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Solo pochi giorni fa l’ultimo allarme sulla cementificazione

Lunedì le associazioni hanno lanciato la campagna "Salviamo la Sardegna", contro il piano paesaggistico di Cappellacci. Coldiretti: "306 comuni a rischio". WWF: tragedia annunciata

di Silvano Rubino

"Il nuovo Piano paesaggistico della Sardegna stravolge il precedente e vuole annullare le tutele del territorio". Il grido d'allarme è stato lanciato solo pochi giorni fa, a Cagliari, quando ancora la furia devastatrice di Cleopatra non aveva tragicamente messo in luce la fragilità del territorio sardo. A lanciarlo erano stati  Legambiente, Wwf, Italia Nostra, Fai e Inu

Qualche giorno prima la Giunta Cappellacci aveva proceduto alla “approvazione provvisoria e preliminare” dell’ “Aggiornamento e revisione  del Ppr del 2006”  e subito Legambiente Sardegna ha detto che "siamo in presenza non di una revisione ed aggiornamento ma sostanzialmente di un nuovo Piano paesaggistico regionale, soprattutto nella parte normativa, che stravolge il Ppr del 2006".

 "Il nuovo Piano paesaggistico della Sardegna stravolge il precedente e vuole annullare le tutele del territorio", avevano sostenuto gli ambientalisti. "Emerge un vivo allarme – avevano spiegato in un documento – perché viene in gran parte ripristinata la disciplina edificatoria precedente Piano del 2006 (varato durante la Giunta Soru) anche per le zone turistiche della fascia costiera e per  vaste zone agricole consentendo interventi di edificazione residenziale su lotti minimi anche di un ettaro".
 
 Questo in una Regione, come rileva Coldiretti, dove a ben 306 comuni (l’81% del totale) hanno porzioni del proprio territorio ad elevato rischio idrogeologico per frane ed alluvioni. “Una situazione rappresentativa dell’intera situazione nazionale dove si moltiplicano gli eventi estremi e catastrofici per effetto dei cambiamenti climatici tanto che – sottolinea la Coldiretti – sono ben 6.633 i comuni italiani in cui sono presenti aree a rischio idrogeologico, l’82% del totale”.
 
 Il nuovo piano di Cappellacci, presentato con lo slogan “La Sardegna dei sardi liberi di decidere sulla propria terra e sul paesaggio”, secondo Legambiente, "invece  di proporre ai comuni di completare il loro iter  pianificatorio  si consente in via transitoria, prima della redazione del Puc, anche di realizzare lottizzazioni bloccate da oltre 10 anni fa e la possibilità di realizzare in tutte le aree, compresa la fascia costiera, ampliamenti del 15%. Una prima conseguenza sarà la sospensione della  attività  pianificatoria dei comuni. In pratica verrebbe consentita  la potenziale emersione di potenzialità edificatorie che nel 2003 era stato valutata in circa 15 milioni di metri cubi".

 "Il probabile aumento delle temperature potrebbe portare in Europa a inondazioni più frequenti ed intense. Ma quello che sta accadendo non è solo per colpa dei cambiamenti climatici", spiega Gian Vito Graziano, Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi. "l'urbanizzazione sfrenata, ha eroso dal 1985 ad oggi ben 160 km di litorale. I numeri recentemente pubblicati nell'Annuario dei Dati ambientali 2012 dell'ISPRA parlano chiaro: se in Italia per oltre 50 anni si sono consumati in media 7 mq al secondo di suolo, oggi se ne consumano addirittura 8 mq al secondo.   Significa che ogni 5 mesi viene cementificata una superficie pari a quella del comune di Napoli e ogni anno una pari alla somma di quelle dei comuni di Milano e di Firenze".

In Sardegna, quindi, "si consuma l’ennesima tragedia annunciata", denuncia il WWF in una nota: l’autorità di bacino regionale della Sardegna, nel Piano di Assetto Idrogeologico del 2006, evidenziava quali “cause principali di esondazione” l'interazione tra infrastrutture di trasporto e reticolo idrografico, unitamente ad una scarsa manutenzione fluviale”, riportando che “su 1055 casi di pericolosità, oltre la metà delle cause deve ascriversi a insufficienza della luce libera sotto i ponti, per il 32%, e a scarsa manutenzione fluviale, per il 19%”. I 459 millimetri di pioggia caduti in poche ore sono un fatto eccezionale ma la responsabilità delle vittime, soprattutto in prossimità dei ponti o di altre infrastrutture viarie va ricercata nella mancanza di manutenzione e prevenzione rispetto ad un evento, peraltro, annunciato".
 
"Ora in Sardegna, ma prima è stata Genova, la Versilia, la Lunigiana, la Valtellina, il Po, le fiumare calabre e campane e comunque in tutta Italia le cause sono precipitazioni sempre più intense per i cambiamenti climatici in atto", scrive il WWF, "in un territorio ogni anno reso più vulnerabile dal consumo di suolo, dalla canalizzazione dei fiumi e da una politica che non prende sul serio la prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico e continua ad affidarsi solo ad interventi che rispondono solo a logiche di emergenza e che risultano spesso inefficaci e controproducenti".

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