E’ incredibile quello che è successo due giorni fa a Lamezia Terme. Due auto utilizzate da due persone con disabilità sono state manomesse. I freni sono stati tranciati di netto, sotto la vettura. Le due vetture erano parcheggiate all’esterno della sede della Cooperativa Progetto Sud. Una via che ha una pendenza ripidissima. “L’autovettura della Coppedè, come quella dell’altra ospite della comunità che di solito si muove accompagnata dal marito – leggo in un comunicato emesso poche ore fa dall’ufficio stampa di Aisla e Uildm – era infatti parcheggiata nell’area circostante la sede della comunità di via Conforti. Una grande casa che come unica via d’accesso ha una stradina molto ripida. Solo poche decine di metri con un’accentuata pendenza che, in questo caso, si sarebbero potute rivelare fatali per un’auto con i freni guasti”. La notizia è stata pubblicata da “La Gazzetta del Sud” e ripresa dal portale della Fish Superando.it .
Non ho parole. Conosco Nunzia da tanti anni. Una combattente nata, da quando è cresciuta al Cottolengo di Roma, pur avendo solo una disabilità fisica, le conseguenze di una patologia che le ha fortemente ridotto l’uso delle braccia. Ma sulla sua sedia a rotelle gira il mondo per diffondere i principi della vita indipendente, e per organizzare servizi a favore delle persone svantaggiate, soprattutto in Calabria, soprattutto rompendo le scatole a tutti i poteri incrostati. Naturale che lei e la cooperativa, diretta da un sacerdote bresciano, Giacomo Panizza, abbiano dato fastidio ad ambienti contigui alla criminalità locale, che non ha bisogno di presentazioni.
Nunzia è ancora sotto choc. Non ha idea di chi possa essere stato così cinico e così crudele da manomettere le auto destinate al trasporto di due persone in sedia a rotelle. I carabinieri stanno indagando, e spero che lo facciano bene, con cura, con la massima cura. Ma è indispensabile che questa vicenda vergognosa e preoccupante non cada nel silenzio e nell’indifferenza dell’opinione pubblica e dei media. Al momento nessuna eco all’articolo della Gazzetta del Sud. Ci proviamo noi a smuovere il silenzio. Che vergogna.
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