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Sofri: da procura generale Milano no alla grazia

La procura generale di Milano boccia la concessione della grazia per Adriano Sofri. Il provvedimento, che poggia su requisiti tecnici, non e' pero' vincolante

di Paolo Manzo

La procura generale di Milano boccia la concessione della grazia per Adriano Sofri. Il nuovo parere, emesso oggi dalla cittadella giudiziaria meneghina, era stato sollecitato dal ministro della Giustizia Roberto Castelli dopo che lo scorso aprile il capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi, aveva chiesto di ‘riaprire’ il caso. La decisione e’ stata depositata dal sostituto procuratore generale, Maria Elena Visconti, d’intesa con il procuratore generale Mario Blandini. Adriano Sofri si e’ sempre dichiarato innocente rispetto all’omicidio del commissario Luigi Calabresi (avvenuto a Milano il 17 maggio 1972) e per questo non si e’ mai pentito in senso tecnico, e per di piu’ non ha mai chiesto in prima persona la grazia: sono questi i due motivi che hanno portato la Procura generale del capoluogo lombardo a esprimere un parere sfavorevole per la concessione della grazia all’ex leader di Lotta Continua, condannato con sentenza passata in giudicato a 22 anni di reclusione. Il provvedimento, che poggia su requisiti tecnici, non e’ pero’ vincolante. Immediate le reazioni del mondo politico e civile al nuovo pronunciamento sul caso Sofri. Per il ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri, ”il parere negativo della Procura generale di Milano sull’ipotesi di concessione della grazia ad Adriano Sofri e’ l’ennesimo, sostanziale atto di conferma che nessun trattamento speciale puo’ essere riservato all’uomo ritenuto mandante dell’omicidio del commissario Calabresi”. ”La posizione di Sofri che, come sostiene la Procura di Milano, non ha mostrato nessun ravvedimento ne’ pentimento, e’ evidentemente orientata -prosegue il titolare del dicastero di largo Brazza’- verso una non richiesta di un atto di clemenza”. ”Non si spiega diversamente il suo silenzio in questi mesi”, fa notare l’esponente di An. Dunque la decisione della Procura Generale di Milano, conclude il ministro, ”sgombera ulteriormente il campo dalla insana tentazione di rese unilaterali delle Istituzioni”. Per la maggioranza, la responsabile Giustizia della Lega, Carolina Lussana, accoglie “positivamente” il pronunciamento del sostituto procuratore Elena Visconti emesso d’intesa con il procuratore generale Mario Blandini, e fa sapere che ”la decisione della Procura generale di Milano rafforza le nostre convinzioni, fermamente contrarie alla concessione della grazia ad Adriano Sofri”. L’esponente del Carroccio fa notare che ”il parere della Pg e’ un elemento essenziale per la procedura di concessionedella grazia e, quindi, non e’ un passo qualsiasi che potra’ essere ignorato o sottovalutato”. Lussana punta poi il dito contro l’opposizione: ”Stupisce l’atteggiamento della sinistra -sottolinea- di solito rispettosa del dettato costituzionale. In questo caso, invece, si scaglia contro la decisione della Procura generale perche’ investe Adriano Sofri”. A giudizio dell’esponente leghista ”non si puo’ essere a favore della magistratura a giorni alterni o a fianco dei magistrati a seconda delle circostanze”. ”Non e’ serio”, conclude Lussana. Diverso il giudizio che arriva dal centrosinistra. ”Ho appreso con sconcerto e stupore la decisione di Milano”, fa sapere Marco Boato, presidente del gruppo Misto a Montecitorio, ”dal momento che i giudici del processo di revisione di Venezia, pur confermando la sentenza di condanna, auspicarono nelle motivazioni della sentenza che al condannato, Adriano Sofri, venisse concessa al piu’ presto la grazia”. ”Da allora sono passati quattro anni e vedo che la procura di Milano la pensa diversamente dai colleghi di Venezia”, aggiunge il primo firmatario di un ddl, affossato alla Camera, che puntava a modificare le norme in materia riconoscendo al presidente della Repubblica potere autonomo nella concessione della grazia, a prescindere dal parere del ministro della Giustizia. Quanto alla richiesta di un’istruttoria sul caso Sofri avanzata dal presidente Ciampi, Boato osserva come il ministero della Giustizia la stia portando avanti con ”lentezza e malavoglia”. ”La richiesta