Cultura

Songs: Ohia, o l’eterna primavera country rock

Recensione del cd "Magnolia Electric Co." degli Songs: Ohia.

di Enrico Barbieri

Questo country epico, infinito: chi avrebbe mai detto che passate le colonne d?Ercole del 2000 si sarebbe ancora cavato qualcosa di nuovo e luccicante da questo pozzo, evidentemente senza fondo. Eppure, le più belle novità in campo rock degli ultimi tempi vengono ancora soprattutto da lì: pensiamo al commovente Johnny Cash di The Man Comes Around o alle invenzioni degli Wilco. Di questa pesca miracolosa fa parte di diritto anche l?ultimo cd dei canadesi Songs: Ohia. Tanto per cominciare, il loro Magnolia Electric Co. è stato registrato a Nashville, sotto gli auspici di uno stregone come Steve Albini. Una garanzia. A collaborare al disco c?è poi una banda di musicisti di razza, tra cui vanno ricordati almeno Lawrence Peters e Mike Brenner. Che si tratti di un?opera notturna e d?ispirazione anni 70, lo si capisce già dal lacrimoso e leggermente acido civettone in copertina… Le prime note dell?album confermano la prima impressione: è un country-rock dalla grammatica apparentemente semplicissima, con due chitarre, di cui una slide, naturalmente, piano, violini, batteria e un canto sofferto, che gronda sentimento. Dal primo pezzo, un?imponente cavalcata da sette minuti abbondanti, si arriva all?ultima canzone. Senza fiatare. è un fiume in piena, questa conclusiva Hold On Magnolia dall?orizzonte sterminato, una di quelle ballate che potrebbero durare una vita intera, senza mai venire a noia.

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