Economia

Solo l’11% delle aziende usa i social network per la csr

Facebook e Twitter sono snobbati dalle imprese italiane che pubblicano bilanci sociali. A rivelarlo è il workshop organizzato da Csr Manager Network

di Lorenzo Alvaro

Le aziende che pubblicano il bilancio sociale sono poco preparate a cogliere le opportunità del web e, in particolar modo, dei social network. Basti pensare che il 42% delle imprese segnala una presenza corporate sui social media e l'11% si distingue per l'uso attivo di Twitter e Facebook per la Csr. È quanto emerso in occasione del workshop organizzato a Milano dal Csr Manager Network, l'Associazione dei responsabili della sostenibilità delle maggiori imprese italiane, che ha promosso un incontro di approfondimento tra manager della csr ed esperti della comunicazione web secondo la formula del “social media clinic”.

Dai dati elaborati appositamente per l'incontro da Lundquist e tratti dal Csr online Awards, primo progetto europeo di ricerca esclusivamente dedicato alla comunicazione online sulla Csr, emerge un quadro poliedrico. Tra le 100 imprese italiane quotate e non quotate analizzate dall'indagine in quanto pubblicano bilanci sociali o di sostenibilità si evidenzia che: il 40% comunica obiettivi di Csr; il 36% affronta il tema del cambiamento climatico; il 31% pubblica posizioni sui diritti umani.

Guardando all'Europa, il quadro è lievemente differente: il 76% indicano una presenza corporate sui social media (contro il 37% del 2011); il 16% utilizza Twitter e Facebook per la Csr e 10 aziende utilizzano attivamente entrambi i canali (Danone, Enel, Ericsson, Iberdrola, Philips, Shell, Schneider Electric, Telecom Italia, Telefonica and Unilever). Per quanto riguarda alcuni dati specifici relativi alla comunicazione Csr sui siti corporate, secondo le analisi di Lundquist , 1 azienda italiana su 3 spiega le proprie strategie sul cambiamento climatico attraverso il web, nel 41% dei casi la propria posizione sulla diversity, ma solo il 3% da voce ai propri stakeholder e nel 36% dei casi non fornisce contatti Csr.

Per una comunicazione efficace e trasparente, Key2know ha preparato un decalogo:

  1. Non vendere, ma condividere;
  2. Ascoltare, ossia verificare di cosa vogliono parlare le persone e cosa condividono per impostare i propri contenuti;
  3. Avere una strategia, ossia definire in tempo le scelte di base, ricordando che la Csr deve vivere sui social media costantemente e non una volta l'anno;
  4. Iniziare dall'interno, verso il social team aziendale, e verso il target;
  5. Farsi sentire, e prestare massima attenzione al greenwashing.
  6. Aumentare il proprio potenziale di comunicazione sinergizzando con altri e coinvolgendo i propri stakeholder;
  7. Costruire una rete, 'motivando' prima di tutti gli altri, gli opinioni leader, che siano colleghi o stakeholder
  8. Ricorrere al crowdsourcing, ossia imparare dagli altri;
  9. Innescare conversazioni, soprattutto su piattaforme che prediligono la formula delle domande, come ad esempio Twitter;
  10. Farsi vedere, con immagini e soprattutto contenuti video.


I social media, spiega Fulvio Rossi, presidente del Csr manager network, «possono accrescere enormemente le possibilità per l'impresa di coinvolgere gli stakeholder in modo più maturo ed esteso. I dati segnalano che le aziende, a cominciare da quelle associate al nostro Network, sono sempre più attente a questi strumenti che nel futuro consentiranno alle imprese di svolgere anche un ruolo di abilitatori di cambiamento e innovazione sociale».

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