Sostenibilità
Smog:il piano emissioni preoccupa il Wwf
La norma dell'Unione europea prevede che entro il 2005 venga avviato il meccanismo di emission trading.
E’ stato varato il Piano nazionale di assegnazione delle quote di anidride carbonica, che fissa per ogni settore produttivo rientrante nella direttiva di Emissions Trading, la quantità annua di CO2 che può emettere.
La norma dell?Unione europea prevede infatti che entro il 2005 tra le imprese venga avviato il meccanismo di emission trading già sperimentato negli Usa. Secondo questo sistema, alle imprese viene assegnata una ?quota? di gas serra (costituito dalle emissioni di anidride carbonica generate dall?utilizzo di combustibili fossili), che non deve essere superata. Ogni impresa ha cioè degli obiettivi, che quando vengono superati (e ciò significa che l?impresa persevera in una politica industriale eco-compatibile), generano dei titoli di merito, letteralmente dei crediti di emissione, che vengono messi sul mercato. Questi possono essere acquistati dall?impresa che invece non ha raggiunto il suo obiettivo. Ad esempio, se un?impresa deve ridurre di 100 le emissioni e riesce ad arrivare a 70, acquista titoli di emissione per il valore di 30 quote. Il Piano nazionale di assegnazione è il documento che ciascun Stato dell?Ue stila per raccordarsi con le regole della comunità.
“L?Italia ha messo a punto il suo Piano dopo una vasta consultazione che ha interessato tutti i principali settori”, ha dichiarato Altero Matteoli, ministro dell?Ambiente. “Assegna quote certe che tengono conto del fatto che l?Italia ha raggiunto un?alta efficienza energetica e non utilizza il nucleare. Si tratta di un Piano molto equilibrato che può aprire la strada dell?innovazione tecnologica, dell?efficienza energetica e della competitività”. Secondo il provvedimento l?assegnazione dei permessi di emissione dovrà riconoscere che il sistema industriale italiano ha già realizzato, negli ultimi vent?anni, interventi per aumentare l?efficienza energetica. Poi dovranno essere salvaguardate la competitività delle imprese italiane e la sicurezza energetica. Infine le imprese potranno utilizzare, per rispettare il proprio budget di crediti di emissione, i meccanismi flessibili previsti dal Protocollo di Kyoto.
E se da un lato il ministero appare soddisfatto della propria pianificazione, il WWF legge con notevole preoccupazione queste premesse: “Si sottolineano presunti sforzi di taglio delle emissioni di CO2 che invece sono aumentate, come rivelano i dati ufficiali del ministero stesso, di almeno il 7,3%”, sottolinea l?organizzazione in un dettagliato documento. “La crescita delle emissioni dal settore elettrico prevista dal Piano non è assolutamente in linea con la delibera Cipe e appare del tutto spropositata e fuori misura. Inoltre, il WWF considera estremamente negativo il trattamento privilegiato verso il settore elettrico che vuole continuare a puntare su nuove grandi centrali a carbone, le più inquinanti, che gli altri Paesi stanno progressivamente eliminando. Sarebbe più saggio investire capitali in ricerca e sviluppo di fonti rinnovabili: piccole e medie centrali di cogenerazione ad alta efficienza, alimentate a metano, per la fornitura di elettricità e calore in teleriscaldamento”. Fino al 5 maggio potranno essere comunicate al ministero osservazioni relative al Piano, che poi sarà inviato alla Ue per l?esame finale.
Il punto
Il ministero dell?Ambiente ha messo in consultazione su
Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio
il Piano di assegnazione delle quote di CO2, che fissa per ogni settore produttivo la quantità annua di gas emissibile.
Il WWF però avverte: “La crescita delle emissioni dal settore elettrico è spropositata”.
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