Mondo
Solint: chiarezza su missioni civili e militari in Iraq e Afghanistan
Le Ong di Forum Solint chiedono al Governo italiano di proseguire sulla linea di una chiara distinzione tra missioni civili e militari in Iraq e in Afghanistan
di Paolo Manzo
La decisione del Governo italiano di rinunciare alla formazione di un Provincial Reconstruction Team (PRT) a Nassiriya, in Iraq, è una scelta nella giusta direzione. Come afferma Nino Sergi, Segretario Generale di INTERSOS, una delle Ong del Forum Solint, in una nota indirizzata ai ministri degli Esteri e della Difesa, D?Alema e Parisi, e alla vice ministra per la Cooperazione, Sentinelli “non si sarebbe trattato, come è stato detto, di una missione di civili tutelata da militari, ma di una vera e propria componente della missione militare internazionale.”
I PRT, infatti, sono parte integrante della struttura militare e operano sotto il suo comando, come dimostrato dall’esperienza in Afghanistan nell’ambito dell’Operazione Enduring Freedom (OEF) per combattere il terrorismo e dell’International Security Assistence Force (ISAF) per garantire la sicurezza, alle quali il nostro paese partecipa. Non si tratta in realtà di squadre miste di civili e militari ma di militari che svolgono, in modo strumentale e finalizzato ad obiettivi militari, compiti che dovrebbero essere svolti da civili. ?Da qui – prosegue la nota – nasce l?ambiguità e la confusione che le Ong denunciano, fino ad esprimere gesti estremi come decidere di rinunciare a svolgere attività nei paesi o nelle aree in cui operano i PRT?.
L’operazione NATO/ISAF in Afghanistan – decisa in via multilaterale con l’obiettivo di assistere, con il suo accordo, l’Autorità afgana nel mantenimento della sicurezza a Kabul e, successivamente, in altre regioni del Paese – è oggi costituita prevalentemente dai PRT. Alcuni di essi sono stati ereditati dall?OEF, creando una situazione di ambiguità e di confusione tra le due missioni militari. La nota evidenzia in proposito “la priorità data al mantenimento dell’opzione unilaterale dell’Amministrazione americana nella guerra al terrorismo dell’OEF, diversamente dall?opzione multilaterale dell?ISAF?, con la conseguenza che la commistione tra le due missioni pesa non solo a livello internazionale ma anche agli occhi della stessa popolazione afgana che le identifica, scaricando su entrambe la stessa ostilità.
Le ONG del Forum Solint invitano il Governo italiano a promuovere con forza, in sede NATO, un’attenta valutazione della missione ISAF, della sua attuale specificità e dei suoi reali obiettivi, esigendo la massima chiarezza sulle finalità della missione a supporto delle Istituzioni afgane centrali e periferiche e sulla distinzione dalla guerra al terrorismo dell?OEF.
Le ONG, da sempre presenti nelle aree più difficili e isolate, operano in partnership con le popolazioni con cui vivono e possono quindi contare sulla loro tutela. Devono assolutamente ?salvaguardate la propria autonomia, indipendenza, neutralità umanitaria, distinguendo i propri compiti, spazi e attività da quelli dei militari?, altrimenti il rischio, già ampiamente sperimentato, è che le ONG vengano sovrapposte e rapidamente confuse con le forze militari.
“Le Organizzazioni umanitarie, multilaterali e non governative, hanno prodotto ormai una preziosa serie di analisi, valutazioni e proposte sul rapporto civile-militare, ma in Italia non c’è ancora stato un serio approfondimento, se non tra pochi addetti ai lavori”. “È giunto il tempo ? conclude Nino Sergi – che Istituzioni governative, politici, e ONG affrontino con serietà questo tema”. Le Ong ritengono che ognuno debba fare ?ciò per cui è preparato e formato, secondo la propria mission? e che “ogni attività di cooperazione allo sviluppo, di ricostruzione e di aiuto umanitario debba essere lasciata in mano ai civili.”
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