Seconda fumata nera oggi per la composizione del nuovo governo dello Zimbabwe. Tutto questo nonostante lunedì scorso le parti politiche avessero siglato un’intesa di massima per la condivisione del potere. In sostanza si tratta di attribuire i 31 ministeri del nuovo esecutivo. La spartizione dei ministeri prevede che 15 vadano al partito di Mugabe, 13 alla fazione maggioritaria dell’Movimento per il Cambiamento Democratico (Mdc) guidata da Morgan Tsvangirai e 3 alla fronda dissidente dello stesso partito con a capo Arthur Mutambara. Per salvare il Paese è necessaria una spartizione del potere che possa rispondere alle istanze di rinnovamento volute dall’opposizione, ma Mugabe purtroppo non pare affatto disposto, almeno per ora, a mollare i ministeri strategici, soprattutto quelli della difesa e della sicurezza nazionale. Non resta dunque che attendere gli sviluppi di una controversia che sta penalizzando la stremata popolazione civile. Nel frattempo, sempre oggi, a Mogadiscio e dintorni è stata l’ennesima giornata di fuoco tra insorti e truppe governative appoggiate da quelle etiopiche con battaglie intorno all’aeroporto e scontri diffusi in tutta la capitale. Pesante il bilancio, almeno una decina di morti, e moltissimi feriti. Ma al di là della cronaca “nera”, il dato inquietante, dal punto di vista strettamente politico, sta nel fatto che proprio oggi sarebbe dovuto scattare un “cessate il fuoco” in tutta la Somalia, in ottemperanza all’accordo di Gibuti tra Governo Federale di Transizione ed opposizione siglato il 19 agosto scorso. L’intesa, è bene rammentarlo, all’articolo 6 B, sancisce la cessazione delle ostilità a 30 giorni dalla firma. Non v’è dubbio che queste due crisi, sebbene abbiano della caratteristiche molto diverse tra loro, siano sintomatiche del malessere in cui versano alcuni settori strategici del continente africano.Stiamo parlando infatti di due Paesi ricchissimi di materie prime, in cui la cosiddetta società civile vorrebbe vivere in pace. Detto questo trovo sconcertante il silenzio della grande stampa rispetto a queste vicende africane…
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