropria. Con le tecniche specialistiche oggi esistenti infatti anche i sordi profondi, se tempestivamente e correttamente educati tramite riabilitazione possono acquisire il linguaggio verbale. Da un punto di vista medico-fisiologico le persone affette da questa invalidità possono dunque essere più propriamente qualificati come ?sordi e sordi preverbali?. E nel suo unico articolo il ddl mira a cambiare la parola sordomuto in tutto il sistema normativo italiano con la nuova denominazione: ?a tutti gli effetti di legge devono considerarsi sordi o sordi preverbali i cittadini italiani affetti da sordità congenito a o acquisita durante l?età evolutiva?.

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