Mondo
Soggiorni terapeutici, un’assoluzione che fa davvero paura
Cosa cambia dopo la sentenza sui coniugi Giusto
di Paola Mattei
I forum online sono pieni di post indignati per la decisione del tribunale
di Genova. Gli enti si dicono «sconcertati». Anche se… Il tribunale di Genova ha assolto Chiara e Alessandro Giusto, la coppia di Cogoleto che nel settembre 2006 nascose Vika per non farla tornare in Bielorussia, nell’istituto dove la piccola diceva di aver subito violenze. Le famiglie ospitanti, invece, i Giusto non li hanno ancora perdonati: i forum on line in questi giorni sono pieni di post indignati per la loro assoluzione. Il caso Vika infatti rischiò di mandare a gambe all’aria il ventennale movimento di accoglienza di bambini bielorussi.
Per questo anche i vertici delle associazioni, pur trincerandosi dietro un sobrio «attendiamo di leggere le motivazioni della sentenza», si dicono quantomeno «sconcertati». Due domande agitano le famiglie: altre coppie ora si sentiranno legittimate a seguire le orme dei Giusto? E i bielorussi, come hanno preso la sentenza? Che velatamente vuol dire: non è che adesso ci ripensano di nuovo?
Raffaele Iosa, il presidente di Avib – Associazioni di volontariato italiane per la Bielorussia, era a Minsk quando le agenzie hanno battuto la notizia: «Il loro commento è stato “Sono fatti italiani, la bambina è stata restituita”, però ho notato un certo disappunto. Ma non esagererei con le preoccupazioni: con l’accordo bilaterale sottoscritto dopo il caso Vika le famiglie italiane firmano una clausola di salvaguardia con cui garantiscono il rientro del minore in patria». Anche se poi sottolinea la necessità di «tutelare le famiglie che rispettano gli accordi internazionali». Geo Bosini, presidente del Mavi, un secondo coordinamento di associazioni, esclude altri “rapimenti”, perché «le famiglie ricordano bene le conseguenze del caso Vika». Il più polemico è Giovanni Carboni, presidente di Cittadini del Mondo, e console onorario della Repubblica di Belarus in Sardegna: «Una sentenza incomprensibile, d’ora in avanti nessun bambino sarà più al sicuro». E clausola di salvaguardia? «Nessuno può escludere delle schegge impazzite che agiscono solo in base al proprio egoismo».
Fin qui, dunque, i sostenitori del “pacta servanda sunt”. Dalla parte dei Giusto, invece, Marco Griffini, presidente di AiBi, un’associazione che con le accoglienze di bambini bielorussi non c’entra ma che fin dall’inizio si era schierata dalla parte di Vika. «La sentenza, dicendo che i genitori hanno agito in stato di necessità, recepisce la nostra tesi: la bambina aveva diritto di essere protetta, e nessuno degli Stati in causa l’ha fatto».
Il caso di Cogoleto un effetto comunque l’ha già prodotto. Ha spinto le associazioni a sviluppare una più forte attività di cooperazione internazionale: il Mavi, per esempio, punta su accordi per l’inserimento lavorativo in Italia, dietro sponsor, dei ragazzi maggiorenni.
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