Welfare

Sofri: Ciampi, non posso graziare senza richiesta di Castelli

Carlo Azeglio Ciampi non puo' concedere la grazia ad Adriano Sofri perche' manca una proposta del ministro della Giustizia Castelli, ''indispensabile'' per la Costituzione

di Redazione

Carlo Azeglio Ciampi non puo’ concedere la grazia ad Adriano Sofri perche’ manca una proposta del ministro della Giustizia Roberto Castelli, ”indispensabile” per la Costituzione. Dopo l’incontro di un’ora, stamani al Quirinale, fra il presidente della Repubblica e il Guardasigilli, in serata una nota ufficiale del Colle spiega che proprio che proprio il mancato imput del ministro Castelli impedisce il gesto di clemenza per il detenuto di Pisa, e gli altri due condannati, Bompressi e Pietrostefani, per l’omicidio del commissario Luigi Calabresi. L’atteggiamento del ministro lega le mani al capo dello Stato e vanifica le sollecitazioni indirizzate al Quirinale da moltissimi esponenti del mondo politico e culturale, in sintonia con vasti settori dell’opinione pubblica. La mancata proposta di Castelli rende nulla anche la posizione favorevole del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Il capo dello Stato, nel far intendere con chiarezza di non essere contrario alla grazia, indirizza ai familiari di Calabresi (alla vedova, la signora Gemma, e ai figli Luigi, Paolo e Mario, che si sono dichiarati non contrari alla grazia) ”un affettuoso e solidale saluto” che vuole essere apprezzamento ed elogio per la grande civilta’ che hanno dimostrato in questa vicenda. E nel ricordare con commozione la figura del commissario Calabresi, ”trucidato barbaramente in un attentato terroristico”, Ciampi rinnova e ”conferma la riconoscenza della Nazione verso questo esemplare servitore dello Stato”. Un modo per ribadire che la grazia e’, appunto, un atto di clemenza e non un colpo di spugna e, meno che mai, un quarto grado di giudizio. La nota del Quirinale fa capire che il braccio di ferro con il titolare del ministero di via Arenula risale ad oltre un anno fa. Viene citata infatti una lettera del consigliere giuridico di Ciampi, prof. Salvatore Sechi, indirizzata nel gennaio 2002 a Franco Corleone (Verdi, ex sottosegretario alla Giustizia). Corleone aveva sollecitato un gesto di clemenza. Sechi rispondeva che Ciampi seguiva ”il problema umano” e conosceva ”la complessa e tormentata vicenda processuale” di Sofri e dei suoi coimputati, ma per concedere la grazia il presidente, sottolineava Sechi, ”ha bisogno della proposta del ministro competente”. In questi quattro anni al Quirinale, Ciampi ha amministrando con molta prudenza il potere di concedere il beneficio della cancellazione della pena: sei provvedimenti in tutto, la piu’ clamorosa quella a favore del turco Ali Agca, attentatore del Papa. A quanti lo hanno tirato per la giacca per sollecitare atti di clemenza ad personam, il Quirinale ha sempre risposto con il rinvio alla prassi e alle procedure costituzionali e legislative, per ricordare che il presidente della Repubblica non puo’ che muoversi entro il rigido binario del rispetto formale e sostanziale di queste regole, quindi sulla base di istruttorie svolte dal Guardasigilli e contenenti i pareri positivi sia dell’autorita’ giudiziaria sia delle parti lese. Principi che Ciampi ricordo’ pubblicamente per la prima volta a novembre del ’99, pochi mesi dopo la sua elezione al Colle. Lo fece dopo che Silvio Berlusconi gli aveva rivolto un pubblico appello a concedere la grazia a Bettino Craxi, che non rientrava in Italia da Hammamet, nonostante il bisogno di cure, a causa delle condanne penali subite. In quella occasione, il Quirinale ricordo’ la procedura costituzionale, assicuro’ attenzione per gli aspetti umanitari della vicenda, e concluse: ”Il presidente si attiene a questi principi e risponde alla propria coscienza”.


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