Formazione
Software anti-ludopatia: la replica dell’On. Binetti
In un vostro articolo si contesta alla sottoscritta di aver “fortemente voluto” che nell’ambito del Fondo per il contrasto alla ludopatia fosse inserito un apposito accantonamento per la realizzazione di un software destinato a profilare i giocatori d’azzardo e ad emettere appositi alert. Non è così. La lettera dell'onorevole e una nota di Riccardo Bonacina
Gentile direttore: nel vostro articolo “La farsa del software per profilare i giocatori d'azzardo” a firma Marco Dotti pubblicato 17 settembre 2015, (qui) prendendo spunto dalla risposta del Ministro Padoan sulle dimensioni del gioco d’azzardo patologico, si contesta alla sottoscritta di aver “fortemente voluto” che nell’ambito del Fondo per il contrasto alla ludopatia fosse inserito un apposito accantonamento per la realizzazione di un software destinato a profilare i giocatori d’azzardo e ad emettere appositi alert.
Su tale articolo osservo quanto segue:
1) Non credo si possa mettere in discussione il mio l'impegno contro il gioco d'azzardo: sono stata tra i primi a presentare mozioni e ddl fin dalla precedente legislatura; e dopo aver fatto approvare in commissione Affari sociali il Disegno di legge sulla prevenzione e cura della dipendenza grave dal gioco d'azzardo il 26 giugno 2014, è ancora la sottoscritta che sta chiedendo con insistenza la sua calendarizzazione in Aula, nonostante le evidenti resistenze del MEF, che teme di veder diminuire le entrate del gioco d'azzardo; senza dimenticare che all'opposizione c'è anche tutto il sistema radiotelevisivo, pubblico e privato, che teme di perdere le entrate pubblicitarie di tutte le aziende che si occupano di Gioco, nelle sue diverse forme, compresi casini e casinò online;
2) nella mia interrogazione urgente, da cui prende spunto l’articolo, del software attribuito alla sottoscritta, con la sottolineatura: "fortemente voluto", non c'è traccia!! Il software è stato richiamato dal Ministro e la sottoscritta si è limitata ad aggiungere che su quella questione finora non era stato fatto nulla. La mia interrogazione chiedeva, come domanda centrale, dove fossero finiti i famosi 500 milioni che l'intera filiera del gioco avrebbe dovuto pagare, se si fosse applicata coerentemente la norma contenuta nella legge di stabilità 2015;
3) l'autore dell'articolo comunque non ha neppure avuto la compiacenza di andare a vedere l'emendamento originario, perché in questo caso si sarebbe reso conto che esso è la sintesi di due testi diversi Binetti-Saltamartini, e il software in questione appare in quello della Saltamartini. Ho acconsentito questa riformulazione complessiva dell'emendamento con l'intenzione di percorrere fino in fondo ogni strada potenzialmente efficace nella lotta alla ludopatia.
4) la somma stanziata per la sperimentazione (perchè di questo si tratta, di una sperimentazione basata sulle esperienze di alert automatico, cioè gestito da un computer, come già esistono in numerosi altri campi) è di un milione l'anno per tre anni, su un totale di 150 milioni.
5) evidentemente questo software presenta diversi aspetti problematici di cui si potrebbe utilmente parlare: dal rispetto della privacy del giocatore, al livello di gioco oltre il quale emettere l’allarme; dal fatto che il ludopatico potrebbe ignorare l’alert alla possibilità di spegnergli la macchina. L'esito del dibattito potrebbe anche essere quello di rinunciare alla sperimentazione. Tuttavia l'articolo sembra ignorare completamente la genesi e la logica da cui è nata la proposta ed è talmente malevolo da indurre qualche sospetto: una sorta di retropensiero in chi lo ha redatto. Cosa vuole dimostrare che la sottoscritta ha un qualche interesse con qualche ditta di software? lo sfida a trovarne la benchè minima prova!
