Welfare

Smart Working, così le aziende coinvolgono i lavoratori agili

Secondo un sondaggio condotto da Industree Communication Hub e TBS Group, per favorire il lavoro agile i datori di lavoro offrono strumenti tecnologici e puntano su campagne di comunicazione interna. Ma la difficoltà maggiore è il cambio culturale nella valutazione delle performance

di Redazione

Orari flessibili, uffici ridisegnati, nuova organizzazione del lavoro. In due parole: smart working. O, come preferirebbe l’Accademia della Crusca, “lavoro agile”. Una realtà in aumento in Italia, che vede coinvolti già 305mila lavoratori secondo i dati dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano.

A praticarlo sono soprattutto le grandi imprese, ma ora anche tra le piccole il fenomeno è in crescita. E il maggiore beneficio, secondo un sondaggio condotto da Industree Communication Hub e TBS Group, riguarda la possibilità per i lavoratori di avere un migliore equilibrio tra vita privata e vita lavorativa.

Il sondaggio ha riguardato oltre 5mila professionisti italiani dei comparti Human Resource Management, Comunicazione interna e Direzione generale, con l’obiettivo di comprendere il significato che le aziende attribuiscono allo smart working, quali possano essere gli sviluppi futuri e gli strumenti centrali per favorire la sua introduzione.

Dai dati raccolti, si evidenzia una crescita sempre maggiore delle aziende che propongono questa modalità di lavoro. Il maggiore beneficio percepito (riconosciuto dal 77,8% degli intervistati) riguarda, come abbiamo detto, il migliore equilibrio tra la vita privata e quella lavorativa (Work Life Balance) per i lavoratori. Al secondo e al terzo posto troviamo il valore di portare a una responsabilizzazione e maggiore autonomia delle persone, e la possibilità di una nuova configurazione della valutazione delle performance basata sugli obiettivi. Il 40% infine vede nello smart working la possibilità di ottimizzare i tempi e migliorare la produttività aziendale.

Il maggiore beneficio percepito riguarda il migliore equilibrio tra la vita privata e quella lavorativa per i lavoratori

Quanto agli strumenti necessari per approntare lo smart working in azienda, ildrivermaggiormente riconosciuto come cruciale dalle aziende per una penetrazione efficace di queste pratiche è la formazione, dedicata a tutti i livelli gerarchici. In secondo luogo viene identificata lanecessità di rivedere i sistemi di valutazione. Solo a seguire si prendono in considerazione l’adeguamento del patrimonio tecnologico dell’azienda, e le campagne di comunicazione dedicate ad accompagnare i dipendenti in questo nuovo approccio.

Il 44,4% delle realtà coinvolte ha già garantito a dipendenti e collaboratori la possibilità di lavorare da casa. Di queste, il 43,9% offre questa opportunità solo per una volta alla settimana. Vi sono però anche casi di smart working illimitato, lasciato a totale discrezione del dipendente in base ai suoi obiettivi e alle sue specifiche attività. Raramente, comunque, le giornate sono inferiori alle tre al mese.

Nella maggioranza dei casi (61%) i dipendenti approfittano della possibilità offerta dall’azienda, nel 36,6% la possibilità viene offerta ma la fruizione effettiva del lavoro agile avviene solo occasionalmente e in funzione di specifiche necessità piuttosto che come nuova abitudine lavorativa.

Ma cosa fanno le aziende per consentire la penetrazione dello smart working? In primis offrono ai dipendenti strumenti tecnologiciper poter lavorare anche da remoto; e in secondo luogo si concentrano in campagne di comunicazione per chiarire le ragioni del processo di change management, accompagnando i lavoratori in questo percorso. Solo a seguire viene, in termini percentuali, l’organizzazione di percorsi formativi; mentre in pochissime occasioni il processo di rinnovamento è stato accompagnato anche da un adeguamento dei sistemi di valutazione delleperformance, in linea con i principi dello smart working, più centrati sul lavoro per obiettivi e su maggiori deleghe e autonomie ai dipendenti…


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