Mondo
Somalia: i tre cooperanti rapiti “stanno bene”
Lo rende noto l'ong per cui lavorano, il Cins. La Procura di Roma apre un'inchiesta con l'ipotesi di sequestro "a fini di terrorismo", ma si attendono conferme
di Chiara Sirna
Cos’è il Cins
Il CINS è una ONG (Organizzazione non governativa) costituita nel 1988, indipendente, non legata ?ad alcun interesse politico e religioso?, riconosciuta dal Ministero degli Affari Esteri Italiano, dalle Nazioni Unite, dalla Commissione dell’Unione Europea, da USAID.
Segue progetti di cooperazione in America Latina, Montenegro, Albania, Iraq, Somalia e Sudan, principalmente nelle aree dello sviluppo rurale e del microcredito.
Quello attivo nella zona del rapimento dei tre cooperanti, ad Awdegle, nella regione somala del Basso Shabelle (65 km a Sud di Mogadiscio) è un programma di ?miglioramento della produzione agricola e dei livelli di vita delle comunità del distretto?.
Info: sito web del Cins
Da un primo contatto sembrerebbe che le condizioni di salute dei tre cooperanti rapiti questa mattina in Somalia siano buone. A darne notizia è la stessa ong per cui Iolanda Occhipinti, Giuliano Paganini e Abderahman Yusuf Arale, i due cooperanti italiani e il responsabile della sede locale dell’organizzazione, lavorano. Il centro di Cooperazione Italiana Nord Sud (Cins) si è attivato subito dopo la notizia del sequestro avvenuto nelle prime ore della mattinata ad Awdegle, 65 km a sud di Mogadiscio, e dai suoi contatti locali sembrerebbe aver appreso che i tre cooperanti ?stanno bene?. ?Il Cins ha stabilito un primo contatto indiretto ? ha comunicato prontamente l’ong sul proprio sito ? i tre cooperanti hanno comunicato di stare bene e di non aver subito alcun tipo di violenza?. Per seguire più da vicino la vicenda in ogni caso il direttore, Filippo Statuti, è partito per Nairobi, dove atterrerà a breve.
?L’organizzazione ? fanno ancora sapere dal Cins – è in costante contatto con le famiglie, con l’Unità di Crisi della Farnesina e con le autorità somale affinché l’intera questione possa felicemente concludersi nel minor tempo possibile?.
Ma mentre continuano le trattative diplomatiche per cercare di risolvere al meglio il sequestro e mettere in salvo i tre cooperanti, in Italia non si placa la tensione. Regione Toscana e Sicilia, Provincia e Comuni di Pistoia e Ragusa cercano di mantenere un filo diretto con la Farnesina. Lo stesso sindaco di Pistoia, Renzo Berti, l’assessore regionale alla cooperazione internazionale, Massimo Toschi e il presidente della Provincia, Gianfranco Venturi, hanno visitato in mattinata la famiglia di Giuliano Paganini, uno dei due italiani rapiti all’alba a sud di Mogadiscio, esprimendo totale vicinanza ai parenti.
”Seguiamo da vicino – ha dichiarato il primo cittadino – la vicenda del nostro concittadino Giuliano. Ci siamo messi a disposizione della famiglia per qualsiasi necessita’ e, insieme agli altri enti preposti, manteniamo contatti diretti con la Farnesina per seguire l’evolversi della vicenda, che ci auguriamo possa avere un epilogo positivo nei tempi piu’ rapidi possibile”.
”Sono rimasto impressionato – ha aggiunto l’assessore regionale Toschi – dalla visita a questa famiglia pistoiese e toscana che ha speso la sua vita per l’Africa, e di questo ci sentiamo profondamente onorati”.
Giuliano infatti si trovava in Somalia dai primi di marzo, ma non è nuovo a esperienze di cooperazione nel Sud del mondo: lavora in Africa dall’età di vent’anni. L’anno scorso è stato a Nairobi, in Kenya, sempre per un progetto di cooperazione agricola. A fine febbraio è rientrato in Italia e dopo una settimana, a marzo, è ripartito per la Somalia, dove da dottore agronomo si occupava di un progetto di studio genetico delle sementi e seguiva anche attività di formazione per le popolazioni locali. Sarebbe dovuto rientrare a Pistoia, dove vivono la moglie Fulvia (64 anni) e la figlia Valentina (30 anni) tra pochi giorni, ai primi di giugno, ma ora tutto dipenderà dall’esito del sequestro.
Intanto moglie e figlia, che in Africa hanno fatto diverse esperienze di volontariato e cooperazione ? la stessa Valentina è appena rientrata dal Kenya ? e conoscono i rischi che si corrono, hanno chiesto che sulla vicenda cali il silenzio, “che si spengano i riflettori, in modo da non intralciare le trattative”. E comprometterne così l’esito.