del presidente Ciampi -ricorda- risale ad aprile. Siamo ad agosto e non e’ stato fatto ancora nulla”. Esprime ”profondo rammarico” per il parere negativo della Procura generale di Milano, Ermete Realacci della Margherita. ”Non entro, ovviamente, nel merito tecnico-giuridico del pronunciamento della Procura Generale di Milano”, sottolinea Realacci, sottolineando che ”resta il rammarico, profondo, per il tempo che continua a passare, per le promesse e gli impegni disattesi su una vicenda, quella della grazia ad Adriano Sofri, che sarebbe -conclude l’esponente diellino- una scelta di civilta’ per il Paese”. Per i Ds, Vannino Chiti, sottolinea invece che ”sul parere della Repubblica di Milano e’ impossibile pronunciarsi senza vederne le motivazioni. In ogni caso suddetta procura non puo’ dare, per il nostro ordinamento, un parere vincolante”, ricorda il coordinatore della segreteria della Quercia. ”E’ importante invece che si completi l’istruttoria”, aggiunge Chiti chiamando in causa il ministro Castelli, che secondo l’esponente della Quercia sta ”allungando i tempi della pratica”. ”Il ministro della Giustizia sta facendo, secondo il mio giudizio, una sorta di ‘sciopero bianco’ per allungare i tempi della pratica”, spiega Chiti. ”E’ dovere del Guardasigilli -aggiunge- trasmettere completa la pratica al presidenza della Repubblica, che ha il potere di concedere la grazia”. ”Considero un fatto di non civilta’ -argomenta l’esponente diessino- che un uomo come Adriano Sofri sia ancora, dopo sette anni, in carcere. Vi sarebbero tutte le condizioni -conclude Chiti- perche’ possa tornare in liberta’, dal momento che per nessuno, quale che sia il giudizio che dà sulla vicenda che ha riguardato Sofri, la pena dovrebbe essere concepita come vendetta”. Piu’ che un parere tecnico, quella sulla concessione della grazia a Sofri e’ una ”sentenza politica”, dice il responsabile Giustizia dello Sdi, Enrico Buemi. ”Gli aspetti tecnici -osserva il deputato socialista- hanno certo una loro rilevanza, pero’ non mi sembra logico dare questo tipo di interpretazione. La grazia e’ infatti un beneficio concesso dal presidente della Repubblica e come tale non deve essere richiesto da chicchessia”. ”Certo -continua Buemi- il presidente ha bisogno dei pareri tecnici per procedere e, proprio per questo, la decisione del Procura generale di Milano appare come un atto di ossequio al ministro della Giustizia”. ”Ancora una volta si vuole sottrarre, attraverso le interpretazioni tecniche dei codici, un potere sostanziale al presidente della Repubblica. O meglio: il caso Sofri -conclude l’esponente dello Sdi- e’ utilizzato per impedire l’esercizio di un diritto costituzionale attribuito al presidente”. Non si dice invece sorpreso Marco Pannella. ”La decisione del Procura generale della Repubblica di Milano -dice- non suscita in me alcuna sorpresa, poiche’, dal punto di vista sostanziale, ritengo totalmente irrilevanti le ragioni del provvedimento. Per me e’ un non evento”, fa sapere il leader radicale. ”Per un commento piu’ meditato -aggiunge Pannella- voglio prima leggere il dispositivo della sentenza, ma se davvero il motivo addotto e’ la mancanza di una richiesta formale della concessione del beneficio da parte di Sofri, dico che la motivazione e’ ridicola”. ”C’e’ una legge del 1989 -conclude l’esponente radicale- che prevede in certi casi la concessione della grazia anche senza la presentazione di una richiesta formale da parte di chi deve beneficiare del provvedimento di clemenza”. Mentre Marco Rizzo, capo delegazione dei Comunisti italiani al Parlamento europeo, ribadisce che ”la nostra fiducia nella magistratura e’ ferma”. ”La decisione dei Pg di Milano di dare parere negativo alla grazia a Sofri va rispettata”, aggiunge Rizzo, aggiungendo: ”Crediamo pero’ si tratti di un accanimento inutile”. ”Adriano Sofri dopo sette anni di carcere -ricorda Rizzo- attende che ci sia un pronunciamento. Bene farebbe il ministro Castelli, invece di rallentare l’iter facendo sfoggio della sua assoluta mancanza di clemenza, a fare pervenire al piu’ presto completa la pratica al presidente della Repubblica”. A giudizio dell’esponente del Pdci, infatti, il Guardasigilli dovrebbe finirla di fare ostruzionismo sapendo che la politica e’ anche l’arte di trovare delle vie d’uscita”. ”A Ciampi spetta