Economia

Solo in un’azienda italiana su 5 iniziative “rosa”

Il dato è di una ricerca dell’Osservatorio nazionale sulla salute della donna

di Redazione

Donne “acrobate” divise tra casa e lavoro, fra i doveri di madre e moglie e quelli di operaia, impiegata o manager, ma ancora troppo sole con buona pace delle tante promesse e del dibattito sempre più caldo sulle quote rosa. Secondo un’indagine presentata oggi a Milano da Onda (Osservatorio nazionale sulla salute della donna), condotta su 130 aziende italiane di medie-grandi dimensioni in cui la percentuale di dipendenti donne sfiora il 40%, nel 2010 meno di un’impresa su 5 (18%) ha realizzato iniziative di sostegno o di sensibilizzazione al femminile, e solo una su 4 (24%) ne ha pianificate per il 2011. Dalla fotografia scattata su ‘L’industria delle donne’ risulta dunque che nel nostro Paese c’è ancora molto da fare per arrivare a un ambiente di lavoro davvero a misura di donna. Un obiettivo al quale punta per esempio il gruppo Bosch, protagonista di una seconda ricerca promossa da Onda e proposto come esempio virtuoso grazie al progetto ‘Bosch in rosa’. La doppia indagine, illustrata alla presenza, fra gli altri, dell’assessore alla Salute del Comune di Milano Giampaolo Landi di Chiavenna, è stata condotta da Onda con il sostegno di HR Community Academy.

Il 68% delle 130 aziende valutate nella prima indagine si è impegnato nel 2010 a sensibilizzare in generale i dipendenti alla cultura della salute, con iniziative rivolte alla promozione di uno stile di vita sano (alimentazione corretta, lotta a fumo, alcol e droga) e dell’attività fisica (convenzioni con palestre), con campagne di screening e visite gratuite interne o fuori sede.

Eppure, analizzando nel dettaglio le iniziative, alla salute delle donne che pure rappresentano una ‘fetta’ consistente degli organigrammi aziendali (quasi il 40%) è rivolta meno attenzione (18%), pur a fronte di una buona adesione delle dipendenti (38%) alle iniziative al femminile lanciate dalle aziende. Specie a quelle circoscritte al periodo della gravidanza e della maternità (orario flessibile, home-working, convenzioni con asili e baby-sitter), o legate alla prevenzione dei tumori femminili (visite ginecologiche).

Più limitate e meno partecipate, anche se più frequenti, sono risultate invece le campagne di prevenzione generiche come sportelli di ascolto (9%), vaccinazione antinfluenzale (5%), supporto ad attività antifumo (4%).

Nella seconda indagine, Onda ha deciso di verificare cosa chiedono le donne che lavorano nelle aziende. La ricerca ha coinvolto le 1.400 collaboratrici Bosch in tutta Italia. L’esigenza principale emersa è quella di approfondire tematiche quali disturbi dell’umore (52%) e tumori femminili a seno, utero e ovaie (67%). Da parte delle impiegate e delle donne più giovani (età media 36 anni) e senza figli, risulta una particolare attenzione verso le malattie oncologiche, l’alimentazione e le problematiche ginecologiche (gravidanza, fertilità, contraccezione). Nelle operaie, nelle donne più mature e con figli l’interesse si sposta invece verso l’area osteo-articolare.

Fra le altre cose “preoccupa constatare – afferma la presidente di Onda Francesca Merzagora – che solo una donna su 4 si sottopone a regolari esami di screening, quali pap-test, ecografie ginecologiche, visite senologiche, sempre su consiglio del medico e non per autodeterminazione, o che l’87% delle fumatrici non abbia mai parlato con un medico per cercare di smettere di fumare, o ancora che solo 2 donne su 5 svolgano regolare attività fisica, ma sotto le soglie consigliate. Occorre dunque aumentare fra le donne, anche attraverso i luoghi di lavoro, la consapevolezza alla prevenzione e la promozione del benessere con campagne di informazione generiche e di screening, la creazione di sportelli di ascolto per alcune problematiche ancora oggi sottovalutate, come ad esempio i disturbi dell’umore, e l’incentivazione ad uno stile di vita più sano”.

«Non stupisce rilevare», commenta Marco Sampietro, professore alla Sda Bocconi di Milano, «che fra le cause che più condizionano la promozione al concetto di salute tra le aziende vi sia il fattore tempo e l’aspetto economico. Infatti un’azienda, specie se di piccole dimensioni, sarà più orientata a indirizzare il proprio budget verso situazioni e attività monetizzabili. Più favorevoli allo sviluppo di queste iniziative sono invece le grandi aziende dove, per ragioni di competenze manageriali sviluppate, background internazionali, si punta su obiettivi di impatto sociale, come lo è la promozione della salute e del benessere».

La scelta di promuovere la salute delle donne in azienda «innesca un circolo virtuoso», sottolinea Giordano Fatali, presidente di HR Community Academy, «sviluppa più business e migliora il livello di competitività e il posizionamento sul mercato. Bosch ne è un esempio. Eppure alcune barriere ostacolano ancora questi investimenti (costi, tempo, difficoltà logistiche e organizzative), tanto che le aziende più sensibili sono considerate etiche o socialmente responsabili. Non rappresentano la norma, piuttosto l’eccezione. Persiste dunque un gap profondo tra ciò che un’azienda potrebbe fare e gli investimenti che vengono effettivamente messi a budget per la salute dei lavoratori. In particolare, l’attenzione rivolta al ‘gender diversity’ è troppo spesso limitata alla gestione degli eventuali periodi di gravidanza e maternità, mentre andrebbe trattata a 360 grado».

«L’obiettivo dichiarato del gruppo Bosch», evidenzia Gerhard Dambach, amministratore delegato di Robert Bosch Spa, «è quello di aumentare a livello internazionale la quota di donne manager, passando dall’attuale 10% al 15% entro il 2012. Nel 2010», ricorda il manager, «in Italia abbiamo avviato il progetto “Bosch in rosa” per sostenere le collaboratrici che lavorano sul territorio, 1.400 su circa 5.400 dipendenti, con una serie di iniziative che possano contribuire al miglioramento della loro vita lavorativa e non solo. Nel nostro percorso la partnership con Onda ha rappresentato una tappa fondamentale. Questo si è concretizzato in una ricerca per identificare le esigenze delle nostre collaboratrici in termini di salute e prevenzione, nell’offerta di strumenti di informazione e nell’organizzazione di seminari con medici specialisti. Le iniziative sono state molto apprezzate e confermano che stiamo andando nella giusta direzione».

 


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