Welfare

Società di mutuo soccorso: ecco la nuova indagine nazionale

Presentata oggi la seconda indagine nazionale sulle Società di Mutuo Soccorso. Complessivamente sono 995 in Italia (in calo rispetto all’edizione del 2016), ma quelle attive aumentano (23 in più, pari a un +7,8%), arrivando a 532. «Il loro ruolo potrà essere sempre più importante nella direzione di una pianificazione del welfare aziendale che abbia un valore aggiunto sociale», afferma Laura Bongiovanni (Isnet)

di Sara De Carli

C’è stato overbooking questa mattina per l’incontro di presentazione della Seconda indagine sulle società di mutuo soccorso. «La sala prenotata ha 90 posti e abbiamo avuto 130 richieste. Un bel segnale di interesse, ci sono soggetti della cooperazione sociale, stakeholder, banche, media, istituzioni… Segno che le Società di Mutuo Soccorso esistono e sono vive. Se lei va per strada e chiede cosa sono le SMS… pochissimi le conoscono: viceversa sono organizzazioni nate in 8 casi su 10 prima del 1924, ma che confermano una vitalità straordinaria». A parlare così è Laura Bongiovanni, Presidente dell’Associazione Isnet e responsabile della ricerca. Nel 2016 sempre lei firmò la prima indagine nazionale sulle SMS, con il monitoraggio dell’evoluzione delle SMS e delle loro dinamiche. Ne contò 1.114, di cui solo 509 potevano dichiararsi attive in quanto svolgevano attività non occasionali a favore dei soci che versano quote annuali.

L’interesse destato da quella prima indagine portò quasi immediatamente alla costituzione di un comitato di indirizzo all’azione di ricerca composto da Associazione Isnet, Ansi, Federazione Sanità e Fimiv, con l’avvio – nel 2018 – della seconda indagine sulle SMS in Italia. Come è cambiato il quadro? La seconda indagine conta 995 SMS (121 in meno rispetto all’edizione precedente), di cui 532 attive: 23 SMS attive in più rispetto al 2016, pari a un +7,8%. Un segnale incoraggiante di dinamicità e strutturazione. «532 realtà attive indicano l'evidenza di un movimento mutualistico vivo e pervasivo nelle comunità – ha sottolineato Michele Odorizzi vicepresidente Confcooperative Sanità – anche quelle più remote del nostro Paese. Un potenziale enorme che abbiamo la responsabilità di rilanciare al servizio delle persone e a sostegno di una idea di società coesa e inclusiva».

«Osservando il sentiment sul numero di soci, si vede che le SMS che prevedono un incremento sono in aumento rispetto alla prima indagine, dal 38% al 42% e fra le SMS che svolgono attività in ambito sanitario quelle che dichiarano un aumento di soci arriva al 51%», sottolinea Bongiovanni. In due anni c’è stato anche un deciso aumento delle persone assunte nella SMS, passate dal 3,3% delle persone attive nella SMS all’8,7% (anche qui con un picco del 12,1% fra le SMS che svolgono attività sanitaria): un altro segnale di strutturazione, «anche se va sottolineata contestualmente anche la fortissima presenza di volontari, ancora superiore al 90%, che dice anche del carattere di ente di terzo settore che il soggetto SMS ha ed esprime».

Già, perché a differenza di una assicurazione, le Società di Mutuo Soccorso sono enti di Terzo settore, con una caratterizzazione mutualistica e solidale. Qui non ci sono clienti, ma soci. Tant’è che dei 223 milioni di euro raccolti dai contributi associativi nel 2017 tra le SMS che operano in ambito socio sanitario, 141 milioni (il 63%) torna ai soci. «È un indicatore della ricaduta delle attività di queste organizzazioni, ovviamente ogni SMS poi ha le sue specificità. Ma ancora più interessante è leggere questo indicatore in parallelo alle politiche di gestione: il 100% delle SMS organizza annualmente l’assemblea dei soci, applica il principio “una scelta, un voto”, garantisce assistenza a vita agli iscritti. Queste specificità sono il valore aggiunto sociale di questo player, un’assicurazione non avrebbe queste percentuali: l’82% non prevede limitazioni di copertura per gli assisiti più anziani e quel 15% che le prevede, in linea di massima applica una barriera di ingresso per la prima iscrizione, precludendola a chi si vuole iscrivere per la prima volta alla SMS oltre una certa età. Inoltre, graduazioni di contributi in base all’età sono previste nel 40% dei casi ma dove ci sono spesso vanno a tutela ulteriore di alcune fasce età, come maggiori agevolazioni, ad esempio per giovani, famiglie neocostituite e soci fidelizzati», spiega Bongiovanni. I dati derivano da un’autodichiarazione da parte dei responsabili delle SMS: «sarebbe interessante passare a un’analisi oggettiva di impatto sociale, che renda conto dei cambiamenti che l’operato di una SMS genera, soprattutto fra quelle che agiscono nel campo della sanità integrativa. Questa analisi potrebbe arricchire la comprensione del valore sussidiario del modello».

Già oggi il 36% dei soci delle SMS viene da una convenzione aziendale. Cosa ci dice questo dato rispetto al secondo welfare? «Dice già di una penetrazione importante, dice che le SMS sono già un player interessante per piani di welfare aziendale», risponde Buongiovanni. «Questo è un indicatore nuovo, che non c’era nella scorsa edizione e che chiaramente terremo sotto osservazione e che immagino suscettibile di crescita. Il ruolo delle SMS potrà essere sempre più importante nella direzione di una pianificazione del welfare aziendale che abbia un valore aggiunto sociale, con personalizzazione che l’azienda con un interlocutore profit farebbe fatica a mettere in campo».

«Il tema della mutualità e quindi della solidarietà – ha detto Placido Putzolu, presidente Fimiv – sta recuperando valore. I soggetti del Terzo settore, come le Società di mutuo soccorso, che operano nella economia sociale non profit, rappresentano un elemento imprescindibile per la costruzione di un welfare comunitario efficace, sostenibile e di qualità». Mentre per Luciano Dragonetti, vice presidente Ansi, quel che emerge dall’indagine ISNET «è la conferma della grande attualità di questi enti. Le Mutue sono state il vettore del progresso in una epoca povera di welfare, povera di previdenza e di diritti costituzionali. Oggi sono un veicolo di buone abitudini che fanno riscoprire valori come la partecipazione, la condivisione, l’appartenenza».

Photo by Rod Long on Unsplash

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