Cultura

Sono per tutti le fattorie di gandhi

Negli anni cinquanta un discepolo del Mahatma girò l'india per acquistare dai latifondisti la terra arida e regalarla ai poveri.

di Emanuela Citterio

In India c?è un?organizzazione non governativa che lavora per lo sviluppo mettendo in pratica gli ideali di Gandhi. Si chiama Assefa, una sigla per un nome che è un misto di parole inglesi e indiane: Association for Sarva Seva Farm (Fattorie al servizio di tutti). La sua è una storia molto particolare.
Quando l?India riesce a guadagnare l’indipendenza grazie all?azione non violenta guidata da Gandhi, uno dei suoi discepoli più vicini, Vinoba Bhave, decide di fare qualcosa che da tutti viene giudicata una follia. Comincia a percorrere l?India a piedi, per chiedere ai latifondisti di cedere parte della loro terra ai contadini più poveri perché questi possano organizzarsi in villaggi. Tutti lo prendono subito per pazzo. Lui, intanto, percorre più di 12 mila chilometri. E riesce a raccogliere molti terreni. Sono però terre ?scartate? dai proprietari perché aride, brulle, sassose. Ci sono un gran numero di terre ma mancano ancora i mezzi per coltivarle. I contadini non hanno i mezzi economici per poter affrancarsi dalla schiavitù loro imposta dai latifondisti. È allora che succede qualcosa di imprevisto.
In Italia un professore di filosofia arriva alla fine della sua carriera di insegnante con un?insoddisfazione di fondo. Vuole fare qualcosa di concreto per i poveri. Su consiglio di un amico parte per l?India per incontrare un laureato indiano in lettere e filosofia, che fa parte del movimento dei contadini fondato da Vinoba con il nome di Bhodan, che in indi significa ?dono della terra?. Il professore italiano decide di fare una prova: finanzia con una piccola somma uno dei villaggi nati sulle terre donate dai latifondisti. Dopo un anno ritorna e invece del terreno arido che ha lasciato trova una distesa di campi di riso.
Il movimento di contadini si organizza in una ong, Assefa, che si diffonde di villaggio in villaggio con una rapidità vertiginosa e arriva ad abbracciare tutti gli aspetti della vita sociale, dalle attività produttive alla sanità, alla promozione della donna, alla scolarizzazione, alla tutela dell’ambiente. Oggi il metodo e i principi di Assefa hanno coinvolto 3 milioni circa di indiani. Per due volte Assefa ha ricevuto in Asia il premio Angoc (Asian ngo coalition for agrarian reform and rural developement) per lo sviluppo rurale.
Il legame con l?Italia è rimasto. Anzi, l?esperienza della ong indiana ha ?contagiato? sempre più italiani, che decidono di andare in India a vedere questa forma così particolare di autosviluppo. È nata così anche Assefa Italia, che dalla sede di Sanremo si è diffusa in diverse città italiane, dove sono sorti gruppi di persone sensibili agli ideali gandhiani di non violenza e autosviluppo e che collaborano ai progetti dei villaggi indiani.
«Una delle chiavi del successo di Assefa India è l?autodeterminazione e l’autosviluppo», spiega Gianni Nikiforos, del gruppo di Sanremo. «L?Assefa si è diffusa così tanto perché nasce dall’India e dagli indiani. Lo sviluppo non viene calato dall?alto o imposto con metodi e mentalità estranei alla cultura locale, ma nasce dalla base e viene sostenuto da un consenso unanime. L?obiettivo ultimo di Assefa è il Gram Swaraj, cioè l?autogoverno del villaggio». Il Gram Swaraj si propone di costruire una società che si autogoverni. «Bisogna considerare il fatto che l?India ha una cultura millenaria, una predisposizione alla cooperazione e capacità tecniche notevoli», sottolinea Gianni Nikiforos. «Le risorse umane non mancano. Tutti gli operatori di Assefa India sono locali e portano avanti in modo autonomo tutti i progetti». Assefa, utilizzando i fondi raccolti in India e le donazioni che arrivano dall?Europa, riesce a realizzare diversi progetti tra cui le innovazioni agrarie, una banca del popolo, le scuole, la formazione di una nuova cultura che superi le barriere di casta. Una particolare attenzione viene dedicata all’educazione. In ogni villaggio è stata costituita una scuola a cui possono partecipare tutti i bambini al di sopra dei cinque anni, di qualsiasi casta e qualsiasi religione.
Per migliorare la vita delle persone più povere, Assefa ha diffuso nei villaggi il sistema del microcredito, incoraggiando le comunità dei villaggi a costituire un fondo comune e ha addirittura dato vita a una sorta di banca locale, riconosciuta dal governo.

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