Volontariato
Sono le orto e mezzo: nasce la web tv che racconta la cultura della coltura
In tempi di crisi bisogna arare profondamente. Irrigare con acqua buona. Rinnovare la propria promessa di fedeltà alla terra. Piantare semi. Nelle ultime due settimane i nostri territori sono stati arati a colpi di guerrilla gardening (Bologna, Napoli, Milano, Roma). Nuovi frutti sono stati fatti vedere Torino e a Rimini. Contemporaneamente, la rete è strumento di amplificazione e territorio parallelo di questa serie di eventi: è interessante (e sarebbe terreno fertile per una importante riflessione) notare come sia proprio il lavoro fatto sulla terra, e sui temi legati ad essa, quello che in questo ultimo periodo sta creando le connessioni più rilevanti con l’online attraverso mappe interattive, tutorial, siti internet, blog. Da domani nasce anche una nuova web tv, Orto e mezzo, con lo scopo di “scoprire e raccontare la cultura della coltura: l’orto come scelta personale e terreno comune”.
Secondo l’ultimo rapporto Netizen realizzato da Altratv, le webtv in Italia sono 590. Il dato più interessante è che è un fenomeno in costante crescita, che genera innovazione: nei prossimi 10 anni il 75% dei canali tv saranno creati su internet.
Ma come nasce una web-tv? In che modo si posiziona nel mercato televisivo? Attraverso quali linguaggi racconterà le sue storie? Lo chiedo ai padri di Orto e mezzo. Si chiamano Michele Comi e Filippo Perfido. Hanno 34 e 40 anni e si sono conosciuti nel 2006 a Mtv, dove lavoravano entrambi rispettivamente come redattore e producer. Filippo racconta:
«Alla fine del 2008 abbiamo lasciato Mtv e ci siamo dedicati a diversi progetti anche molto diversi fra loro, dai videoclip musicali agli spot televisivi passando per la docufiction e i video istituzionali».
Parliamo del nome della vostra web tv: Fellini o Gruber?
«“Orto e mezzo” si chiama così perché dovevamo battezzare un progetto nel quale il video fosse il mezzo principale, anche se non l’unico, per veicolare informazioni, suggestioni e storie che avevano in qualche modo a che fare con il mondo degli orti. All’inizio era solo un gioco di parole, poi è diventato il classico working title e alla fine l’abbiamo scelto come titolo definitivo per il nostro progetto. Fa il verso a Fellini, ovviamente, anche se ci piacerebbe che Lilli, dagli studi del suo programma, nella sua posa plastica, un giorno dicesse “Orto” al posto di “Otto”».
Orto e mezzo è un format: quando avete pensato di crearlo?
«Era il maggio del 2010. La nostra prima idea era quella di realizzare un programma che avesse al suo interno uno spazio dedicato agli orti e un’attitudine green, una sensibilità nuova verso il cibo e la cucina, ma soprattutto un taglio più attuale nel trattare l’argomento principe, cioè l’orto, appunto. Nel corso degli anni, come spesso accade, abbiamo aperto e chiuso mille volte il file “Orto e mezzo”. Poi, qualche mese fa, abbiamo deciso di riaprirlo, questa volta definitivamente, e dargli una forma un po’ diversa, partendo proprio dal web per approdare, l’anno prossimo, a una serie di eventi itineranti sul territorio (feste, concerti, presentazioni) e, perché no, alla Tv. Un passettino alla volta, lavorando un po’ tutti i giorni e aspettando che i tempi siano maturi, senza fretta. Proprio come quando si coltiva un orto».
Coltivare e cultura hanno una radice comune (“colere”): perché avete scelto di realizzare una webtv proprio per raccontare la cultura della coltura?
