Welfare
Sociale e sanitario, l’integrazione si costruisce In Rete
Un consorzio interregionale di coop fa scuola
di Luca Zanfei
L’efficienza del welfare locale è spesso legata all’incontro virtuoso tra cooperazione sociale e amministrazioni pubbliche. Per il consorzio In Rete è stata proprio l’esigenza di rinnovamento di alcune regioni del Nord a stimolare nuovi modelli di presa in carico della persona. Forte del know how acquisito negli anni dalle cinque cooperative socie nel settore dei servizi socio-sanitari, In Rete ha puntato direttamente al comparto della sanità accreditata, entrando in diretta concorrenza con le realtà private profit. Sfruttando lo strumento della “finanza di progetto”, molto in voga in alcune regioni settentrionali, il consorzio ha affrontato la sfida della gestione complessa del servizio. In poche parole, anche grazie alla creazione di società di scopo e all’apporto finanziario di CoopFond e Ccfs – Consorzio cooperativo finanziario per lo sviluppo, la rete di cooperative ha potuto sostenere iniziative di progettazione, costruzione e gestione di strutture socio-assistenziali, sanitarie ed educative complesse, nell’ambito della programmazione pubblica o del privato accreditato. «Il valore aggiunto di tale modello sta nella prospettiva temporale del servizio», spiega l’amministratore delegato del consorzio, Massimo Buriani. «La possibilità di gestire interventi per un tempo più lungo ci permette di fare della struttura un vero punto di incontro delle attività delle diverse cooperative».
Grazie a questa formula, il consorzio nel 2007, anno della sua nascita, è riuscito ad acquisire l’appalto per la ristrutturazione e gestione del reparto di geriatria presso la sede staccata dell’Ospedale C. Poma di Mantova, nel comune di Viadana (Mantova), servizio poi affidato alla cooperativa Proges. «L’ospedale di Viadana era uno dei tanti piccoli ospedali periferici destinati alla chiusura», racconta Burian. «Ora, con queste nuove destinazioni, la struttura ha ritrovato una nuova centralità nel territorio. In più, dal punto di vista del servizio pubblico, abbiamo garantito la continuità della prestazione, superando il problema delle dimissioni inappropriate». Oggi, alla gestione del reparto di Viadana si sono aggiunti altri servizi in Lombardia e Veneto – nel campo della psichiatria, sanità, minori e anziani non autosufficienti – per un totale di 305 di cui 63 a gestione propria, tramite affitto, comodato o proprietà dell’immobile. Un formula che, nel solo 2007, ha garantito la copertura di quasi 2.300 posti letto per un fatturato aggregato delle cooperative di oltre 60 milioni. «Oggi gli enti pubblici non possono più garantire la gestione economica delle strutture, che spesso risultano fuori norma», precisa Burani. «Con il nostro intervento in termini di costruzione, ristrutturazione e miglioramento della efficienza interna riusciamo a far sopravvivere le strutture dando continuità all’assistenza. Tale formula permette anche alla cooperazione di fare un passo avanti nella gestione complessiva del servizio, potendo investire realmente su un’integrazione degli interventi».
In più, il nuovo modello ha permesso al consorzio e alle cooperative affiliate di affrancarsi dal semplice localismo dell’intervento, per puntare invece su altri mercati regionali.
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