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Soltanto “volontari” nelle organizzazioni di volontariato

L’unica tipologia di ente che esclude il pagamento dei propri associati è l’organizzazione di volontariato, che si regge sul lavoro gratuito dei propri associati e volontari

di Carlo Mazzini

Vorrei sapere se un?associazione senza fini di lucro (non onlus) può retribuire i propri soci per i servizi prestati. In caso di risposta affermativa vorrei sapere quale legge cita tale possibilità. Tutti lo fanno, ma se chiedo a qualcuno il perché mi risponde «perché funziona così». email firmata

L?unica tipologia di ente che esclude il pagamento dei propri associati è l?organizzazione di volontariato, che si regge sul lavoro gratuito dei propri associati e volontari, e che può prevedere un apporto esterno limitatamente «al loro regolare funzionamento o» per «qualificare l?attività da esse svolta». Dove il pagamento dei propri associati non sia escluso (in tutti gli altri casi: onlus, Aps, ecc.) è da intendersi consentito, sempre che non si superino limiti solo in parte visibili.

Iniziamo con quelli visibili, cioè espressi dalla norma. In tema di distribuzione indiretta di utili, le regole onlus sono da applicarsi alla generalità degli enti di tipo associativo (circ. 168E/98). Mi riferisco all?art. 10, c. 6, dlgs 460/97. Qui si dice che ove io venda a soci e loro familiari beni e servizi a condizioni più favorevoli; ove io acquisti da chiunque beni o servizi (anche consulenze) a un valore maggiore di quello normale; ove io corrisponda: emolumenti al cda superiori a una certa somma; interessi superiori a 4 punti rispetto il Tus per finanziamenti ottenuti; a dipendenti (soci o non soci) stipendi superiori del 20% il valore definito dai Ccnl; ove tutto questo (o uno solo di questo) si verificasse, sono sospettabile di aver effettuato una manovra becera o malaccorta, che induce a pensare i terzi che abbia costituito l?organizzazione per dividere tra me e i miei sodali gli utili ottenuti dall?organizzazione stessa. Queste prime indicazioni di non oltrepassare certi limiti possono esserci d?aiuto per iniziare a misurare la larghezza della carreggiata.

Altri limiti sono meno visibili, ma intuibili, anche se non sono scritti da nessuna parte. Un primo limite è il seguente: non è, a parer mio, accettabile un?associazione che si dice senza scopo di lucro e che paga tutti i (o gran parte) suoi soci per prestazioni che essi rendono a terzi per il tramite dell?associazione stessa.

Non metto in dubbio la liceità dell?attività dei soci e dell?associazione; dico solo che hanno costituito un?associazione con scopo di lucro. L?espressione senza scopo di lucro non è da riferirsi all?associazione ma a chi la compone e a chi all?interno di essa prende decisioni. Un secondo limite è questo: chi prende decisioni può avere alternativamente due profili, istituzionale (componente del consiglio direttivo) o direzionale (segretario generale ecc.). Ambedue i profili possono ambire a un risultato economico personale, ma il primo può vedersi riconosciuto solo dei gettoni di presenza, mentre il secondo non deve, a mio avviso, ricoprire anche il primo profilo, pena un perenne conflitto di interesse difficile da risolvere e spiegare all?esterno.

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