Teatro
«Sono morto a Cutro, ma rivoglio il mio nome»
A Milano, dal 2 al 5 maggio, andrà in scena "KR70M16 - Cutro” del regista e attore calabrese Saverio La Ruina. Il protagonista della storia è una delle vittime della strage di Cutro, un giovane di 16 anni rimasto senza nome. «Il teatro per me», dice La Ruina, «è una lente sul mondo che ogni volta ti obbliga ad andare sempre più dentro alle cose. Per la Strage di Cutro, e per tutte le altre dovremmo chiederci: come sono morti, come sono stati trovati, cosa hanno vissuto. E soprattutto: cosa possiamo fare noi per evitarlo»
di Anna Spena
Siamo in un cimitero del Sud Italia, non sappiamo quale. Karamu ha 16 anni e, come tutti i giorni da quando è morto, parla con il “Camposantaro”.
“Karamu: Ehi.
Camposantaro: Che vuoi?
Karamu: Com’è che qua non c’è scritto niente?
Camposantaro: Dove?
Karamu: (Indicando la lapide) Qua sopra.
Camposantaro: Perché, che ci dovrebbe essere scritto?
Karamu: Il nome, ci dovrebbe essere scritto il nome.
Camposantaro Quale nome?
Karamu: Il mio.
Perché non ce lo scrivete?
Camposantaro: Sulla lapide?
Karamu: Sulla mia lapide.
Camposantaro: Sì, mo’ si scrive così un nome su una lapide.
Karamu: Perché come si scrive?
Camposantaro: Ci vogliono i documenti.
Karamu: Non ce li ho i documenti.
Camposantaro: È per questo che non ce lo scriviamo.
Karamu: Ma insomma di chi è questa lapide?
Camposantaro: Tua.
Karamu: Ah, l’hai detto ch’è mia.
Camposantaro: Su questo non ci piove.
Karamu: E allora perché non ce lo scrivete ch’è mia?
Camposantaro: Perché non sappiamo come ti chiami.
Karamu: Ma insomma lo capisci o no ch’è importante per me?
Camposantaro: Ma perché, cosa cambia?
Karamu: Cambia tutto. Perché prima o poi qualcuno che legge il mio nome ne parlerà con qualcun altro che ne parlerà con qualcun altro ancora fino a quando non lo saprà qualcuno che lo dice a mia madre”.
Karumu 16 anni ce li avrà per sempre. È una delle 96 vittime accertate della strage di Cutro, il naufragio avvenuto nella notte tra il 25 e il 26 febbraio 2023, a pochi metri dalla costa di Steccato di Cutro, il comune calabrese in provincia di Crotone. Viaggiava su un barcone partito dalle coste turche. «Karamu è un nome di fantasia», racconta il regista e attore Saverio La Ruina. «Troppi nomi delle vittime di quella strage noi non li conosciamo».
Lo spettacolo “KR70M16 – Cutro”
La Ruina insieme alla compagnai teatrale “Scena Verticale” dal 2 al 5 maggio presenterà al Teatro Oscar deSidera di Milano (via Lattanzio, 58/A, 20137) lo spettacolo teatrale “KR70M16 – Cutro”. Una rappresentazione ancora in forma di work in progress. L’incontro in un cimitero tra una vittima della migrazione clandestina della strage di Cutro e una della shoah in una dimensione visionaria e surreale.
«Il titolo», spiega La Ruina, «evoca la provincia di Crotone. E poi ancora ricorda il numero di morti, 70 quando ho iniziato a scrivere, ma le vittime accertate sarebbero presto arrivate a 96. E poi c’è il richiamo al sesso del protagonista, maschio, e la sua età: 16 anni».
La Ruina è calabrese, di Castrovillari, un comune in provincia di Cosenza. «Quella di Cutro è stata tragedia a pochi metri da casa mia», racconta. «Pochi giorni dopo il naufragio sono andato su quella spiaggia: c’erano ancora i resti dell’imbarcazione, i giocattoli, i vestiti, gli oggetti personali. E poi c’era la protezione civile che con gli occhi scandagliava il mare, in attesa che restituisse i corpi».
La Ruina racconta che “KR70M16 – Cutro” l’ha scritto quasi di getto. «Alla settantesima salma recuperata dal mare, un giovane di 16 anni, ho deciso che dovevo fare qualcosa anch’io attraverso il teatro. C’è dell’ironia in questo testo, si sente la tragedia attraverso la “leggerezza”. La storia di Karamu, rimasto senza nome, è la storia di troppi migranti annegati nelle acque del Mediterraneo Centrale. Intraprendono viaggi terribili mentre noi firmiamo accordi e memorandum assurdi per respingerli o contenerli. In pratica possiamo parlare di “ammazzamenti” per delega. L’Italia e l’Europa pagano e chiudono gli occhi e mentre lo fanno le persone vengono massacrate nel modo più orribile».
Quella di Steccato di Cutro non è stata l’unica tragedia che si è consumata nel Mediterraneo: «c’è il naufragio di Lampedusa del 3 ottobre del 2013, dove morirono 368 persone», ricorda La Ruina, «o ancora il 18 aprile del 2015 la tragedia nel Canale di Sicilia che causò tra i 700 e i 900 dispersi. Per queste tragedie, e per tutte quelle che non conosceremo mai, dovremmo chiederci: come sono morti, come sono stati trovati, cosa hanno vissuto, cosa possiamo fare noi per evitarlo. Mi piacerebbe che le persone, tutte, venissero a teatro per confrontarsi con questo tema. Possibile che si continui a non fare niente e a morire senza storia, senza nome?».
ll teatro, una lente sul mondo
«A Milano«, continua il regista, «presenteremo una fase di lavoro in cui è possibile intravedere in filigrana la costruzione del testo e dello spettacolo. Sarà come entrare in sala prove in quel momento delicato quando le cose sono in fieri, cominciano a prendere forma, magari ancora fragili, ma interessanti proprio perché mostrano come l’artista costruisce il suo lavoro. Invitiamo il pubblico ad essere partecipe e saremo grati a chi si fermerà dopo la visione per un confronto prezioso per noi ma anche utile per approfondire il processo di costruzione di uno spettacolo». Insieme a Saverio La Ruina sul palco anche Dario De Luca e Cecilia Foti. «Il teatro ha un suo linguaggio poetico», continua il regista. «E quel linguaggio non va tradito o snaturato anche quando si parla di temi di grande attualità. Anzi: il teatro per me è una lente sul mondo, e ogni volta ti obbliga ad andare sempre più dentro alle cose, sempre più a fondo».
Credit foto apertura AP Photo/Valeria Ferraro. L’interno del centro sportivo PalaMilone di Crotone con i feretri dei migranti morti nel naufragio.
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