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Soppressione dei Tribunali dei Minorenni, la politica va avanti senza ascoltare gli esperti
Con mercoledì 25 gennaio 2017, la riforma della giustizia minorile è tornata all'ordine del giorno della Commissione Giustizia del Senato. Nessun segnale di dialogo con gli esperti che trasversalmente avevano criticato questa scelta
di Redazione
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Con mercoledì 25 gennaio 2017, la riforma della giustizia minorile è tornata all'ordine del giorno della Commissione Giustizia del Senato. Come è noto, il disegno di legge delega prevede anche l'abolizione dei Tribunali dei Minorenni, a seguito dell'emendamento n. 1.25 proposto dalla deputata del PD Ferranti. Un’ipotesi contro cui la maggior parte degli operatori del settore ha preso una posizione durissima: magistrati, magistrati minorili, ordine degli assistenti sociali, ordine degli psicologi e tutte le organizzazioni che compongono il Gruppo CRC, incaricato di verificare il rispetto in Italia della Convenzione ONU sui diritti dei minori.
Nei mesi scorsi è stata anche lanciata una raccolta firme su iniziativa di Paolo Tartaglione, referente del CNCA Lombardia,che ha raccolto ormai oltre 20mila firme, ed è in continua crescita. Tra i primi firmatari, anche Gherardo Colombo, Nando Dalla Chiesa e Giuliano Pisapia.
«Nonostante tutto il movimento che si è creato contro la riforma per l’abolizione dei Tribunali per i Minori e nonostante tutti gli addetti ai lavori si siano espressi contro l’abolizione dei Tribunali per i Minori, questi pareri autorevoli non sono stati ascoltati», denuncia – Emanuele Bana, presidente della cooperativa COMIN di Milano. «La Commissione Giustizia al Senato sta continuando a lavorare senza aver minimamente preso in considerazione nessuna delle valutazioni da noi fatte».
Eppure nei mesi scorsi anche alcuni senatori avevano lanciato segnali di speranza: Maurizio Buccarella (M5S), aveva sostenuto le ragioni del dissenso e si era impegnato a sostenerle in Commissione giustizia; Francesco Molinari (Gruppo misto) aveva sostenuto che in commissione Giustizia era arrivato il segnale forte che “c’è qualcosa che non va” e che occorreva porre rimedio; Maria Mussini (Gruppo misto), aveva sostenuto che la modifica introdotta alla Camera era inaspettata e non la trovava d’accordo. Infine, Federica Chiavaroli (AP NCD-UDC, Sottosegretario alla Giustizia) aveva ripreso le questioni e le critiche dicendo che al Ministro erano chiari i punti di forza e di debolezza dell’attuale sistema e che l’obiettivo dichiarato era di «esaltare i punti di forza e correggere le criticità di questo DDL». Nell'occasione dichiarava inoltre che sarebbe stato istituito un momento di confronto aperto alle associazioni interessate per arrivare a superare le criticità.
Foto G. Frey/Getty Images