Formazione

Soli nella lotta al virus che uccide

Racconta Luigi Mazzucato: "Siamo ricchi di risorse umane. Ma siamo in rosso con le risorse finanziarie. Il ministero ci ha dimenticati"

di Emanuela Citterio

Sono 15 medici coraggiosi. Sono i volontari di Cuamm – Medici con l?Africa che hanno scelto di restare in Angola dopo l?epidemia del morbo di Marburg, costata la vita il 23 marzo scorso alla pediatra italiana e loro collega Maria Bonino. Otto di loro, medici e infermieri, si trovano nella provincia di Uige, tuttora epicentro della diffusione del virus della stessa famiglia dell?Ebola. In Italia è calato il silenzio, ma l?epidemia miete decine di vittime, soprattutto tra i bambini. E più del previsto, perché l?indice di mortalità del Marburg, normalmente del 30%, in questo caso si è attestato al 90%. Cuamm – Medici con l?Africa, l?organizzazione cui apparteneva Maria Bonino, da un cinquantennio nel continente africano, è l?unica organizzazione non governativa presente a Uige. Dopo i controlli in Italia, la maggior parte dei medici e infermieri in servizio ha scelto di ritornare in Angola, e altri 5 volontari sono partiti. Ma ora, l?organizzazione di medici volontari – che nel 1972 fu la prima ong italiana ad essere riconosciuta dal ministero Affari esteri – decide di rompere il silenzio e lancia un grido d?allarme. A parlare è Luigi Mazzucato, da ben 50 anni direttore direttore di questa straordinaria ong. Vita: Quindici dei vostri medici volontari si trovano in Angola. Molti ci sono tornati dopo la morte di Maria Bonino. Come sta vivendo questa emergenza? Luigi Mazzucato: Con grande sofferenza, conoscendo le persone. Conoscevo bene anche Maria. È un momento difficile, prima di tutto perché è morta una persona a cui eravamo affezionati. A giugno avrebbe concluso il suo incarico di responsabile della pediatria all?ospedale di Uige e si era già resa disponibile per un altro incarico in Etiopia. Vita: Perché il vostro grido dall?allarme? Mazzucato: Il virus continua a fare vittime, serve materiale sanitario per contenere l?epidemia, ma gli aiuti sono pochi. Noi siamo responsabili dei medici e infermieri che lavorano in Angola, dobbiamo fare in modo che abbiano i mezzi sufficienti per proteggere se stessi e il personale locale e per dare l?aiuto necessario. In questi casi si usa moltissimo materiale di protezione: guanti, mascherine, occhiali vanno subito bruciati per evitare il diffondersi del virus. Chi ci conosce sa che siamo schivi nel chiedere aiuti, ma ora dobbiamo rispondere a questa emergenza gravissima, e le nostre risorse sono scarse. Vita: Chi ha aiutato, finora? Mazzucato: L?ambasciata italiana ha dato un primo aiuto per l?acquisto di farmaci e materiale. La Regione Veneto sta organizzando un cargo, ma non sappiamo ancora quando potrà partire. Abbiamo deciso di allargare l?appello in tutte le direzioni. Vita: Nel Cuamm si nota una notevole ricchezza di risorse umane. A fronte c?è una difficoltà, sembra di capire, ad andare avanti dal punto di vista finanziario? Mazzucato: Lo confermo. Vita: Colpa dei tagli alla cooperazione? Mazzucato: Le posso dire esattamente di quanto ?siamo fuori? con il ministero degli Affari esteri. Abbiamo presentato una ventina di rendiconti di attività già svolte, che il Mae si era impegnato a finanziare. Lo scoperto è oggi di un milione 127mila euro. Vita: Sta dicendo che il Mae vi deve oltre un milione di euro? Mazzucato: Sì. E noi non abbiamo cassetti con fondi di riserva. Perché il nostro stile è sempre stato quello di impegnare tutto nelle nostre attività. Vita: Ma non esistono fondi di emergenza cui fare appello in casi come questo? Mazzucato: Credo di sì, ma non si riesce a sapere quanti sono e come sono