Nè d'altra parte può ignorare che la ricerca, soprattutto la ricerca sperimentale, si avvale sempre e comunque di modelli per loro stessa natura riduttivi rispetto alla complessità del fenomeno che si sta esaminando e di cui si cerca di verificare progressivamente i diversi fattori che lo indicono e le loro reciproche influenze.
6) Si rende conto il sig. Dotti che la sua posizione, in definitiva, è la stessa delle ditte che producono slot machine, che non vogliono alcun tipo di controllo, ma incoraggiano invece un uso a bassissimo livello di consapevolezza nei giocatori proprio per ridurre al massimo autocritica e autocontrollo?
7) Sorge il dubbio che il sig. Dotti non si stia affatto adoprando per ridurre l'impegno contro la ludopatia e il gioco d'azzardo, vera piaga sociale, ampiamente denunciata da una miriade di associazioni. L'articolo con la sua ironia, l'istillazione di sospetti, punta ad indebolire la posizione di chi invece si assume questo impegno, proprio nel momento in cui si chiede con rinnovata insistenza, dopo il flop della delega fiscale in materia di giochi, la calendarizzazione del relativo disegno di legge?
8) A chi giova questa politica attendista nella approvazione della legge di tutela dei giocatori, una legge che ha come obiettivi dominanti: prevenzione e cura nei confronti di coloro che hanno già contratto questa nuova forma di patologia? Chi continua a incassare miliardi e probabilmente a non pagare tutte le tasse dovute, soprattutto se si occupa di gioco on line… ?
Dispiace che un giornale come Vita ospiti un articolo così prevenuto, retorico e inutilmente tendenzioso senza verificarne i contenuti e senza approfondire la questione con chi è sempre stato disposto al confronto e al dialogo. La battaglia per la prevenzione e la cura della ludopatia è dura e difficile. Nella filiera del gioco ci sono grossi interessi economici in materia, mentre dalla nostra parte c'è solo la drammatica esperienza che si tratta di un fenomeno sociale in crescita: si gioca sempre di più, si vince sempre di meno e ci si ammala più gravemente e più in fretta di prima. Evidentemente il problema non riguarda solo il gioco legale gestito in regime concessorio, ma anche e soprattutto il gioco gestito dalla criminalità organizzata che sta crescendo in modo esponenziale, soprattutto nel campo del gioco on line!
Da un giornale come Vita ci si attende una collaborazione più profonda con chi conduce queste battaglie, pronti a stigmatizzare insieme certi comportamenti, per schierarsi da parte delle fasce socialmente più fragili!
Certi della pubblicazione della mia replica a parità di condizioni in termini di visibilità , cordialmente
Paola Binetti
Nota di Riccardo Bonacina. Gentilissima Binetti, trova la risposta di Dotti nel merito della questione in oggetto qui. Mi lasci solo dire che mi spiacciono due cose. La prima; i punti 6), 7) 8) certo non le fanno onore, altro che malevolenza. Si può discutere di tutto, ma non mettere in dubbio la totalità di impegno e il contributo di intelligenza e di studio di Marco Dotti sul problema, con i suoi libri, gli incontri in giro per l’Italia, le battaglie fatte insieme al Movimento no slot, l’opera di informazione puntualissima. Si informi, la prego, legga qualcuno dei suoi saggi ne trarrà beneficio. La seconda; a condurre “queste battaglie”, cara Binetti, non è da sola, e la battaglia contro l’azzardo legale non coincide con il solo suo impegno, si guardi in giro, ci sono una pluralià di voci e di istanze, tutte legittime. E la battaglia contro il dilagare dell'azzado è stata condotta molto più sui sui territori che dentro il Palazzo. Fa bene insistere sul Disegno di legge sulla prevenzione e cura della dipendenza grave dal gioco d'azzardo approvato in Commissione Affari sociali della Camera il 26 giugno 2014. Intanto, però, ad esempio, dia una mano ai 200 e passa Parlamentari che hanno chiesto l’abolizione diretta e indiretta della pubblicità dell’azzardo (vedi qui). È misura a costo zero invocata da tutte le associazioni, cominciamo da qui, il Mef avrà le armi spuntate.
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