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Somalia: parlamento riunito dopo 15 anni di anarchia

In corso, a Baidoa, i lavori del parlamento somalo, per la prima volta riunito su territorio nazionale dopo 15 anni di anarchia e faide fra i signori della guerra

di Emanuela Citterio

Continueranno per una settimana i lavori del parlamento somalo, riunito a Baidoa, su territorio nazionale, per la prima volta dopo 15 anni di anarchia e assenza di istituzioni nel Paese del Corno d’Africa.

I parlamentari somali sono arrivati ieri a Baidoa, nel sud ovest della Somalia: 211 su 275, secondo quanto riferito da un lancio dell’agenzia Ansa da Nairobi. Presenti anche una trentina di osservatori della comunità internazionale in rappresentanza dell?Unione Africana, della Lega Araba e dell?Unione Europea, oltre all?Igad (autorità intergovernamentale per lo sviluppo), l?Italia, la Cina e François Fall, inviato speciale dell?Onu in Somalia La riunione del parlamento in Somalia è ritenuto un segnale importante dopo 15 anni di anarchia isituzionale. Governo e parlamento sono infatti stati creati a Nairobi dopo una lunga mediazione da parte della comunità internazionale. Il governo è tuttora in esilio in Kenya e difficilmente potrà installarsi a Mogadiscio, teatro negli ultimi giorni di scontri in cui hanno perso la vita una quarantina di persone.

Per il presidente somalo Abdullahi Yusuf Ahmed, l’incontro del Parlamento a Baidoa è un? ?occasione storica per il popolo, il parlamento e il governo?. Con questo passo simbolico termina di fatto il periodo, lungo ormai quasi 12 mesi, che rendeva “zoppo” il nuovo corso somalo: da una parte la maggioranza e dall’altra una novantina di deputati alleati a Mogadiscio con i principali signori della guerra. Un lungo lavoro di mediazione internazionale ha portato a gennaio all’accordo di Aden, che ha consentito alle tre istituzioni dello stato, presidenza, governo e parlamento, di ricongiungersi e fare il primo passo per il ritorno in Somalia. Secondo l’agenzia Ansa, resta comunque molto tesa la situazione a Mogadiscio, teatro negli ultimi giorni di scontri fomentati dai signori della guerra e da gruppi legati alle corti islamiche.

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