utilizzati. Vita: Da quanto tempo è direttore del Cuamm? Mazzucato: Dal 1955. Vita: È stato lei il fondatore? Mazzucato: Non proprio. Il Cuamm è nato nel 1950 dall?iniziativa di un laico, il dottor Francesco Canova. Aveva lavorato come medico volontario per 10 anni in Giordania, e la sua idea era quella di creare una facoltà di medicina per il terzo mondo. È nato poi un collegio di studenti universitari con l?appoggio della diocesi di Padova. Nel 72 il Cuamm è stata la prima ong a essere riconosciuta dal Mae. C?era Aldo Moro ministro degli Esteri. Vita: Avrà visto passare moltissime persone in questi anni? Mazzucato: Sì, è così. Con il Cuamm sono partite più di 1.300 persone: chi per due anni, chi per cinque o dieci, alcuni per tutta la vita. E poi ci sono tutte le persone passate di qui per i corsi di formazione. Le relazioni sono moltissime. Vita: Quanti medici e infermieri sono al momento in Africa? Mazzucato: Esattamente 85. Vita: Conosce tutti? Mazzucato: Be?, sì. Ma ricordo anche tutti quelli che sono passati negli anni precedenti. Ogni tanto vado a rivedermi l?elenco. Per non dimenticarli. Vita: Cosa ricorda di Maria Bonino? Mazzucato: Era una persona con uno spirito di dedizione straordinario, che aveva fatto una scelta di vita per la cura dei bambini. E per l?Africa. Tanto che una volta disse a sua madre che se fosse morta avrebbe voluto essere seppellita là. Lavorava da 11 anni con noi: due incarichi in Tanzania, due in Uganda, un periodo in Burkina Faso. Dal marzo 2003 era in Angola. Vita: Perché Maria aveva scelto l?Africa? Mazzucato: Teneva molto ai poveri e ai bambini. Sentiva l?Africa come continente dimenticato, il simbolo in qualche modo del bisogno e della sofferenza. La sua era una scelta molto motivata. Diceva che aveva scelto di servire il prossimo. In Angola gestiva un reparto con 11mila bambini accolti l?anno. Non è cosa da poco, in un contesto come quello. Il fatto che il reparto di pediatria fosse sempre affollato dipendeva anche dalla stima che lei godeva, dalla passione che ci metteva, dalla fiducia che creava nelle persone. Quando si è resa conto del virus, strappava i bambini dalle braccia delle mamme per non far ammalare anche loro. Vita: Perché il Cuamm ha scelto di concentrare il suo impegno in Africa? Mazzucato: Abbiamo deciso di chiamarci Medici ?con? l?Africa e non ?per? l?Africa, con l?idea di condividere con questo continente gli sforzi per migliorare le condizioni di salute della sua gente. Il nostro criterio è operare sul lungo periodo, per lo sviluppo, piuttosto che nell?emergenza. Non siamo attrezzati ad affrontare crisi acute. Ci troviamo dentro alle emergenze, come in questo caso, e facciamo tutto il meglio che possiamo. In alcuni Paesi siamo presenti da 40 anni: collaboriamo cercando di costruire strutture, di far funzionare i servizi, di sostenere le direzioni sanitarie locali, dai centri sul territorio fino al ministero e all?università. Vita: Quali sono i vostri criteri? Mazzucato: Puntiamo a formare risorse umane locali e a utilizzare soluzioni appropriate, invece di importare mezzi dall?Italia. I servizi devono essere sostenibili e accessibili a tutti. Abbiamo imparato che è inutile costruire strutture costosissime se poi diventano ingestibili. Vita: Come scegliete le aree di intervento? Mazzucato: Cerchiamo di andare nelle zone più povere. Vita: Al prossimo G8 Blair lancerà un nuovo piano per l?Africa. Non le sembra che di questo continente si parli sempre in termini di aiuto, e quasi esclusivamente di carattere economico? Mazzucato: È verissimo. Tuttavia, che gli Stati rapportandosi all?Africa pensino in termini economici, lo capisco. E può darsi vada bene. Bisogna però capire come distribuirli, gli