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Società sportive: al Senato una legge per tesserare anche i minori stranieri
Norme tuttora in vigore impediscono alle federazioni aderenti al Coni di far svolgere attività agonistica ai ragazzini non in possesso della cittadinanza, anche se sono nati in Italia. Una proposta di legge già approvata dalla Camera - e in discussione domani al Senato - sanerebbe la situazione
Il ragazzino gioca bene a calcio, è una promessa; per l'allenatore è pronto per passare al livello agonistico, ma purtroppo non può essere tesserato perché è straniero, anche se nato in Italia e perfettamente integrato. E' quanto prevedono le norme italiane che le federazioni sportive che fanno capo al Comitato olimpico nazionale italiano (Coni) devono seguire, e che impediscono loro di tesserare giovani non in possesso della cittadinanza italiana nel momento del passaggio dall’attività sportiva di base a quella agonistica. Per ovviare la problema è stata presentata una proposta di legge, già approvata dalla Camera lo scorso aprile, che la Commissione Istruzione del Senato si appresta ad esaminare domani, alla ripresa dei lavori parlamentari. Si intitola "Disposizioni per favorire l'integrazione sociale dei minori stranieri residenti in Italia mediante l'ammissione nelle società sportive appartenenti alle federazioni nazionali, alle discipline associate o agli enti di promozione sportiva" e prevede proprio – in soli due articoli – di estendere anche ai minori di a18 che non sono cittadini italiani e che risultano regolarmente residenti nel territorio italiano almeno dal compimento del decimo anno di età, le stesse procedure previste per il tesseramento dei cittadini italiani alle società sportive appartenenti alle federazioni nazionali o presso associazioni di promozione sportiva.
Se fosse approvata, la norma permetterebbe dunque di superare l'empasse che tuttora impedisce a giovani talenti figli di genitori extracomunitari, ma nati o cresciuti nel nostro Paese dove hanno iniziato un percorso sportivo, di seguire i compagni nell’attività agonistica per motivi legati al possesso della cittadinanza. Si assicura dunque l’accesso allo sport del minore in quanto tale e, quindi, della «persona» e non solo del cittadino, senza entrare nel complesso problema della cittadinanza. Anche perché, come sancito dalla Commissione dell’Unione europea nel Libro bianco sullo sport del 2007, «lo sport può anche facilitare l’integrazione nella società dei migranti e delle persone d’origine straniera, e sostenere il dialogo interculturale».
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