Housing

Soluzioni cooperative per la crisi abitativa di Milano

La crisi abitativa a Milano richiede soluzioni innovative e in questo senso le cooperative, con modelli di proprietà indivisa, possono offrire alloggi accessibili senza la necessità di capitali iniziali. Simone Zambelli, assistente sociale di Fondazione Arché, spiega come promuovere il valore sociale dell'abitare

di Simone Zambelli

A
ll’inizio del mese di luglio 2024, a Milano, ha fatto scalpore la notizia che il Villaggio Olimpico in zona Ripamonti, che ospiterà gli atleti per le Olimpiadi Invernali, una volta conclusa la manifestazione diventerà un grande convitto universitario. La sorpresa e l’indignazione sono scaturite dal fatto che il costo per una stanza potrà arrivare ad oltre 1.000 euro al mese: un costo
estremamente oneroso e, di fatto, in linea con il mercato. Questo episodio è emblematico delle sfide che la città sta affrontando in termini di accessibilità abitativa e giustizia sociale.

Milano, città simbolo del dinamismo e dell’innovazione, corre a due velocità. Da una parte vediamo una città che si arricchisce sempre di più, con quartieri lussuosi e nuovi grattacieli che definiscono lo skyline. Dall’altra, c’è una Milano stanca e affaticata, dove la povertà cresce e l’accesso alla casa diventa un miraggio per molte persone.
Le case popolari sfitte a Milano sono più di 12mila e nella Città Metropolitana, gli alloggi non allocati arrivano a quota 15mila. Nonostante l’elevato numero di case disponibili, oltre 10mila famiglie risultano ancora in lista d’attesa per un alloggio popolare. Questa inefficienza nella gestione si scontra con un mercato degli affitti in costante ascesa.

Nel primo trimestre del 2024, il costo medio dell’affitto nel centro di Milano è aumentato dell’1,59%, raggiungendo i 384 euro al metro quadro annuo. Per un appartamento di 55 metri quadri, questo si
traduce in un esborso mensile di 1.760 euro, mentre per uno di 100 metri quadri la cifra sale a 3.200 euro al mese.


Nel nostro lavoro quotidiano come Fondazione Arché Onlus, ci confrontiamo con il dramma abitativo delle donne che assistiamo. Dopo aver concluso il percorso in comunità o in semi-autonomia, il problema principale rimane l’accesso alla casa. Senza un capitale iniziale derivante dalla famiglia di origine, il diritto alla casa a Milano è spesso compromesso, lasciando queste donne in una situazione di vulnerabilità e precarietà.

Questa crisi abitativa richiede soluzioni innovative e solidali. Le case di Cooperativa rappresentano uno strumento fondamentale per riequilibrare il mercato. La tradizione cooperativa, con modelli come la proprietà indivisa, può offrire una via d’uscita a questa impasse, garantendo abitazioni accessibili senza la necessità di cospicui capitali iniziali. Queste iniziative mettono al centro il
valore sociale dell’abitare, contrapposto alla mera speculazione immobiliare.

Il ruolo del pubblico e del Terzo Settore è cruciale per affrontare questa crisi. È necessario un impegno concreto da parte delle istituzioni per la redistribuzione delle risorse e per la promozione di politiche abitative inclusive. Il Terzo Settore, con la sua capacità di mobilitare energie e idee, può
agire come ponte tra le esigenze della popolazione e le soluzioni praticabili.
È ora che Milano torni ad occuparsi anche dell’altra parte, quella stanca e affaticata, riducendo le disuguaglianze e ambendo ad essere una città più giusta e inclusiva. Promuovere la redistribuzione della ricchezza e garantire l’accesso all’abitazione per tutti è un passo fondamentale in tal senso, ed è urgente intraprenderlo al più presto.

Simone Zambelli è assistente sociale a Fondazione Arché

Nella fato di apertura, di  Alessandro Bremec/LaPresse, case popolari nel quartiere del Giambellino. La foto di Zambelli è dell’ufficio stampa di Fondazione Arché.

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