Cultura

Somalia: Unhcr, in miglia in fuga verso il Kenia

rosegue il flusso di migliaia di rifugiati somali verso il Kenya, spinti alla fuga dai combattimenti tra il governo di transizione somalo e l'Unione delle Corti Islamiche.

di Redazione

Prosegue il flusso di migliaia di rifugiati somali verso il Kenya, spinti alla fuga dai combattimenti tra il governo di transizione somalo e l’Unione delle Corti Islamiche. In duemila sono riparati nel Paese vicino in seguito agli scontri per il controllo di Buur Hakaba, una citta’ strategica situata tra Mogadiscio e Baidoa. Lunedi’ scorso piu’ di 1.300 rifugiati hanno affollato i centri d’accoglienza temporanei allestiti dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) al confine keniano. Sabato scorso le operazioni per trasferire i rifugiati appena arrivati dalle vulnerabili aree di confine ai tre campi esistenti a Dadaab si sono bruscamente interrotte, quando la polizia keniana che gestisce il centro d’accoglienza temporaneo di Liboi ha impedito ai profughi di entrare nella struttura di accoglienza. L’UNHCR ha immediatamente contattato le autorita’ provinciali a Garissa, nel Kenya nord-orientale, per esprimere la propria preoccupazione. Lunedi’ la situazione e’ tornata alla normalita’ e l’UNHCR ha potuto riprendere le proprie attivita’ nel centro di accoglienza. Nel corso di un incontro a Dobley, una citta’ somala collocata al di la’ del confine nei pressi di Liboi, gli anziani della comunita’ hanno raccontato che la fuga dei somali verso i campi profughi keniani e’ dovuta alla paura di un conflitto e della fame nella valle di Juba. Gli anziani hanno inoltre spiegato che questo flusso di persone non cessera’ in tempi brevi e confermato di essere a conoscenza di almeno tremila o quattromila somali in cammino verso il confine tra Kenya e Somalia via Dobley. Dall’inizio dell’anno piu’ di 30mila rifugiati somali hanno chiesto asilo in Kenya portando a 157mila il numero di rifugiati accolti nei tre campi di Dadaab.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.