Non profit
SOMALIA. Terza notte di attesa per marinai italiani rapiti
Oggi sequestrata un'altra nave al largo della Somalia, è l'undicesima in due settimane
di Redazione
Terza notte di attesa per i familiari di Pasquale Mulone, il marittimo di 51 anni di Mazara del Vallo (Trapani), rapito con altri nove connazionali dai pirati in Somalia. La moglie, Giovanna Giacalone, madre di tre figli, ha detto oggi di essere «molto preoccupata» per le sorti del marito. «E’ un incubo» ha detto la donna parlando con i giornalisti «mi dicono dalla Farnesina che sta bene ma io non ho sue notizie». «C’è un po’ di preoccupazione, ma la situazione è tranquilla e contiamo che si risolva in fretta» ha detto in un’intervista a Il Giornale ì il ministro della Difesa, Ignazio La Russa.
Solo nelle ultime due settimane i pirati somali hanno assaltato oltre 10 imbarcazioni nelle acque dell’Oceano Indiano. La regione del Golfo di Aden è una delle aree più pericolose della navigazione mondiale: nell’area transitano annualmente più di 20mila navi, 2mila delle quali sono legate a interessi italiani e 600 battono bandiera italiana.
Oggi i pirati somali hanno catturato un’altra nave, la “Irene”, che batte bandiera di Saint-Vincent e Grenadines e ha un equipaggio interamente filippino, e ha annunciato vendetta nei confronti degli americani, dopo la liberazione con un blitz del capitano della Maersk Alabama. «Gli americani, mentitori, hanno ucciso i nostri compagni dopo che avevano accettato di rilasciare l’ostaggio senza il pagamento di un riscatto» ha detto al telefono da Eyl, Abdi Garad «questo porterà a una rappresaglia e daremo la caccia in particolare ai cittadini americani che attraversano le nostre acque. Intensificheremo i nostri attacchi ben più lontano delle coste somale e la prossima volta che metteremo le mani su degli americani non avremo pietà per loro»
Ieri, il Presidente della Commissione Affari africani della Camera Usa, Donald Payne, è sfuggito a un attacco mentre si preparava a lasciare Mogadiscio, dopo aver incontrato il Presidente e il premier somali. Si è trattato della prima visita di un politico americano in Somalia dal 1994. Payen ha discusso con i leader somali di pirateria, ma che delle «modalità con cui la comunità internazionale può aiutare il governo di transizione somalo», ha precisato ieri un portavoce dell’esecutivo di Mogadiscio. «Riteniamo che con l’impegno dell’attuale governo e con l’aiuto dei Paesi stranieri, potremo tutti insieme risolvere i problemi della disoccupazione, dell’istruzione e della pirateria», ha detto Payne alla stampa poco prima di lasciare Mogadiscio. Sempre ieri, il ministro della Difesa Usa Robert Gates ha dichiarato che l’amministrazione «trascorrerà molto tempo nella Situation Room, nelle prossime settimane, per cercare di definire cosa fare per risolvere questo problema», riferendosi alla pirateria. Tuttavia, ha aggiunto, «non ci sono solo soluzioni militari. Fino a quando avremo questo numero incredibile di persone povere e i rischi rimarranno relativamente bassi, a mio parere non ci sarà modo di risolverlo, se non facendo qualcosa a terra che cominci a cambiare l’orizzonte di questi ragazzi». Proprio Gates ha fatto sapere ieri che i tre pirati uccisi dalle forze Usa nell’intervento messo a segno per liberare il comandante americano Richards Phills avevano tra i 17 e i 19 anni.
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