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Soci lavoratori: la Cassazione “protegge” straordinari e tfr

La Corte ha preso in esame il caso della rinuncia al compenso per lavoro straordinario per ripianare le perdite di bilancio della cooperativa.

di Giulio D'Imperio

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 4822 del 7 marzo 2005 ha chiarito non soltanto l?importanza della presenza del socio nelle assemblee, ma anche i limiti di decisione che l?assemblea e i soci stessi hanno riguardo a materie come i compensi per straordinari e il tfr. La Corte ha preso in esame il caso della rinuncia al compenso per lavoro straordinario per ripianare le perdite di bilancio della cooperativa. Su una circostanza così rilevante, i giudici hanno espresso un divieto alla decisione unilaterale da parte dell?assemblea. La sentenza ha affermato, in altre parole, che quando un socio non partecipa all?assemblea che dispone di ripianare il debito della cooperativa tramite la rinuncia, da parte dei soci stessi, a percepire il compenso straordinario, tale deliberazione è da ritenersi nulla per impossibilità dell?oggetto, ai sensi dell?art. 2379 c.c. (e la nullità è rilevabile d?ufficio ex art. 1421 c.c.). La delibera assembleare è inidonea a produrre l?effetto di estinguere il credito del socio o di obbligarlo alla cessione del suo diritto. Nell?ambito della stessa sentenza, inoltre, la Corte ha affrontato anche la questione della rinuncia al pagamento del tfr. Atteso che il diritto alla liquidazione del trattamento di fine rapporto del lavoratore ancora in servizio è un diritto futuro, la rinuncia (anche mediante partecipazione alla delibera dell?assemblea e sottoscrizione del relativo verbale) effettuata dal socio lavoratore (come per quella effettuata dal lavoratore subordinato), è radicalmente nulla ai sensi degli artt. 1418, II comma, e 1325 c.c., per mancanza dell?oggetto, non essendo ancora il diritto entrato nel patrimonio del soggetto e non essendo sufficiente l?accantonamento delle somme già effettuato.


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