Minori
Smartphone, Caffo (Telefono Azzurro): «Miope chi demonizza»
Il professore attende l'inizio dell'anno scolastico per dire la sua sulla proposta di vietare i cellulari agli under 14 e l'accesso ai social sotto i 16 anni. Assurdo proporre questi divieti, ignorando «l’effetto che anche computer e videogiochi e in generale le piattaforme di gaming». Secono il neuropsichiatra infantile, «non possiamo pensare di bloccare questi strumenti attraverso logiche prettamente sanzionatorie, necessario stare accanto a bambini e adolescenti»
Si è parlato di divieto, si invocata la legge. Due pedagogisti molto noti ai lettori di VITA, Alberto Pellai e Daniele Novara, hanno lanciato la proposta: vietare l’uso di smartphone fino ai 14 anni e l’accesso ai social fino ai 16. Subito è scattato l’elogio (e la firma) di un po’ di mondo dello spettacolo: personaggi come Paola Cortellesi, Alba Rohrwacher, Luca Zingaretti e Stefano Accorsi sono corsi a dire «sì». Ha atteso l’inizio dell’anno scolastico per pronunciarsi uno che i bambini e gli adolescenti li difende e li promuove da un vita, il neuropsichiatra infantile Ernesto Caffo, fondatore di Telefono Azzurro, di cui ancora oggi presiede la fondazione.
Alla vigilia dell’inaugurazione dell’anno scolastico
Caffo lo fa alla vigilia di un appuntamento istituzionale la cerimonia di Cagliari che, lunedì prossimo sarà l’inaugurazione dell’anno scolastico italiano: si tratta del Tutti a scuola, una cerimonia itinerante che si tiene dal 2015. Quest’anno appunto si svolgerà al Convitto nazionale “Vittorio Emanuele II”, in via Pintus, del capoluogo sardo, alla presenza del capo dello Stato, Sergio Mattarella, e del ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara. Il presidente di Telefono Azzurro sceglie questo momento non a caso: da sempre è convinto che sul terreno delle tecnologie, la battaglia per un uso corretto e contro l’abuso vada fatta appunto in classe. Posizione illustrata e ribadita per esempio in tanti Internet SaferDay, svolti a Milano e a Roma, invitando istituzioni, specialisti, aziende e, ogni volta, molti, moltissimi ragazzi e ragazze.
«Crediamo sia importante porre l’accento sulla necessità di una solida educazione digitale di bambini e ragazzi che permetta loro di utilizzare in modo consapevole e responsabile le nuove tecnologie», spiega a VITA. Per Caffo «è evidente come la chiave realistica per uno sviluppo tecnologico equilibrato e a misura di bambino non possa limitarsi a – naturalmente necessarie e doverose – disposizioni normative e regolamentari di portata sovranazionale, ma debba prevedere un percorso di collaborazione positiva e di corresponsabilità tra tutti i diversi attori».
Demonizzare non serve
Secondo il professore «non è demonizzando e vietando gli smartphone che risolviamo il problema, questo è un atteggiamento miope che ignora ad esempio l’effetto che anche computer e videogiochi – e in generale le piattaforme di gaming – hanno sui minori. Non possiamo pensare di bloccare questi strumenti attraverso logiche prettamente sanzionatorie, piuttosto è necessario ribadire l’importanza di stare accanto a bambini e adolescenti, garantendo loro un supporto continuo e concreto. Affinché l’utilizzo sempre più esteso e intenso delle innovazioni tecnologiche, anche da parte di bambini e adolescenti, non sia demonizzato o subìto, ma sia governato con consapevolezza e competenza».
Un impegno costante
Non sono dichiarazioni di principio: Telefono Azzurro lavora da anni su questo terreno, dialogando con le big del digitale, per esempio sul tema della “age verification“, ossia la verifica certa dell’età degli utenti, in modo da impedire con certezza l’accesso a siti Internet pericolosi per i minori.
«Come Telefono Azzurro», spiega, «invitiamo scuole, famiglie e istituzioni a lavorare insieme per promuovere un ambiente sereno, dove i ragazzi possano sentirsi protetti e ascoltati. È necessario un approccio educativo che valorizzi il rispetto reciproco e l’empatia, affinché nessun ragazzo si senta escluso o emarginato. Per farlo è fondamentale contrastare anche fenomeni come il bullismo e il cyberbullismo, dentro e fuori la scuola. Per noi è una delle principali sfide da affrontare».
La foto in apertura è di natureaddict da Pixabay
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