Mondo

Somalia: dietro lo scontro gli Usa?

A denunciare una regia americana dietro alla coalizione dei ''warlords'' che all'inizio dell'anno hanno lanciato l'attacco anche analisti ed esperti Usa citati dal Washington Post

di Paolo Manzo

Iniziati lo scorso febbraio, esattamente una settimana prima della prima riunione in territorio somalo del nuovo parlamento di Baidoa, gli scontri tra le Corti Islamiche e l’Alleanza per la restaurazione della pace e l’antiterrorismo sono tra i piu’ sanguinosi e violenti registrati nell’ultimo decennio a Mogadiscio. Ed a molti sono apparsi la concretizzazione dei peggiori timori dei somali dopo l’11 settembre, cioe’ che il loro paese da oltre un decennio in preda all’anarchia ed in mano ai signori della guerra potesse divenire un nuovo palcoscenico per la guerra globale tra le forze anti-terrorismo sostenute dagli Stati Uniti ed i simpatizzanti di al Qaeda. Le Corti Islamiche – che oggi hanno annunciato di aver preso il controllo dell’intera Mogadiscio, costringendo alla fuga i signori della guerra dell’Alleanza ed annunciando la fine dei combattimenti – negano ogni collegamento con la rete terroristica e rigettano le accuse di dare rifugio ai militanti stranieri di al Qaeda. Fondate come un movimento popolare da uomini d’affari locali stanchi di vivere in una citta’ senza legge, le Corti hanno l’obiettivo dichiarato di imporre la sharia a Moagadiscio. Dove il mese scorso si e’ assistito all’agghiacciante spettacolo di un adolescente che pugnalava a morte l’assassino del padre, secondo quanto sancito della sentenza del tribunale islamico. Nonostante questo, le Corti hanno ottenuto il sostegno di molti abitanti della travagliata citta’, disposti a sostenere chiunque possa garantire un minimo di ordine dopo anni di anarchia. Ma e’ indubbio, sottolineano analisti citati dal sito della Bbc, che queste milizie islamiste ricevano fondi ed armi dall’esterno, ed alcuni puntano il dito verso l’Arabia Saudita altri verso ricchi sostenitori dell’estremismo islamico. L’Alleanza accusa le Corti di essere responsabili di una serie di assassinii politici e di dare rifugio ad un sudanese, noto con il nome di Zuweydan, inserito nelle liste americane dei ”wanted” per terrorismo. E ricercato negli Stati Uniti e’ anche uno degli esponenti di spicco delle milizie, lo sceicco Hassan Dahr Aweys, che in una recente intervista alla Bbb ha epresso la sua solidarieta’ per i ”mujahedin” n che rispondono” agli attacchi americani ed i loro alleati nel mondo, pur negando l’esistenza di campi di addestramento per i terroristi nel paese. A denunciare una regia, soprattutto finanziaria, americana dietro alla coalizione dei ”warlords” che hanno all’inizio dell’anno lanciato l’attacco contro le formazioni islamiste, non solo, naturalmente, le Corti stesse ma anche esponenti del governo di transizione somalo e analisti ed esperti americani citati, per esempio, in un recente articolo del ”Washington Post”. Da parte sua Washington, non ha mai smentito ne’ confermato queste notizie, limitandosi a far affermare ai suoi portavoce che gli Stati Uniti sono pronti a ”lavorare con individui responsabili nella lotta al terrorismo” nella regione. Ed a riaffermare la sua preoccupazione che la Somalia, paese praticamente senza legge, possa diventare un rifugio per le reti terroristiche. Timori in effetti espressi sin dai giorni immediatamente successivi all’11 settembre, quando da piu’ parti si temeva che la guerra al terrorismo lanciata da George Bush potesse comprendere anche un fronte somalo. E nel dicembre del 2002 e’ stata creata un’unita’ speciale di anti-terrorismo per il Corno d’Africa con sede a Gibuti. Il presidente somalo Abdullah Yusuf ed il premier Ali Mohammed Gedi hanno piu’ volte chiesto a Washington di considerare il governo somalo e non i signori della guerra i partner per la lotta contro il terrorismo. ”Chiaramente abbiamo lo stesso obiettivo di stabilizzare la Somalia, ma gli Stati Uniti stanno utilizzando canali sbagliati” ha detto recentemente Gedi che oggi ha deciso di licenziare dal governo di transizione quattro signori della guerra – la cosidetta banda di Mogadiscio – considerati i principali esponenti dell’Alleanza anti-terrorismo.


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