Welfare

Social Street, a Milano nasce un albo per collaborare con il Comune

La città che ha dato il via al fenomeno invita le comunità di quartiere (oggi una settantina) a presentare progetti e ad accreditarsi per realizzarli insieme. A disposizione anche l'accesso agevolato ai tanti spazi di aggregazione già operativi in città. Ecco il bando, con scadenza il 5 maggio

di Gabriella Meroni

Prendersi cura di un giardino sotto casa, organizzare un aperitivo nel bar della via, o coinvolgere i vicini di casa più soli in attività ricreative: ecco qualhe esempio delle attività che si realizzano normalmente nelle Social Street, comunità informali e solidali di vicini che ora a Milano il Comune vuole incoraggiare e valorizzare, istituendo un apposito albo e invitandole a collaborare. L’avviso è stato pubblicato sul sito, e Palazzo Marino è pronto a riconoscere la funzione sociale sul territorio delle Social Street, che potranno interagire con il Comune ottenendo spazi, servizi o opportunità di partecipazione. Milano è del resto la patria di questi network, il primo dei quali sorse da un primo gruppo di residenti di via Fondazza nel 2013 per poi diffondersi numerose in tutta Italia.

A Milano al momento – il calcolo è del Comune – sono più di una settantina, sparse in diversi quartieri, dal centro alle periferie. Già a maggio, con una delibera di Giunta, l’Amministrazione aveva avviato un percorso di dialogo; ma oggi con l’avviso pubblico, si apre ufficialmente la procedura per la raccolta dei contatti che costituiranno un elenco di gruppi informali di cittadinanza attiva di cui le social street e altre realtà potranno fare parte. Si ha tempo fino al 5 maggio per iscriversi, presentando un progetto di attività. Requisiti richiesti, essere costituiti da due o più persone maggiorenni, senza condanne penali, residenti nel Comune di Milano, comunitari o stranieri purché in possesso di idoneo titolo di soggiorno. Le attività dei gruppi informali dovranno essere illustrate singolarmente all’interno di un progetto, inoltrato da una persona referente che terrà le relazioni con il Comune in occasione di specifiche iniziative che prevedano rapporti con l’Ente locale. I gruppi informali iscritti nell’elenco avranno la possibilità di essere coinvolti dall’Amministrazione comunale in attività di tipo sociale e concludere accordi in relazione alla specificità dei singoli progetti.

«Con questo atto – spiega l’assessore alle Politiche sociali, Pierfrancesco Majorino – abbiamo voluto valorizzare risorse sociali non del tutto conosciute e informali che quotidianamente operano in favore della collettività, rivolgendosi in particolare a persone in condizioni di fragilità. Siamo convinti sia necessario un loro coinvolgimento a pieno titolo nelle rete del welfare milanese». «Come Amministrazione comunale – commenta l'assessore alla Partecipazione, Cittadinanza attiva e Open data, Lorenzo Lipparini – intendiamo garantire anche alle realtà informali, sempre più attive e numerose in città, una collaborazione costante, che si tradurrà, per esempio, in un accesso agevolato ai tanti spazi di aggregazione già operativi in città quali le Case delle associazioni, gli spazi Wemi, i negozi civici e gli spazi dei nove municipi».

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