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Solo donatori privati, che credono nel lavoro come via allo sviluppo

Onlus sotto la lente. Associazione Abb

di Redazione

Questa volta parliamo di lavoro. E se questa è forse una delle più grandi emergenze percepite in un Paese come il nostro, in cui un regime di stagnazione economica rende precario ciò che dovrebbe essere garantito dalla Costituzione, non se la passano certo meglio i Paesi in via di sviluppo, ancora alle prese, appunto, con uno sviluppo di cui si parla e si scrive, ma che ancora stenta ad arrivare.

L?entità del problema del lavoro è in questo caso quantitativamente ben diverso, ma la risposta con cui affrontarlo è sempre la stessa: la formazione. Se ne occupa Abbà – Associazione per l?adozione a distanza dell?infanzia abbandonata, fondata 15 anni fa dal domenicano padre Giuseppe Paparone e da un gruppo di persone che collaborano con lui. «Il lavoro di Abbà», spiega il presidente Stefania Bianchi, «si fonda sulla convinzione che la formazione sia il fattore chiave dello sviluppo e si basa su un preciso progetto educativo: l?accompagnamento personalizzato di ogni ragazzo durante il percorso scolastico, fino all?università, e finalizzato all?inserimento lavorativo». «In Italia», prosegue, «siamo presenti con una sede operativa a Milano, dove sviluppiamo le iniziative di sensibilizzazione, di promozione e di raccolta fondi e da dove gestiamo i progetti di adozione a distanza. I nostri soci, che sono anche i nostri principali donatori, sono distribuiti su tutto il territorio nazionale». In particolare sono tre, oltre alla Lombardia, le regioni particolarmente attive: Liguria, Lazio, Sicilia. Nel mondo, Abbà è presente con progetti di adozione a distanza e borse di studio per studenti universitari in cinque Paesi: Albania, Brasile, Camerun, Filippine, Pakistan. Sempre con un occhio attento alla specifica mission dell?associazione: lo sviluppo attraverso il lavoro, e sempre contando solo su risorse provenienti da privati.

I giovani che Abbà aiuta provengono da realtà familiari e sociali problematiche e di grande povertà ed emarginazione. Il lavoro svolto si inserisce spesso in contesti di problemi psicologici e personali che i ragazzi manifestano in conseguenza delle loro condizioni di vita. Abbà effettua un percorso di accompagnamento tagliato su misura per ciascuno, che consente di individuare per ogni ragazzo il percorso educativo e formativo più coerente e accessibile, sia attraverso corsi tecnici o professionali oppure attraverso un programma di borse di studio universitarie, in modo da permettere ai più meritevoli di proseguire gli studi. Pensando al difficile mondo del lavoro nel nostro Paese, diviso tra elevate specializzazioni sprecate e antichi mestieri in fase di estinzione, chiediamo alla Bianchi se il dilemma valga anche nei contesti del loro intervento. Meglio eccellere in un settore oppure essere eclettici e saper fare di tutto?

«È difficile dare una risposta univoca», risponde, «soprattutto tenendo conto che il mercato del lavoro attuale, a livello nazionale e internazionale, è articolato e presenta variabili diverse da uno Stato all?altro. Ciò che certamente può essere considerato elemento comune per lo sviluppo e l?inserimento dei giovani nel mercato del lavoro è, da un lato, il conseguimento di un livello medio di istruzione e, dall?altro, un buon livello di alfabetizzazione informatica. Due fattori fondamentali, soprattutto nei contesti socio-economici in cui Abbà opera, e su cui sono concentrati in misura prioritaria i nostri sforzi e le nostre azioni».

Associazione Abbàvia M.A. Bragadino, 2 – Milanotel. 02.48100073 – www.a-b-b-a.orgC.F. 97131900157


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