Politica

«Solo una tosatura ci salverà»

Intervista senza peli sulla lingua a Maurizio Ferrera, uno dei maggiori esperti di welfare italiani

di Maurizio Regosa

La metafora è agreste, ma l’idea la rende: «Tosare le pensioni in pagamento e i diritti pensionistici di chi è prossimo al ritiro». È la ricetta di Maurizio Ferrera, docente di Scienze politiche, secondo cui «i percettori attuali di vitalizi molto generosi sono gli unici cui si può chiedere un contributo». Una proposta simile a quella avanzata da Vita, nell’editoriale del numero 27. «In questo modo», prosegue il professore, «si libererebbero risorse per accrescere l’impegno nei confronti degli investimenti sociali che ora non possiamo finanziare: formazione, politiche attive del lavoro, famiglia, lotta all’esclusione».
Perché il nostro welfare non funziona?
Per due ragioni. Anzitutto una distorsione funzionale: iperprotegge la vecchiaia e sottovaluta gli altri rischi. E poi una distorsione distributiva: la spesa sociale tende a concentrare gli interventi su alcune categorie del mercato del lavoro come i contratti a tempo indeterminato, escludendo gli altri.

La manovra incide su questo fronte?
Negli ultimi anni non abbiamo fatto nulla. La correzione sulla spesa pensionistica è stata fatta rimandando i costi sulle generazioni future. Sono stati “risparmiati” tutti coloro che nel 1995 avevano 18 anni di contributi. Stanno andando in pensione ora (e ci andranno ancora per una decina di anni) con vitalizi calcolati con il metodo retributivo. Un regalo.
Quali le conseguenze?
Pensioni molto basse per i giovani. È vero che bisogna aumentare le pensioni, ma riformandole in modo che ci sia maggiore equità. Operazione che si può fare per chi andrà in pensione verso il 2040-50. I giovani rischiano di essere stritolati da una forbice: da una parte le passate riforme che però hanno risparmiato i loro “padri”, dall’altra i tagli.
Il Censis l’ha definita «una bomba ad orologeria»…
Per disattivarla c’è una via sola: tosare le pensioni in pagamento e i diritti pensionistici di chi si avvicina al ritiro. Una pensione di 1.400 euro lordi è una pensione da fame? Dipende…
Da cosa?
Ci sono centinaia di migliaia di dipendenti pubblici che percepiscono le baby pensioni al di sotto dei 55 anni. Blocchiamogliele. Non le possiamo togliere, ma possiamo non rivalutarle finché non raggiungono il diritto anagrafico. Di sicuro hanno un altro lavoro, come del resto molti autonomi: vanno in pensione, in media a 59 anni, e continuano a svolgere la professione. In ogni caso bisogna intervenire sulle pensioni di anzianità e decidere che servono 40 anni di contributi e 65 di anzianità. Alzare l’età di un anno genera circa 12 miliardi di risparmio all’anno. Se l’alziamo di due arriviamo a 25 miliardi. Poi naturalmente c’è la lotta all’evasione che però che non dà frutti immediati.

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