il potere di farlo -conclude Rizzo- a lui l’ultima parola: per noi e’ l’ora della grazia”. Di ”parere che appare incomprensibile dal punto di vista del diritto come da quello della ragione”, parla invece il presidente dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio. ”L’istituto della grazia -aggiunge Pecoraro- e’ infatti un beneficio che puo’ essere concesso anche in assenza della richiesta dell’interessato”. ”Tutta la vicenda -conclude il leader del Sole che ride- risulta paradossale anche di fronte all’impeccabile comportamento del detenuto Sofri: abbiano allora il coraggio di abolire l’istituto stesso della grazia”. E ancora per i Verdi, il senatore Fiorello Cortiana fa sapere: ”Non siamo sorpresi del parere negativo espresso dalla Procura generale di Milano sulla concessione della grazia a Sofri”. ”E’ importante -aggiunge- che ognuno svolga il proprio ruolo all’interno della procedura istruttoria, affinche’ il Presidente della Repubblica possa essere in grado di esercitare le prerogative assegnategli dalla Costituzione, indipendentemente dal fatto che Sofri abbia fatto o meno richiesta di grazia. La stessa cosa vale per Bompressi, anche se in questo caso la richiesta e’ stata avanzata”. ”L’ultima parola, comunque -conclude l’esponente del Sole che ride a palazzo Madama- spetta a Ciampi, al di la’ dei pareri dati dagli organi competenti”. Da parte sua Silvio Di Francia, promotore della catena di digiuno e solidarieta’ contro l’oblio e per la Grazia per Sofri, giunta a due anni e cinque mesi di durata, fa sapere: ”Se il ministro Castelli non fosse animato da pregiudizio contro Adriano Sofri, le motivazioni alla base del parere negativo della Procura di Milano sarebbero da consegnare alla Commissione Disciplinare del Csm”. ”Contrariamente, infatti, a quanto dichiarato dalla Procura -sottolinea Di Francia- la richiesta di grazia non costituisce impedimento alla concessione, come piu’ volte affermato dalla giurisprudenza, dalla legge e dal Presidente della Repubblica”.”Per quanto ci riguarda -aggiunge Di Francia- non faremo il piacere di togliere il disturbo e interrompere la catena, anche perche’ alle pessime notizie provenienti da Milano eravamo ampiamente abituati”. Non si dice stupito da ”questo ennesimo parere contrario” il direttore di Tgcom, Paolo Liguori, per il quale ”a condurre questi passaggi sono sempre gli stessi organismi che ripropongono gli stessi pareri per una linea di coerenza”. ”I tribunali -prosegue Liguori- continueranno ad emettere sempre la stessa sentenza, ormai e’ chiaro. La questione, invece, e’ politica e istituzionale -fa notare- ormai siamo arrivati al nodo centrale delle vicenda Sofri: puo’ o non puo’ il capo dello Stato concedere la grazia?”. ”Sei mesi fa -ricorda Liguori- dopo che la Camera aveva bocciato la legge Boato, Ciampi richiese tutta la documentazione su Sofri e Bompressi. Da allora non si e’ saputo piu’ nulla”, fa notare il direttore di Tgcom. ”I tribunali che danno parere negativo sono come il sinedrio, ma c’e’ qualcuno -conclude Liguori- che in questa storia si comporta come Ponzio Pilato e vorrei proprio capire chi sia”. ”Non andro’ mai in vacanza, vigilero’ sempre affinche’ il caso Sofri non sfugga al ‘percorso’ della legge”. Il presidente dell’associazione ‘Domus Civitas’ che riunisce i familiari delle vittime del terrorismo, Bruno Berardi, reagisce cosi’ alla notizia del parere sfavorevole alla grazia per Sofri pronunciato dalla Procura generale di Milano. Gia’ protagonista di uno sciopero della fame, in primavera, per protestare contro l’ipotesi di un provvedimento di clemenza per l’ex leader di Lc, Berardi assicura che non ha intenzione di abbassare la guardia. ”Mi sono impegnato in un’opera di protesta in primavera -ricorda- allorquando si voleva procedere alla liberazione del detenuto Sofri riuscendo ad evitare cosi’ che la pena comminata da un Tribunale venisse disattesa”. ”Oggi sono impegnato nuovamente -fa sapere- affinche’ mai abbia corso la liberazione di Sofri che, al pari di ogni uomo, ha diritti e doveri”. Confortato dalla favorevole testimonianza di molti italiani alla mia protesta, io ritengo -conclude Berardi- che le istituzioni non debbano cassare il dovere alla completa esecuzione della pena sentenziata dai giudici”.


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