Non profit
Solidarietà e pallone. In campo nel nome del figlio
L'ex portiere azzurro Giovanni Galli spiega le iniziative della fondazione intitolata a Niccol
“Babbo muoviti”. Il babbo è Giovanni Galli, ex portiere di Fiorentina, Milan e della nazionale: lo aspetta un?ora di spinning. Il richiamo arriva da Camilla, sua figlia. Il 18 maggio è stata una giornata importante per la famiglia Galli: una palestra fiorentina ha organizzato il Fitness e spinning day il cui incasso sarà devoluto alla Fondazione Niccolò Galli. «La fondazione», racconta Giovanni «è nata il 9 febbraio 2002, in occasione del primo anniversario della morte di Niccolò. Ogni nostra manifestazione deve essere fonte di gioia. Questo è il modo più giusto per ricordare mio figlio».
Pensieri Mondiali
Da Pisa arrivano gli amici di Niccolò. I Mondiali sono alla porta, uno di loro non resiste a porre il fatidico quesito. «Baggio, l?avresti portato ai Mondiali?». Galli fa una smorfia: «Avrei convocato Fiore. Due anni fa è stato uno dei migliori all?Europeo. Ha avuto un?annata difficile, ma secondo me andava recuperato. In Italia la stampa non conosce l?equilibrio. Io ne so qualcosa». Il ricordo di Messico 86 brucia ancora. «Purtroppo quel Mondiale fu caratterizzato dalla snervante altalena tra me e Tancredi. Psicologicamente ero sfinito!» Da un Mundial all?altro: Spagna 82. Un?esperienza unica. Un gruppo unito contro tutti. «L?immagine più bella è legata al dopo partita: non avevo mai visto sventolare tante bandiere tricolori», ricorda l?ex portiere. E il prossimo, che Mondiale sarà? «La grande favorita è l?Argentina, poi l?Italia e la Francia, con il Brasile un passo più indietro. Certo se si affermasse una squadra africana sarei felicissimo, anche se, nonostante i progressi, non penso che Senegal o Camerun siano attualmente da podio».
Il ruolo della fede
Il Mondiale è vicino, ma presto il ricordo di Niccolò torna a riempire le frasi del papà. Si rimane colpiti dal rivedere nello sguardo di Giovanni la stessa luce, nonostante l?immenso dolore. Ma la fede, in questo caso, gioca un ruolo fondamentale: «Io e mia moglie non abbiamo vissuto la perdita di Niccolò come una punizione. Ci siamo sforzati di capire il messaggio del Signore».
C?è tanta gente in palestra. «Abbiamo avuto manifestazioni di affetto e amicizia incredibili», è sempre Giovanni che parla, «sia da persone famose come Panariello, sia da gente comune». Giovanni parla di Niccolò al presente. La fondazione lo impegna molto. Gli obiettivi sono importanti e le iniziative si rincorrono, a partire dal primo Memorial Niccolò Galli. E poi altre idee, come il progetto di una palestra, sempre a Firenze, che accolga almeno un ottantina di ragazzi portatori di handicap.
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