Non profit
Sono deluso, a Strasburgo avevamo lavorato bene
Il bilancio del "padre" del WWF italiano
«I Verdi hanno perso? Gli italiani si sono ben guardati dal votare chi ancora si batte per un’Italia migliore» C’era da aspettarselo. In un Paese (ma si può ancora definire così l’Italia?) dove cresce il razzismo (con rappresentanti anche nel governo!), dove ancora in Parlamento ci si batte per aumentare gli spazi della caccia, dove il negazionismo climatico (inesistente perfino nelle destre più conservatrici europee) trova ancora udienza, dove l’abusivismo e i rifiuti (non solo stradali ma anche etici e ideologici) sono in grande spolvero, ci si poteva aspettare che una componente ecologista potesse conquistare seggi a Strasburgo? Nonostante il buon lavoro compiuto dai parlamentari uscenti (penso tra gli altri a Monica Frassoni), nonostante un degrado ambientale preoccupante (e non solo a Palermo o a Napoli), i nostri concittadini si sono guardati bene dal votare il gruppo che (pur se associato in maniera opinabile con l’estrema sinistra) avrebbe potuto dare una mano (almeno dalle assemblee dell’UE) a chi ancora si batte per un’Italia migliore. Perché, è bene ripeterlo, le poche utili normative in campo ambientale discendono direttamente dalle direttive, regolamenti e norme dell’Unione Europea, da Reach alla Rete Natura 2000, dalla direttiva Uccelli all’agricoltura biologica, ai limiti posti alle attività più inquinanti.
Ma la delusione più cocente (che, ancora una volta, mette il nostro Paese in una posizione di mortificante eccezionalità rispetto agli altri) è che nell’Europa più colta e responsabile, dall’Austria (9,5%) al Belgio (8,5), alla Finlandia (12,4), al Regno Unito (9), alla Spagna (4), alla Francia (16), alla Svezia (10,8), al Portogallo (11), alla Grecia (5), il messaggio ecologista è stato recepito e sostenuto con forza nelle urne.
Anni fa, quando lo scandalo dei polli travolse il Belgio, i Verdi locali conobbero un grande successo e ovunque – ovunque, tranne che nel nostro distratto e incolto Paese – ad ogni calamità di tipo ambientale è corrisposta una maggiore adesione ai gruppi ambientalisti. D’altra parte, nonostante irrefutabili errori della compagine ecologista nostrana in termini di autoreferenzialità, collocazione politica troppo schierata anche su temi estranei all’ecologia, mancanza di un solido apparato di ricerca, dissidi interni, sarebbe ingiusto negare i risultati che, fino al 1994, la pattuglia verde in Parlamento ha conseguito, dalla legge quadro sui parchi a quella sulla caccia, alla protezione degli animali e ad altre che ancora fanno storia.
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