Non profit

Sminerete caro sminerete tutto

Liberare terreni infestati da ordigni è ancora arduo e dispendioso. Perciò occorre inventare tecnologie che consentano bonifiche rapide e complete. Collaborando con le ong e con i militari

di Paolo Giovannelli

C? è chi si è arricchito con le mine antiuomo e c?è chi le ha piazzate nelle guerre senza regole di questa fine secolo. Ma c?è anche chi, da qualche tempo, rischia la vita per toglierle: ripulendo terreni, città, strade e ferrovie per riconsegnarle alla vita dei civili. Lo sminatore umanitario è ?invenzione? recente, voluto da una opinione internazionale sconvolta dal dramma quotidiano delle mine antiuomo. Spesso è un ex militare, un ex combattente che ha riciclato le sue conoscenze in materia di ordigni per superare difficili dopoguerra e che serve ora meritoriamente nelle file dell?Onu e di ong specializzate nello sminamento. Tuttavia lo sminamento umanitario, come funziona oggi, è di arduo impiego, soprattutto su vaste porzioni di territorio. Bisogna dunque cambiare, anche perché le guerre locali disseminano tuttora molti più ordigni di quanti ne vengano tolti. Cambiare sì, ma come?
Lo abbiamo chiesto a Stefano Calabretta, responsabile della speciale ?Unità di sminamento? dell?associazione InterSos, impegnata in Angola e in Bosnia. «Nei terreni con folta vegetazione o dove sono sparsi altri oggetti metallici e schegge, oltre alle mine antiuomo, il lavoro degli sminatori è fortemente rallentato», sostiene Calabretta. «Già utilizzare il metal detector è un problema. Così, per le difficoltà legate al terreno, i tempi di bonifica si allungano. Un uomo ?pulisce? appena 40 metri quadri al giorno, un plotone 720, una brigata di 54 ?sminatori? poco più di 2000». Si bonifica così una parte di un quartiere, una strada, un piazzale. Ma diventa duro e dispendioso sminare ettari di terreni agricoli, magari indispensabili per la ripresa economica di una regione. Allora, quali le vie per migliorare? «Una adeguata innovazione tecnologica», afferma Calabretta, «è indispensabile. A questa stanno contribuendo diversi attori, Unione Europea in testa, che attraverso il Joint Research Center finanzia studi per lo sviluppo di sofisticate tecnologie per lo sminamento. Nei programmi europei è prevista la partecipazione delle ong, dei centri studi e delle aziende produttrici di tecnologia avanzata. E anche la collaborazione con militari può essere importante. Oggi infatti esiste in Europa e negli Usa (dove pur si continuano a produrre i micidiali ordigni) una volontà politica contro le mine antiuomo, volontà che le forze armate degli Stati occidentali devono ottemperare. Per questo, personale militare inizia a confrontarsi ora, con noi operatori umanitari, su cosa occorre per sminare meglio e in tempi più rapidi». In particolare, i militari vogliono capire come riconvertire all?uso umanitario le tecnologie di sminamento, che garantiscono uno standard di sicurezza sul 70%, ben più basso di quello richiesto dal parametro umanitario, che è pari al 99,6%.
Oltre ai volontari, i militari e i vari centri studi, la grande alleanza per lo sminamento umanitario è completata dalle aziende. «In Europa», dice Calabretta, «diverse aziende stanno sviluppando sistemi di telerilevamento delle mine antiuomo e di mappatura elettronica, avvalendosi dell?esperienza maturata anche nel campo della tecnologia spaziale». Del resto gli interessi in gioco soprattutto proprio per l?intervento dei finanziamenti internazionali e nazionali, sono davvero reali. Si spera che i sistemi di sminamento in via di elaborazione da parte delle stesse aziende non siano solo virtuali. Altri passi da fare? «L?opera di sminamento non è un mero fatto tecnico. È importante», conclude Calabretta, «che gli sminatori acquistino più consapevolezza sulla problematica complessiva dello sminamento umanitario. Quindi anche delle vicende politico-istituzionali che riguardano il loro lavoro, al fine di ottimizzare il beneficio delle azioni di sminamento a vantaggio delle popolazioni».
Campagna di sminamento InterSos in Bosnia e in Angola, ccp 87702007 intestato a InterSos, via Goito 39, 00185 Roma. Per informazioni, tel. 06/4466710, fax 06/4469290.

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