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Società civile? Macron la tira a sorte

L'ultima idea del presidente francese, sempre più in crisi sul fronte sociale, è quella di estrarre a sorte 150 cittadini che sceglieranno le decisioni di politica energetica e di fiscalità legate alla transizione ecologica. Democrazia diretta o segno di un completo déficit di idee?

di Marco Dotti

Emmanuel Macron è sempre più in crisi sul fronte sociale. Dal basso, i gilet gialli non gli danno tregua. Di lato, sono i corpi intermedi a criticarlo.

Per tentare una risposta, Macron ha provato la strada di una consultazione generale, un – parole sue – “Grand Débat”. Chiusasi negli scorsi giorni anche questa forma di consultazione diretta, sono emersi i malumori. Soprattutto sul fronte dell'accoglienza e dell'ambiente.
Perché – questa la critica più forte – se è pur vero che una Greta non fa primavera, è altrettanto evidente che il Governo Macron sia sempre meno orientato alla transizione ecologica.

La start-up nation immaginata dall'ex enfant prodige oramai non seduce, né incanta. Così, per tentare di uscire dall'angolo e schivare le accuse di essere l'AD di un governo di lobbysti (l'accusa non viene dai gilet gialli, ma dagli ambienti che sanno ancora unire moderazione e realismo), Macron tenta l'ultima mossa.

Eccola, dunque. Tirare a sorte 150 cittadini per integrare il Conseil économique, social et environnemental (CESE). L'idea del sorteggio per ricoprire una carica non è nuova, ma lascia perplessi e sembra più il segno di un deficit di pensiero democratico, che una concessione alla democrazia diretta. Meglio: Macron tenta di delegare le proprie responsabilità sulle scelte, cercando di diluire il processo decisionale attraverso tavoli di lavoro che gli permettano di passare come mero “notaio” di decisioni che, comunque, si inseriscono in un frame isegnato a monte.

Il tentativo è di chiamare in “correità” gli organismi dei corpi intermedi sulle proprie non scelte di politica ecologica, evitando così ciò che più spaventa il leader di En Marche: la possibile saldatura delle istanze più ragionevoli dei gilet gialli (che sono soprattutto di natura fiscale) e quelle dei cosiddetti “corps sécondaires”.

Comunque, a confermare le intenzioni di Macron sono arrivate le parole del ministro per la Transizione ecologica, François de Rugy, che ha spiegato come i sorteggiati dovranno «fare delle scelte sulle questioni fiscali legate all'ecologia, alle automobili, al riscaldamento climatico». Le decisioni, precisa de Rugy (come se ce ne fosse bisogno), «saranno comunque sottoposte al voto del parlamento o a referendum popolare».

Che cosa ci sia di diretto e, soprattutto, di democratico in questi processi di simulazione decisionale è tutto da capire.

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