Volontariato

sono quattro milioni, bci regalano quattro miliardi

È il gettito fiscale assicurato dagli stranieri, lavorando in percentuale bpiù degli italiani. Un motivo per scommettere sull'integrazione

di Redazione

L ‘ immigrazione in Italia? Una manna. Altro che ricchezza culturale, quello che la forza lavoro straniera genera in Italia è una straordinaria ricchezza economica, messa a nudo dall’edizione 2008 del Dossier statistico sull’immigrazione di Caritas e Fondazione migrantes, presentato giovedì 30 ottobre. Un dato inedito che lo stesso coordinatore del Dossier, Franco Pittau , riassume con uno slogan ad hoc: «Paghi uno, prendi quattro». Ovvero, «se le spese statali per gli immigrati, dirette e indirette, non superano il miliardo di euro, il gettito fiscale che gli stranieri assicurano ammonta a quasi quattro miliardi. Di questi, 3,1 arrivano da versamenti Irpef, il resto da altre voci (vedi tabella, ndr )».
Le tasse pagate dai lavoratori non italiani gonfiano quindi le casse pubbliche al ritmo di tre miliardi di euro l’anno. «Sono le cifre le prime a confermare che l’integrazione, oltre che possibile, è necessaria per il nostro futuro», aggiunge Pittau, «in un’Italia che invecchia sempre più, la forza lavoro immigrata rappresenta un’ottima stampella: sarebbe un controsenso rifiutarla». Il Dossier, che considera anche le persone in attesa della residenza, aumenta di quasi mezzo milione di presenze il dato Istat relativo al numero di stranieri in Italia (3,4 milioni di residenti): in Italia sono oggi 3,8-4 milioni, il 6,7% della popolazione, quasi un punto in più rispetto all’attuale media Ue del 6%. «Il fabbisogno italiano di manodopera straniera è in aumento e, come successo nel recente passato in altri Stati europei, l’inserimento di lavoratori esteri è l’unica via. Di più, è un rinnovamento già in atto», spiega il coordinatore del Dossier, «basti pensare che oggi il tasso di attività lavorativa degli stranieri è del 73%, di 11 punti maggiore di quello degli italiani. Quindi, in proporzione, l’immigrato produce più ricchezza. Sono finiti i tempi dell’assistenzialismo».
Viceversa, sono loro sempre più dispensatori di servizi di assistenza, soprattutto verso gli anziani. «Siamo di fronte a un grande fenomeno di cambiamento culturale», prosegue Pittau, «che i numeri già dimostrano, ma che nella nostra mentalità va assimilato con calma e senza allarmismi. È naturale che porti anche problemi da risolvere». Partendo però da un presupposto “rassicurante”: «La popolazione italiana non è affatto destinata a scomparire, la media dei tre possibili scenari relativi al 2051 parla di almeno 50 milioni di italiani e di una quota aggiuntiva di stranieri tra il 16 e il 18%», riporta Pittau, «una presenza rilevante, che conferma la visione di un’Italia del domani inimmaginabile senza gli immigrati».


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