«“Orto e mezzo” ha anche un canale YouTube e uno Vimeo dai quali andremo a pescare i contenuti video. Abbiamo anche un canale Flickr e uno Instagram per le foto, un Tumblr dove ci divertiamo a pubblicare delle GIF animate, oltre a profili sui vari social network (Facebook, Twitter, Pinterest). Forse stiamo cercando di colmare il gap che c’è fra chi vorrebbe vivere sano senza conoscere l’abc della catena alimentare e chi d’altra parte conosce tutti i trucchi del mestiere, per così dire, ma spesso non ha nessuno a cui tramandare il proprio sapere. La nostra missione, in un certo senso, è quella di raccontare l’orto e tutto quello che gli gira intorno con un vestito più moderno, più sexy, e con un occhio di riguardo alle esigenze presenti e future dell’informazione».
Cosa ci sarà nella vostra web-tv?
«Principalmente contenuti video, ma ci sarà anche spazio per articoli, recensioni, rubriche, segnalazioni e ovviamente news (sia sul sito che soprattutto sulle nostre pagine sui social). Il sito sarà diviso in cinque canali / categorie: Arts, Business, Food, Lifestyle e Politics. Per la prima settimana pubblicheremo un video al giorno, e dalla seconda un video a settimana. Non ci saranno solo contenuti italiani, perché alcuni contributi arriveranno anche dall’estero e infatti uno dei nostri obiettivi per il 2013 è quello di avere il sito in due lingue (italiano e inglese)».
Guerrilla gardening e citizen journalism: come sta cambiando, dal vostro punto di vista, il modo di fare informazione sull’ambiente, la nutrizione e gli spazi urbani?
«Forse anche in Italia sta cambiando la percezione di questi argomenti, non solo il modo di fare questo tipo di informazione. Le persone sembrano essere più attente e più attratte da certi argomenti, quindi prestano maggiore attenzione a quello che fanno e a quello che mangiano, per esempio, e in qualche caso si impegnano in prima persona a comunicare quello che stanno facendo e scoprendo. E’ una sorta di circolo virtuoso in cui scopri una cosa, inizi a farla in prima persona, o quanto meno a provarci, e poi la comunichi agli altri, anche solo con una semplice foto o con uno status su FB».
Cosa vi accomuna e cosa vi rende diversi da una tv o da un programma tv generalista?
«Ci accomuna la nostra storia professionale: malgrado tutto ci piace ancora la tv, arriviamo da quel mondo e da una generazione che ha visto e prodotto cose interessanti, anche se i nostri modelli non sono certamente quelli attuali o italiani».
Cosa spunterà nel vostro orto-palinsesto?
«Storie di trentenni che lasciano la città e vanno a vivere in campagna, di anziani che trascorrono tutti i giorni nel proprio orto, con la pioggia o con il sole, ma anche di chi sceglie di occuparsi di un orto, a volte con pessimi risultati, solo perché è in qualche modo trendy. Ma ci saranno anche profili di aziende che decidono di investire sul verde, oppure iniziative come “Orto in condotta” di Slow Food, oppure ancora servizi su fiere e manifestazioni come Sana, Ecomondo, Kuminda, etc. Poi ci saranno articoli e servizi su artisti che scrivono pièce teatrali ambientate in un orto vero e proprio, oppure suonano strumenti ricavati da ortaggi, su stilisti/ortisti e tanto altro. Ci siamo avvicinati a questo mondo per attitudine e curiosità, e spesso la nostra curiosità è stata stimolata da una storia. Quindi il racconto – il racconto di storie, attraverso immagini e parole – sarà il nostro strumento più importante».
L’intervista a Filippo finisce, ma la connessione a Fellini c’è davvero ed è nella prima parte della sua ultima risposta, quando parla di trentenni che lasciano la città e vanno a vivere in campagna. Ricorda Otto e Mezzo (quello di Fellini), quandoGuido/Mastroianni chiede a Claudia/Cardinale: “Tu saresti capace di piantare tutto e ricominciare la vita da capo? Di scegliere una cosa, una cosa sola e di essere fedele a quella, riuscire a farla diventare la ragione della tua vita, una cosa che raccolga tutto, che diventi tutto proprio perché è la tua fedeltà che la fa diventare infinita? Ne saresti capace?”.
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