aiuti, perché si rischia di non favorire come si dovrebbe lo sviluppo. Si possono fare anche danni, come è già successo in Africa. Perché magari gli aiuti vengono gestiti male, e possono anche alimentare la corruzione. Vita: Cosa servirebbe? Mazzucato: Un aspetto chiave è l?impiego delle risorse umane, la formazione del personale locale, la costruzione di sistemi che possono funzionare. I problemi non si risolvono solo con gli aiuti, ma affrontando le questioni di fondo relative alla giustizia e all?equità dei rapporti economici. Altrimenti i Paesi africani avranno sempre bisogno della carità degli altri, che poi però li terranno in uno stato di dipendenza. Bisogna provocare le risorse, le energie, le capacità che i Paesi africani hanno per crescere e svilupparsi. Vita: Colpisce il fatto che l?Uganda dipenda per più della metà del suo budget dagli aiuti internazionali? Mazzucato: In ambito sanitario è da mettere in conto, se si vuole dare a tutta la popolazione un minimo di assistenza. Solo con i contributi dei pazienti e le risorse che attualmente gli Stati africani destinano alla salute, i servizi non sono sostenibili. Noi abbiamo calcolato che dai pazienti si può avere al massimo il 25% della copertura dei servizi sanitari forniti. Il resto o viene dallo Stato o da aiuti esterni. A meno che non si trovi il modo di suscitare risorse nuove. Bisogna capire ?come? lottare contro la povertà, la più grande malattia dell?Africa. Vita: Che sentimenti ha per i volontari che partono? Mazzucato: Di meraviglia e ammirazione. Perchè dopo 50 anni vedo ancora gente che potrebbe stare in Italia e fare una vita normale, e invece sceglie di partire per Paesi dove le condizioni sono diverse. Ecco, dopo tanti anni vedere ancora giovani – e non più giovani – che vengono qui, frequentano i corsi e poi partono, mi meraviglia e mi dà fiducia. C?è molto di positivo. Credo che ci sia una grande disponibilità, più di quanto si pensa, e ci vorrebbe più coraggio nel fare proposte di servizio agli altri. Vita: È stato spesso in Africa? Mazzucato: Credo di esserci stato più di cento volte. Vita: Posso chiederle quanti anni ha? Mazzucato: Ho cominciato che avevo 28 anni, ora ne ho 78. Vita: Ci ha dedicato tutta la vita. Mazzucato: Sì, devo dire di sì. Contorni e attori dell?emergenza-Il contagio dalle scimmie Il virus Il virus di Marburg, una variante dell?Ebola, si chiama così dal nome dalla città tedesca nella quale è stato isolato nel 1967. Le prime persone colpite, allora, erano stati degli addetti di laboratorio venuti a contatto con scimmie infette provenienti dall?Uganda per essere utilizzate come cavie. Si manifesta con febbri emorragiche, vomito e diarrea. Maria Bonino Maria Bonino, 51 anni, pediatra del Cuamm, muore il 24 marzo a Uige, in Angola, stroncata dal virus di Marburg. Arrivata nel Paese nel 2003, nel corso degli ultimi 11 anni aveva a più riprese offerto la sua professionalità in favore delle popolazioni di Tanzania, Uganda e Burkina Faso. Non sposata, originaria di Pavia, Maria Bonino aveva fatto del volontariato una scelta di vita. Di lei ha scritto L?Osservatore Romano: «Maria è morta nello stesso modo con cui ha condotto la sua vita: in silenzio». La Bonino è stata sepolta nella capitale Luanda, come era nella sua volontà. Il Cuamm Fondata nel 1950 dal medico Francesco Canova, reduce da dieci anni di lavoro volontario in Giordania, Medici con l?Africa-Cuamm è diretta dal 1955 da monsignor Luigi Mazzucato. Nel 1972 è la prima organizzazione non governativa riconosciuta dal governo italiano. Oggi fanno capo al Cuamm 85 tra medici e infermieri attivi in Africa. Info e donazioni:www.mediciconlafrica.org


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