Jolanda Occhipinti invece, la volontaria italiana originaria di Ragusa rapita insieme a Pagani nella regione della bassa Shabelle, ha 51 anni, è infermiera professionale ed era partita per la Somalia l’inverno scorso. La donna, che è sposata e ha due figli, nel 2007 è stata insignita del titolo di Cavaliere della stella della solidarietà italiana e, in Somalia, si occupa soprattutto dell’aspetto amministrativo del progetto. L’ostaggio somalo, infine, Abderahman Yusuf Arale, è il responsabile della sede locale del Cins, che opera in Somalia dal 1995 nei settori dello sviluppo agricolo e della sicurezza alimentare.
Sul fronte politico il sottosegretario agli Esteri, Alfredo Mantica, si è augurato che “si tratti solo di un fatto di criminalità comune, non legato alle vicende politiche della Somalia”. ”Al momento non ci sono informazioni che possano attribuire il sequestro dei due cooperanti italiani a una causa politica ? ha precisato – potrebbe essere soltanto un rapimento a scopo di lucro”. ?Non a caso ? ha aggiunto – la stessa Unione Europea aveva sconsigliato la presenza di europei nella zona?. ?Ovviamente ? ha concluso – c’e’ grande preoccupazione e abbiamo attivato tutti i canali”.
L’ipotesi del rapimento per scopo di lucro è stata in un primo momento avallata anche da fonti ben informate dell’agenzia missionaria Misna, per le quali ”a rapire i tre operatori umanitari sarebbe stato un gruppo indipendente”, non legato ad alcuno degli schieramenti politici protagonisti del devastante conflitto che da quasi due anni è in corso in Somalia. Quanto accaduto stamani – secondo la Misna – porta a riconsiderare un episodio avvenuto il 2 maggio scorso alle porte del villaggio dove si trova la sede del Cins. ?Tre settimane fa a un posto di blocco si era verificata una sparatoria in cui erano morte due persone, un elemento della sicurezza locale e uno dei presunti aggressori. In quell?occasione circolarono voci su un presunto tentativo di rapimento ai danni del personale del Cins, la cui sede, isolata e in aperta campagna, si trova proprio alle porte del piccolo villaggio di capanne. Iolanda Occhipinti in quell’occasione “era stata temporaneamente trasferita a Merka e dopo alcune verifiche era stata rimandata ad Awdhegle, perchè avevamo accertato che le voci erano infondate e che l?episodio era solo una delle tante sparatorie che avvengono ai posti di blocco somali?, spiega una fonte della sicurezza somala contattata dalla MISNA a Merka. Per lo stesso motivo era stato fatto rientrare ad Awdhegle anche Giuliano Paganini che si trovava a Nairobi. In quell?occasione, fanno sapere le fonti, era stato chiesto a tutto il personale straniero dell?Ong di lasciare l?area.
Fonti diplomatiche occidentali e della sicurezza somala, inoltre, fanno sapere che al momento si sta lavorando per tentare di capire dove i tre sequestrati siano stati portati, oltre a cercare di stabilire un contatto con i rapitori. Ma il condizionale in queste situazioni è d’obbligo, qualsiasi ipotesi potrebbe essere smentita o capovolta da un momento all’altro.
La svolta a tutta la vicenda, da pochi minuti, è arrivata dalla notizia dell’apertura di un’indagine, a carico della Procura di Roma, con l’ipotesi di reato di “sequestro a fini di terrorismo”. Ipotesi sostenuta dal procuratore aggiunto Ionta, ma ancora da confermare. E che, se confermata, aprirebbe scenari molto più preoccupanti.
I contorni del rapimento infine iniziano a prendere forma grazie alle prime testimonianze raccolte in loco. Secondo quanto hanno raccontato anziani presenti sul luogo del rapimento circa sei uomini armati hanno fatto irruzione alle prime ore del mattino nell’albergo dove alloggiavano i volontari, nella citta’ di Awdegle, 65 chilometri a sud di Mogadiscio. “Ho sentito una sparatoria per circa cinque minuti… sono corso via e ho visto gli italiani e il loro collega bendati con uomini armati che gli camminavano accanto”, ha detto all’agenzia stampa tedesca Dpa Mohamed Hassan Hagi, un anziano della città. Parrebbe inoltre, secondo fonti sempre locali citate dall’agenzia tedesca, che i cooperanti avessero già subito un tentativo di rapimento nell’albergo il mese scorso, durante il quale erano morti due guardie del corpo e un assalitore.
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