Formazione
Sono Maria Rosa, la maestra volontaria
Il caso è stato sollevato da Brescia, che cerca ex insegnanti in pensione disposti a fare volontariato nelle scuole per realizzare quei progetti che altrimenti non si farebbero per mancanza di fondi. Nel comasco lo fanno già. Un esempio fra i tanti di protagonismo dei genitori, scuole aperte, governance partecipate che stanno cambiando la scuola
«La scuola è una pelle, non un lavoro, è impossibile lasciarla. E poi nel nostro mestiere necessariamente accumuli le competenze con gli anni, è un peccato disperderle»: Maria Rosa dal 1 settembre è un’insegnante in pensione. La scuola però non l’ha lasciata: da settembre fa la volontaria nella stessa scuola in cui ha insegnato per 42 anni. A dicembre l’appello del Comune di Brescia per formare un registro informale di ex insegnanti disponibili a fare volontariato nelle scuole aveva destato molte polemiche, ma alla scuola primaria di Beregazzo con Figliaro, in provincia di Como, è una realtà quotidiana, che va avanti con soddisfazione di tutti, senza clamore.
L’insegnante Maria Rosa è rimasta in accordo con le colleghe, con cui ha uno «strettissimo rapporto» e questa è una precondizione necessaria. «Ho fatto un progetto, l’ho presentato alle colleghe e al dirigente, faccio dalle 2 alle 8 ore settimanali di volontariato. In classe insieme a me c’è sempre un’insegnante, non resto mai sola con i bambini, è ovvio che i ruoli sono molto diversi». Sono due in particolare i progetti a cui Maria Rosa si è dedicata: da settembre a oggi un laboratorio di 2 ore alla settimana per la prevenzione del disagio socio-affettivo con i bambini di quinta, da febbraio a giugno farà progetti di recupero per i bambini con difficoltà.
«Il bisogno c’è e non capisco chi critica questa idea», dice il dirigente Cosimo Capogrosso: «questi volontari non tolgono posti di lavoro, non è che un dirigente può chiedere un insegnante in meno perché ha dei volontari… Danno un servizio che oggi, con i fondi che abbiamo, se non lo facessero loro la scuola non potrebbe in alcun modo garantire: il Fis quest’anno è circa la metà dell’anno scorso, per le medie ho esattamente le ore necessarie per coprire le lezioni, non un’ora in più. Si parla tanto di valorizzare le competenze, questo è un bel modo. Anche perché queste ex insegnanti volontarie (sono due all’interno dell’Istituto comprensivo, ndr) lavorano in team con le colleghe, c’è una profonda collaborazione».
Tecnicamente le ex insegnanti in pensione oggi sono volontarie di una cooperativa, che si chiama Nuova Umanità ed è già presente da 15 anni nelle scuole del territorio con educatori per 45 alunni con disabilità. «Queste insegnanti hanno un bagaglio di competenze enorme, che resta a disposizione della scuola. Inoltre c’è un cambiamento del punto di vista che fa bene alla scuola, che spesso rischia di essere un po’ autoreferenziale», spiega Consuelo Caimi, direttore della cooperativa. «Ho sentito delle polemiche sollevate dal caso bresciano, questo per noi è un caso pilota, capisco l’obiezione ma qualche cosa bisogna fare, a pagare l’immobilismo sarebbero soltanto i bambini».
Intanto a Brescia, un mese e mezzo dopo il clamore, l’assessore alla Scuola Roberta Morelli continua ad essere convinta della bontà dell’iniziativa. Il Registro informale per raccogliere le disponibilità di insegnanti in pensione e professionisti ancora non esiste, ma «abbiamo raccolto un certo interesse», dice. Qui sarebbe diverso dall’esperienza comasca perché «abbiamo intenzione di fare un elenco di volontari disponibili, ma sarebbero le scuole a scrivere e proporre i progetti». Morelli spiega che l’esigenza è emersa a fine ottobre, agli Stati generali della scuola: «d’altronde anche questo volontariato nelle scuole c’è già, in modo spontaneo e non regolato, dargli una cornice darebbe più garanzie, a cominciare dalla semplice assicurazione». L’iniziativa del Registro dei volontari non è unica: l’assessore Morelli insieme all’Assessore ai lavori pubblici ha appena stilato un protocollo per consentire a volontari di fare piccole manutenzioni all’interno della scuola, dalle prese per la LIM alla tinteggiatura della aule, con l’ufficio tecnico che garantisce sulla sicurezza degli interventi fatti. «La comunità educante è fatta di genitori e insegnanti, è ora di smetterla con la contrapposizione. Valorizzare i genitori è anche valorizzare la scuola, perché si rendono immediatamente conto che non si tratta di lavorare per migliorare la scuola di tuo figlio, ma la scuola di tutti», dice l’assessore.
Questa e altre storie della scuola che ribolle, che innova, che cambia, sono raccolte nella copertina di VITA in edicola.
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